Esteri

La riforma dell’immigrazione Biden ha arricchito le carceri private

di Martina Melli -


Nel 2020, in piena campagna elettorale, Joe Biden si era impegnato a porre fine alla detenzione degli immigrati a scopo di lucro. L’opportunità di agire è arrivata all’inizio del mandato, nel maggio 2021, quando un gruppo di alti funzionari dell’immigrazione ha avviato una revisione interna dei centri di detenzione, per decidere quali dovessero essere ridimensionati, riformati e quali chiusi. Per anni, prima della revisione, erano arrivate denunce da parte degli ispettori del Governo, dei detenuti e degli avvocati, a causa delle cure mediche e dei servizi igienico-sanitari scadenti e a causa di episodi diffusi di violenza sessuale e morte. Il gruppo revisore ha condiviso i risultati con il segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas, raccomandando la chiusura di alcuni centri di detenzione dell’immigrazione e delle dogane (ICE) degli Stati Uniti.

Tuttavia, a causa dei numeri record di immigrati dal Messico, molti spazi di detenzione sono stati conservati, e solo una struttura è stata chiusa nel marzo 2022. La riforma, a lungo in fase di stallo, ha coinciso con un boom delle entrate delle carceri private dai contratti ICE durante l’amministrazione Biden, e un aumento della percentuale di detenuti in strutture private, secondo un’analisi dei dati ICE dell’American Civil Liberties Union (ACLU) riportata da Reuters. Mentre la revisione cercava di chiudere o riformare i centri in difficoltà, la Casa Bianca e Mayorkas volevano preservare i letti di detenzione ed erano preoccupati per il contraccolpo in quelle contee che beneficiavano economicamente dei centri. L’amministrazione Biden dunque, ha sì bloccato o ridotto l’uso di alcune delle strutture più criticate, ma niente di paragonabile a quanto inizialmente previsto dal gruppo che ha condotto l’ispezione.

Più del 90% delle circa 31.000 persone detenute in media dall’ICE a luglio, si trovavano in strutture private, rispetto all’80% alla fine dell’amministrazione Trump. Sotto Biden, la società carceraria privata GEO Group (GEO.N) ha visto i suoi ricavi dai contratti ICE per i centri di detenzione salire a un record di 1,05 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento di quasi il 40% rispetto all’anno precedente. Anche CoreCivic, il più grande concorrente di GEO, ha sostenuto alti ricavi da ICE durante il mandato Biden, secondo i documenti aziendali.  L’amministrazione ha in qualche modo ridimensionato la detenzione degli immigrati anche se in diversi casi, la chiusura dei vecchi complessi si è risolta nella(ri)apertura degli stessi centri in chiave edulcorata.

Ad esempio, nel marzo 2021, a seguito di un ordine esecutivo di Biden per eliminare gradualmente l’uso di prigioni private per i detenuti federali, una remota prigione nella Pennsylvania centrale gestita da GEO Group è stata chiusa. Solo sei mesi dopo, però, la società ha firmato un contratto per riaprire lo stesso complesso e farci un centro di detenzione per immigrati da 1.900 posti letto. Ora chiamato Moshannon Valley Processing Center, non ha più filo spinato sulle recinzioni e i detenuti vengono chiamati “residenti”, come le guardie sono “consiglieri residenti”. Nonostante questo, il “cuore” dell’attività è rimasto invariato: i visitatori passano attraverso posti di blocco sicuri, ai detenuti non è consentito muoversi liberamente e ci sono diverse celle per l’isolamento.


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