Economia

LA RETE? USA.NET

di Cristiana Flaminio -

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO


Tim-Kkr, se ne parla tra venti giorni. Il consiglio d’amministrazione della società italiana delle telecomunicazioni si riunirà il 24 febbraio per decidere sull’offerta giunta dal fondo americano per l’acquisizione di una partecipazione all’interno di Netco e Sparkle, le partecipate della rete e degli asset strategici nazionali. Il governo sarà parte in causa della partita. Il ministro Giancarlo Giorgetti, per il momento, prende tempo ma sottolinea la volontà, da parte dell’esecutivo di centrodestra, di confermare la linea del controllo pubblico sulla rete. Ieri mattina, a margine dell’incontro con il ministro francese Laurence Boone, il titolare del Mef ha guadagnato tempo, rinviando ogni decisione della politica a quando tutto sarà chiaro, e ha spiegato: “C’è da vedere la proposta di Kkr, cosa stanno dicendo a Tim, poi il governo che è in parte azionista in parte ha altri poteri valuterà quando avrà piena intelligenza della proposta”. Per il momento, Giorgetti può solo apprezzare il comportamento del fondo americano “loro ci hanno correttamente annunciato che avevano preparato e inoltrato a mercati chiusi la loro proposta cosa che hanno fatto”. Tuttavia, il ministro all’Economia ha ribadito quello che è centrale nell’approccio del governo al dossier Tim: “Il controllo strategico della rete resta obiettivo non solo dichiarato ma che cercheremo di praticare”. Un’impostazione condivisa, peraltro, dal Mimit, il ministero del Made in Italy. Che, con il sottosegretario Valentino Valentini, ha fatto sapere di considerare la vicenda come molto importante: “Ci sono i poteri speciali che devono garantire che i livelli occupazionali ed una altra serie di garanzie sull’attività produttiva rimangano garantiti e salvaguardati. Ritengo che anche su questo caso ci sia un occhio di riguardo”. E ha ribadito a SkyTg24 “La volontà di avere una rete nazionale che è considerata un asset strategico”. Parole che hanno trovato conferma in una nota ufficiale del Ministero in cui il dicastero per il Made in Italy riferisce che “il governo segue con attenzione l’offerta presentata dal fondo Kkr per l’acquisto di una partecipazione in una costituenda società che gestisca la rete fissa di Tim, azienda che oggi ha un ruolo cruciale nei servizi di telefonia, nella realizzazione della banda larga nel nostro Paese e della infrastruttura del Polo Strategico Nazionale”. Ma non basta: “Il governo reputa centrali la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale la rete nazionale di telecomunicazioni. Su questi presupposti si valuteranno gli sviluppi che riguardano la prima azienda di telefonia italiana”.
Certo è che, dalla lettura delle righe del Mimit, traspare come l’offerta di Kkr abbia complicato un po’ i piani del governo. Che invece puntava, fortissimo, sull’intesa con Cassa Depositi e Prestiti. La notizia dell’interesse di Kkr, che già nel 2021 aveva presentato un’offerta d’acquisto per Tim, poi respinta, è stata apprezzata dai mercati e nella seduta di giovedì, il titolo Tim a Milano ha fatto registrare un più che lusinghiero +9,5 per cento. Un risultato positivo che conferma l’andamento buono delle azioni della società in Borsa. Quella di giovedì è stata una giornata importante per Tim. Infatti, il consiglio di amministrazione s’era riunito subito per valutare gli aspetti dell’offerta, non vincolante, presentata dal fondo statunitense. Kkr, attualmente, detiene già il 37,5% di Fibercop, società cui afferisce la rete secondaria di Tim. Sul tavolo del Cda di Tim ci sarebbe un’offerta da venti miliardi. I dirigenti della compagnia italiana, per ora, hanno deciso solo di prendersi un po’ di tempo. E hanno aggiornato la riunione al 24 febbraio. Il convitato di pietra è Vivendi.


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