Politica

La piazza della pace: “Caro Letta, non venire è solo trasformismo”

di Domenico Pecile -

GIORGIO CREMASCHI ©imagoeconomica


“Il Pd? Credo sia meglio se rimane a casa. Una sua partecipazione rischierebbe infatti di inquinare il raduno perché la sua presenza sarebbe soltanto un’operazione di facciata”. Giorgio Cremaschi, ex sindacalista della Cgil, ex portavoce di Potere al Popolo e adesso componente di Unione popolare non usa mezze parole e invita il partito di Letta a disertare la manifestazione organizzata da Europe for peace, in programma a Roma il prossimo 5 novembre, che chiama a raccolta le forze pacifiste, cattoliche e in genere contrarie alla guerra. “Tutti quegli organismi – precisa – che da settimane invocano lo stop all’invio delle armi e alla guerra in Ucraina e che invocano l’immediato insediamento da parte dell’Onu di un tavolo per avviare immediatamente la trattativa di pace”.
Cremaschi aggiunge che ci saranno, dunque, adesioni diversificate. “Ma ci sarà – insiste – anche un po’ di tutto e il contrario di tutto. Se vuole aderire anche il Pd che è a favore della guerra…beh, questa è la contraddizione della politica italiana”. Per l’ex sindacalista i margini di una partecipazione del partito di Letta non sussistono. “In Italia in questo momento ci sono due schieramenti: quello di Draghi e Meloni, che ha ereditato il campanellino dall’ex premier e che sono sulla stessa lunghezza d’onda e il partito della pace. E non mi risulta che il Pd ne faccia parte. Insomma, non vi possono essere vie di mezzo. O si sta di qua o si sta di là. O si sceglie la pace o si vuole andare in fondo, fino alla vittoria contro la Russia. Per questo è meglio che il Pd non partecipi perché sarebbe una mera operazione di trasformismo e opportunismo”. Di più: “sono convinto che inquinerebbe la manifestazione”.
Il vero obiettivo del 5 novembre è pigiare l’acceleratore sul cessate il fuoco. “Ci si deve fermare – insiste Cremaschi – dove si è oggi. E da questa situazione di fatto che deve partire il negoziato di pace all’interno del quale si dovrà ridiscutere tutto. Serve una pacificazione, quella richiesta dai tanti appelli che arrivando da settori sempre più numerosi. “Ma serve un compromesso – sottolinea – che sia fondato sul principio dell’autodeterminazione dei popoli. Il modello potrebbe essere quello che è stato realizzato in Sud Sudan sotto il controllo dell’Onu”.
Il riferimento dell’ex sindacalista corre dritto ai recenti referendum farsa indetti dalla Russia per l’annessione dei territori occupati. “Noi siamo dell’idea che quei referendum non hanno alcun valore, ma che dovranno essere quei popoli a decidere in completa libertà il loro destino. Nei territori contesi – spiega – serve una consultazione vera, sotto il rigido controllo internazionale. Ma, nel contempo, è esiziale anche un accordo tra la Nato e la Russia per un disarmo vero, reciproco. Nel contempo, sono dell’idea che la Russia dovrà dei risarcimenti all’Ucraina nella stessa misura di quelli che la Nato deve alla Serbia, ma anche all’Afghanistan”.


Torna alle notizie in home