Esteri

La Scozia torna a sognare l’indipendenza

di Redazione -


La premier Sturgeon lancia l’iniziativa referendaria dopo quella del 2014, in cui vinsero i “no” con il 55,3 per cento. Ma Londra fa ostruzionismo

Quel sogno naufragato il 18 settembre 2014 torna ad aleggiare sul cielo di Scozia. Otto anni fa al referendum consultivo sull’indipendenza nazionale dal Regno Unito prevalsero i “no” con il 55,3 per cento, mentre i “sì” furono il 44,7 per cento. Ora, complice anche la Brexit contro la quale nel 2016 ha votato la maggioranza degli scozzesi, i risultati potrebbero capovolgersi. È per questo che la premier scozzese Nicola Sturgeon ha lanciato una nuova iniziativa per promuovere un referendum sull’indipendenza.

Il nostro “è un mandato politico indiscutibile”, ha spiegato con riferimento all’opposizione di Londra al voto. La Sturgeon ha attaccato l’esecutivo di Boris Jonhson, reo secondo lei di intralciare il percorso referendario: “Abbiamo un governo britannico che non rispetta la democrazia e il diritto”. Un portavoce di Downing Street ha spiegato che la posizione del governo britannico “è che non è tempo di parlare di un altro referendum. Siamo fiduciosi che il popolo scozzese voglia e si aspetti che i suoi governi lavorino assieme su questioni come le sfide globali al costo della vita, la guerra in Europa e altre questioni che interessano alle famiglie e le comunità”.

In passato Johnson aveva definito un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese “scriteriato e irresponsabile”. Non senza ricordare l’esito negativo del 2014, quindi di pochi anni fa, il premier britannico aveva sottolineato che le priorità sarebbero altre. Chissà se oggi la pensa come lui la maggioranza degli scozzesi.


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