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La rete ultraveloce sui binari. In Italia il 5G viaggia in treno

di Giovanni Vasso -


Il 5G viaggia in treno. È stato firmato, ieri a Roma, il protocollo d’intesa tra il governo e Ferrovie dello Stato per avviare l’allestimento di reti di nuova generazione che si “appoggeranno” a quelle ferrate per portare internet veloce in ogni angolo del Paese. Sono tre gli obiettivi dichiarati del protocollo che è stato firmato ieri dal sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’innovazione Alessio Butti, i ministri Matteo Salvini e Adolfo Urso e l’amministratore delegato di Fs Luigi Ferraris. Il primo è stato individuato nello sfruttamento della “capillarità della rete ferroviaria” al fine di “posare un cavo a fibre ottiche a uso pubblico”, che, “con un’estensione fino a 16mila km, possa favorire lo sviluppo di reti di comunicazione di nuova generazione, fisse e mobili, a beneficio dell’intero sistema Paese, a partire dalle aree dove ancora oggi sussistono problemi di connettività”. E cioè in quelle aree, le cosiddette “bianche”, a fallimento di mercato, dove però sarebbero, in certi casi, ancora più utili che in città. Non fosse altro che per la presenza, in periferia, di industrie e di aziende agricole che, con la possibilità di accedere a internet veloce, potrebbero incentivare e non di poco la propria produttività. Per queste ragioni, dunque, le aree bianche sono strategiche. Il problema sta nel fatto che, in quelle zone, ci sono pochi utenti e dunque non risultano abbastanza remunerative per il mercato. Che, invece, ha subito saturato le grandi città dove la densità abitativa è enormemente maggiore, così come le possibilità di guadagno.
Allo stato attuale, secondo i dati pubblicati sul proprio sito da Open Fiber e aggiornati al 30 aprile scorso, il piano per le aree bianche è stato attuato solo per il 73%. Ftth si propone di allestire, in tutta Italia, più di 88mila km di rete. Allo stato attuale, ne sono stati messi a terra poco meno di 64.200 km. I Comuni che hanno potuto festeggiare la fine dei cantieri con i lavori finalmente completati sono, fino a fine aprile scorso, 4.411. Si tratta del 71% del totale previsto che conta di allacciare alle infrastrutture 6.232 città. Le unità immobiliari collegate risultano 4,11 milioni di cui risultano in vendibilità, ossia inserite nei database riservati agli operatori di rete partner di Open Fiber, 3,30 milioni. In pratica, dalla fine del 2022 ad aprile sono stati conclusi lavori in 357 Comuni e raggiunge 330mila abitazioni o unità immobiliari.
Sul tema, poco prima che venissero pubblicati i dati di Open Fiber, era stato lo stesso sottosegretario Butti a suonare l’allarme. “Abbiamo un problema serissimo di implementazione della banda ultralarga e ftth”, aveva affermato il 19 aprile scorso davanti alla Commissione Affari costituzionali parlando dellle linee programmatiche dell’attività di Governo sulla digitalizzazione della Pa. Per il sottosegretario, all’epoca, si era riscontrato “un problema” che “al momento è di scarsissima performance della banca ultralarga nelle aree bianche e una preoccupazione futura per le aree grigie”. Pertanto aveva proposto “proposto un’azione di revisione organica e globale della strategia della banda ultralarga”. L’accordo con Fs sembra andare proprio in questa direzione. Quella, cioè, di cambiare strategia e di tentare – prendendo il treno – di raggiungere ogni angolo e ogni periferia del Paese. Lo stesso Butti ha rivendicato l’iniziativa come un primo passo verso la rimodulazione della strategia Bul: “L’accordo firmato oggi è un tassello importante della Revisione della Strategia sulla Banda Ultra Larga che abbiamo portato nel primo Comitato Interministeriale per la transizione digitale – ha affermato il sottosegretario -. Rafforziamo i processi di digitalizzazione, anche lungo le reti ferroviarie, con l’obiettivo di favorire la diffusione di connettività ad alte prestazioni su tutto il territorio nazionale e nelle zone più periferiche”. Il secondo obiettivo riguarda la necessità di “diffondere reti mobili di nuova generazione lungo le principali linee di comunicazione nazionali e corridoi transeuropei, realizzando un’infrastruttura radiomobile multi-operatore 5G di proprietà pubblica, con priorità lungo le tratte ad alta velocità, in grado di assicurare copertura con continuità, anche nelle tratte in galleria, con servizi 5G, per migliorare logistica, sicurezza e servizi ai passeggeri”. Insomma, collegare l’Italia all’Europa ma, prima di ciò, unire un Paese, che oggi è a dir poco diviso (anche) sul fronte dell’accesso a internet. Infine, governo e Fs puntano alla “realizzazione delle piattaforme digitali necessarie al monitoraggio predittivo delle infrastrutture critiche del Paese, dalla sensoristica ai data-center necessari alla gestione di flussi di dati”. In pratica, un sistema di monitoraggio permanente che indichi eventuali problemi prima che si verifichino disservizi in grado di paralizzare il Paese.
L’ad di Ferrovie, Luigi Ferraris, è soddisfatto: “La capillarità della nostra rete ferroviaria ci permetterà di portare la fibra ottica in aree oggi poco o per niente coperte, per migliorare la connettività e diventare così un fattore abilitante di molteplici processi di digitalizzazione. A beneficio dei nostri viaggiatori, ma anche di imprese, cittadini e, non ultimo, di un più efficace monitoraggio delle nostre infrastrutture ferroviarie e stradali, che per circa 12mila km camminano a poca distanza tra loro.”

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