Esteri

La scintilla di Gaza e la guerra fratricida che imbarazza l’Onu

di Ernesto Ferrante -


L’attentato alla periferia di Gerusalemme è stato il casus belli perfetto che ha fatto riesplodere la violenza a Gaza. L’esercito israeliano ha lanciato una massiccia ondata di attacchi notturni contro obiettivi di Hamas e di altri gruppi terroristici nel sud dell’enclave palestinese.

Il Times of Israel ha scritto di “estese battaglie di terra” intorno alla città di Khan Younis, nella parte meridionale dell’area isolata. L’Idf ha lanciato volantini di invito ai residenti di fuggire a Rafah, nel sud, poiché la zona è pericolosa. Sono stati segnalati attacchi anche a Rafah.

Decine di razzi sono stati localizzati nel nord della Striscia, nascosti sotto scatole appartenenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo hanno dichiarato i militari di Tel Aviv, secondo cui, sono stati trovati anche circa 30 missili Grad e decine di altri missili. Nel nord sono stati rinvenuti anche armi ed equipaggiamento militare, tra cui granate ed esplosivi, parti di armi, coltelli ed tecnologie di intelligence.

Soldati dello Stato ebraico hanno sparato e ucciso un palestinese che aveva estratto un coltello ed era avanzato verso di loro vicino alla città di Nablus, in Cisgiordania. Lo scontro è avvenuto a un posto di blocco militare presidiato da riservisti.

“Alla gente della zona orientale di Khan Younis è stato detto di trasferirsi a Rafah”. Lo ha detto il portavoce del gruppo della Commissione Indipendente per i Diritti Umani a Gaza citato da al Jazeera, aggiungendo che questo “è il segno che le forze israeliane stanno cercando di sfollare ulteriormente le persone”.

Chiamati in causa ancora una volta gli Usa: “Esortiamo la comunità internazionale a rispettare i diritti del popolo palestinese. Gli Stati Uniti sono pienamente responsabili, essendo un partner diretto nel processo decisionale. Stiamo dicendo direttamente al popolo americano che il vostro presidente sta prendendo parte al genocidio di Gaza”.

Scintille di guerra in Siria. Le difese aeree siriane hanno respinto un attacco missilistico israeliano contro obiettivi nelle vicinanze di Damasco. A scriverlo è Haaretz, citando i media statali siriani. “Il nemico israeliano ha effettuato un’aggressione aerea dalla direzione del Golan siriano occupato, prendendo di mira alcuni punti nelle vicinanze della città di Damasco”, ha riferito Sana, menzionando una fonte militare e specificando che l’attacco ha causato solo danni materiali. Due miliziani affiliati ad Hezbollah sono morti nei raid condotti vicino la capitale siriana

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha lanciato ancora una volta una durissima condanna contro Israele: “Gli israeliani, che sono stati vittime del genocidio, sono ora diventati gli assassini dei loro antenati”, ha tuonato Erdogan prima di parlare del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

“Il massacro commesso dalla sua amministrazione a Gaza, ha proseguito il leader turco, è rimasto una macchia nera nella storia, e anche i paesi che gli hanno dato il loro appoggio incondizionato sono stati macchiati”. Poi ha affermato di sperare che la Corte penale internazionale persegua “questi ‘macellai’ di Gaza, che sono stati colti in flagrante” e impartisca “le punizioni necessarie contro di loro, soprattutto contro Netanyahu”.

Il presidente turco si è offerto ancora una volta come possibile “mediatore” per un accordo di pace sia per Gaza che per l’intera regione, ma ha sottolineato che Hamas deve essere “parte” di questi colloqui: “La questione di Gaza non può essere discussa senza una soluzione a due Stati”, ma “l’esclusione di Hamas” da questo piano “non è uno scenario realistico. Rimango nella stessa posizione di sempre. Non mi interessa quello che dicono gli altri: non posso accettare Hamas come organizzazione terroristica”.

Recep Tayyip Erdogan ha anche rivelato che circa 3mila avvocati, compresi quelli turchi, hanno presentato ricorso alla Corte penale internazionale (Cpi) in relazione alle azioni israeliane.


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