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La prima volta di Giorgia

di Cristiana Flaminio -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


 

Centosette voti a favore, sessantanove contrari, un astenuto (Mario Monti). La manovra è finalmente legge. Per la premier Meloni il primo, grande, scoglio della legislatura appena iniziata è superato. E ha potuto rivendicarlo durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno: “La manovra è stata approvata un giorno in anticipo rispetto a quelle degli ultimi due anni. Ho fatto parte di altri governi e ricordo dibattiti molto più articolati e accesi. Era una legge di bilancio che non lasciava molto alle legittime rivendicazioni dei ministri”. Un po’ a causa dei tempi ristretti, un po’ per l’emergenza bollette: “Abbiamo messo tutte le risorse che avevamo sulle grandi misure a cui volevamo dedicarci e la manovra è stata approvata un giorno in anticipo rispetto agli ultimi due anni”. La premier difende l’impianto della legge dalle critiche delle opposizioni: “I condoni non ci sono: abbiamo fatto una norma che chiede a tutti di pagare il dovuto, con una maggiorazione, consentendo una rateazione. Le uniche cartelle stralciate sono quelle vecchie più di 7 anni e inferiori a 1000 euro banalmente perché conviene allo Stato di più la loro distruzione. Vogliamo immaginare un nuovo tipo di dialogo con i contribuenti ma senza favorire l’evasione fiscale”. Un dialogo, però, Meloni lo sogna anche con la minoranza. E promette, già da ora, che il prossimo anno ci saranno tempi lunghi per consentire la più ampia discussione in parlamento e riferisce di non aver snobbato le proposte delle opposizioni e, anzi, ha rivendicato di “aver incontrato chi lo ha voluto”, cioè il capo di Azione e dioscuro del Terzo Polo Carlo Calenda. La premier, ricordando di aver “fatto opposizione per quasi tutta la mia vita” ha ribadito di “aver rispetto per le opposizioni” e dunque ha promesso che “il prossimo anno ci metteremo a lavorare con grande anticipo per depositare la legge di bilancio nei tempi previsti”.Incalzata sul suo predecessore, Meloni s’è tolta un macigno dalle scarpe: “Draghi è una persona di grande autorevolezza a livello nazionale e internazionale. Mi pare che rispetto alle dieci piaghe d’Egitto che sarebbero dovute arrivare nel cambio tra il vecchio e il nuovo governo, in fin dei conti stiamo ancora difendendo questa nazione nel migliore dei modi”. Insomma, la premier replica con sarcasmo a chi, all’indomani della vittoria elettorale del centrodestra e di Fdi in particolare, temeva l’avvicinarsi di un’apocalisse sui mercati.
Meloni, quindi, ha voluto rintuzzare le polemiche pallonare: “L’anno scorso, i debiti della A furono congelati. Con noi si paga. Il salva calcio non è un regalo, le società pagano il dovuto con la rateizzazione”. Quindi ha replicato alle rimostranze di Confindustria: “Quando Bonomi dice che nella manovra non c’è niente sulle aziende dice che quasi 10 miliardi di crediti di imposta non sono necessari? Gli interventi sul cuneo fiscale non sono sufficienti e i soldi dove li trovavamo? Io devo mettere insieme i saldi, gli altri non hanno questa necessità. Anche io avrei voluto fare di più ma alle condizioni date non si può dire che non ci sia niente per le imprese”.
E mentre il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti festeggiava la “missione compiuta” della manovra, Meloni ha avuto il tempo di parlare anche di Europa. Per la premier, a cui non piace il modello federale degli Stati Uniti dell’Ue, è necessario rivedere il patto di stabilità, che deve “essere concentrato più sul tema della crescita” e propone “lo scomputo delle spese di investimento nel rapporto tra debito e Pil”. Un messaggio, poi, la premier italiana lo invia a Christine Lagarde: “Nella situazione attuale la Bce dovrebbe evitare scelte peggiorative e sarebbe utile gestire bene la comunicazione. Altrimenti si rischia di generare fluttuazioni sui mercati che vanificano il lavoro dei governi”. Insomma, per Meloni la Bce dovrebbe evitare di alzare i toni sui tassi e, magari, ripensare la strategia sul costo del denaro. Infine, ritenendo non in contraddizione l’ipotesi di un esercito europeo con gli impegni nell’alleanza atlantica, Meloni ha affermato che il governo italiano si atterrà al parametro del 2% del Pil da investire in spese militari deciso in ambito Nato.


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