La russofobia colpisce anche il Premio Strega
Esclusi dalla giuria, per decisione della Farnesina, i due autorevoli italianisti Solonovich e Jampol’skaja.
Il conflitto in corso in Ucraina ha evidentemente coinvolto non solo gli ambiti geopolitici e militari ma anche tanti altri campi, all’interno dei quali lo schieramento favorevole a Kiev ha praticamente messo all’angolo tutto quanto in qualche modo avvicinabile alla Russia. Con conseguenze non sempre coerenti non tanto con la politica quanto, in generale con il buon senso.
Di esempi di questa radicata e radicale tendenza se ne potrebbero fare diversi, tutti parimenti indicativi e significativi. Tra gli ultimi in ordine di tempo va registrata l’esclusione, dalla giuria del premio Strega, di due autorevolissimi esponenti della cultura. Ovvero gli italianisti russi Evgenij Solonovich (“L’Italia è la mia vita” ha più volte dichiarato l’esimio studioso) e Anna Jampol’skaja.
La decisione arriva direttamente dalla Farnesina, che al momento non risulta averla ancora motivata. Piuttosto duro, in proposito, il commento di Olga Strada, secondo cui si tratta di “una decisione grave e priva di logica. Chi per decenni ha diffuso la conoscenza della letteratura italiana non può essere messo in un angolo solo perché di nazionalità russa” ha infatti dichiarato in un’intervista a La Repubblica l’ex direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Mosca. Che ha aggiunto: “questa politica italiana di ritorsione indiscriminata nei confronti della cultura russa e dei suoi esponenti è offensiva nei confronti di tutti ed esula dalla condanna per l’invasione in atto. La cultura deve rimanere uno spazio di dialogo, dialettica, discussione. Sempre. Anche in momenti tragici come quello che stiamo vivendo”.
Dal canto suo Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, ha dichiarato di aver appreso a malincuore la notizia, aggiungendo: “Personalmente mi dispiace perché è un dialogo che si interrompe sui libri e la cultura ma quanto deciso – ha poi concluso – prescinde totalmente dall’organizzazione del Premio” in quanto è la Farnesina a coordinare “la partecipazione degli Istituti italiani di cultura”.
Dunque si tratta di un’iniziativa esclusivamente politica. Un’iniziativa che non può non destare rammarico in chi crede che nonostante tutto la cultura – che arricchisce e, anche e soprattutto nei momenti difficili come l’attuale, è fonte di ispirazione ed apertura mentale – non dovrebbe mai essere vittima (come purtroppo assai spesso accade) di una cancel culture che ha il sapore amaro della censura.
Torna alle notizie in home