Economia

La rivoluzione digitale che piace alle imprese. L’indagine 2021 di Unioncamere e Anpal

di Redazione -


La necessità di una rivoluzione digitale convince le imprese. Tecnologie digitali, nuove formule organizzative aziendali e nuovi modelli di business: quasi il 71% delle imprese ha investito in almeno uno di questi tre ambiti della trasformazione digitale nel 2021, in crescita rispetto al valore medio del quinquennio 2016-2020 (68%). E il 42% delle imprese adotta strategie di investimento integrate in grado di combinare queste tre aree della digital transformation. Nell’implementazione della transizione digitale assume, infatti, un’importanza strategica l’acquisizione di candidati con competenze adeguate.

Buone notizie che sono rilevate dalle analisi dei dati dell’indagine 2021 del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, realizzate in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne.
Per esempio, nel 2021 le imprese hanno domandato competenze digitali di base per la comunicazione visiva e multimediale a 2,8 milioni di profili professionali ricercati (pari al 60,5% del totale delle entrate), abilità relative all’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici a 2,3 milioni di posizioni (il 50,5%) e capacità di gestione di soluzioni innovative 4.0 a 1,7 milioni di entrate (il 36,4%).
Ancora, ad oltre un quinto delle entrate programmate è richiesto con un elevato grado di importanza il possesso di capacità di base per la gestione e produzione di strumenti di comunicazione visiva e multimediale, mentre le competenze matematico-informatiche e di gestione di soluzioni innovative sono considerate molto rilevanti, rispettivamente, per il 16% e per il 10,9% delle entrate programmate.
C’è da sottolineare che le difficoltà di reperimento si intensificano al crescere del grado di importanza attribuito all’eskill richiesto per lo svolgimento della professione. In particolare, per le competenze digitali di base si passa da una difficoltà di reperimento pari al 34,9% nel caso di richiesta della competenza al 37,8% per il grado di importanza elevato; per le capacità matematico-informatiche il gap è anche più ampio (dal 36% al 40,3%), mentre per le competenze 4.0 la difficoltà varia dal 37% al 40,9%.
Profili integrati: occorre questo. Per gestire le sfide tecnologiche e gestionali che le imprese devono affrontare è strategico il possesso di eskill combinate tra loro. La domanda di eskill mix (ossia la padronanza di almeno due delle tre competenze digitali) ha riguardato 646mila posizioni: il mix di competenze digitali è più richiesto ai laureati (44,1%) – in particolare nelle materie STEM come ingegneria elettronica e dell’informazione (84,5%) e scienze matematiche e fisiche ed informatiche (73,5%) – rispetto ai diplomati (16%).
Riguardo a questa miscela di competenze, le difficoltà di reperimento raggiungono il 40% della domanda, che nell’ambito delle professioni specialistiche si concentrano nelle figure legate all’implementazione dei processi di digitalizzazione nell’organizzazione aziendale, quali ingegneri elettrotecnici (il 77,9% delle entrate per le quali il mix di competenza è ritenuto strategico è di difficile reperimento), progettisti e amministratori di sistemi informatici (65,0%) e analisti e progettisti di software (64,2%). Ma appare elevato anche il dato relativo ai medici (64,6%) e ai professori di scuola primaria (63,6%) anche per effetto della pandemia. Con riferimento invece alle professioni tecniche, il mix di competenze digitali è difficilmente reperibile anche per i tecnici programmatori (68,5%), tecnici esperti in applicazioni (62,7%), tecnici meccanici (52%) e disegnatori industriali (48,4%).
Variegato, il quadro nazionale. Le maggiori difficoltà di reperimento per le capacità matematico-informatiche emergono nel Nord Est (con un dato pari al 48,4%), in particolare in Friuli-Venezia Giulia (50,0%) e Veneto (48,8%). A livello provinciale, Terni (59,3%), Pordenone (54,6%) e Piacenza (54,4%) sono le province dove le imprese fanno più fatica a trovare candidati con questa competenza; la posizione più alta occupata da una provincia del Mezzogiorno è la 53-esima (appannaggio di Messina: 40,6%).
E i valori più elevati per le criticità nelle ricerche di candidati con competenze digitali si concentrano nel Nord Est, a cominciare da Friuli-Venezia Giulia (49,6%) e Veneto (45,3%), seguite da alcune regioni del Nord Ovest, come Piemonte (41,1%) e Liguria (40,1%) e del centro Italia, come Umbria (45,4%) e Marche (41,0%). A livello provinciale, più difficoltà si segnalano a Gorizia (54%), Terni (51,5%) e Belluno (50,3%). Subito a ridosso della top ten, Caltanissetta (46,7%), prima delle province del Sud e Isole.
Va anche rilevato che è innanzitutto il Nord Est a presentare il maggiore mismatch per la capacità di applicare tecnologie 4.0 (51,1%), con picchi in Trentino Alto Adige (52,4%) e Friuli Venezia Giulia (52,3%). Fra le province, ad evidenziare le maggiori difficoltà sono le imprese collocate nella provincia di Terni (67,4%), seguita da Rieti (64,6%) e da Belluno (64,4%). Infine, è di nuovo Caltanissetta (al 44° posto, con criticità riscontrate nel 44,9% dei casi) a comparire per prima in graduatoria tra le rappresentanti del Mezzogiorno.


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