Politica

La sfida di Max e Giorgia

di Domenico Pecile -

GIORGIA MELONI PREMIER


Due “piazze” distanti un giorno per due leader politicamente a una distanza siderale. Due leader che stanno riproponendo un bipolarismo che sembrava sepolto. Un’avvincente sfida in rosa che accompagnerà tutta la legislatura. E che in Friuli Venezia Giulia, alla vigilia del voto di domenica e lunedì (si vota anche per il rinnovo del consiglio comunale di Udine) ha offerto un primo assaggio di un duello che è soltanto all’inizio. Distanti politicamente, ma antropologicamente simili: toste, determinate, vincenti, trainanti. Giorgia Meloni ed Elly Schlein sono la vera novità piombate sulla scena politica italiana come un tsunami positivo, in grado cioè di rivitalizzare l’agone politico dal torpore soporifero in cui era stata risucchiato da anni. Teatro del primo, vero scontro sono le elezioni regionali del Friuli Venezia Giuli, in programma domani e lunedì. La segretaria del Pd ha parlato l’altra sera confermando che la luna di miele con la base è ancora viva. Non ha attaccato direttamente la Meloni, ma il Governo, sia sul Pnrr (“Il Governo sa rischiando di perderei fondi”) sia sulla chiusura alle parti sociali (“Le cose non si fanno bene senza ascoltare le parti sociali, i territori e il Parlamento”). La Schlein è consapevole che il duello in Fvg è tutto in salita, sia per la popolarità del presidente uscente, Massimiliano Fedriga, sia perché il Terzo polo ha deciso di correre da solo, andando incontro a una sconfitta annunciata, ma sperando di fare meglio che in Lombardia e in Lazio. Meloni all’ultimo momento ha dovuto disertare il comizio di Udine, e si è affidata a un videocollegamento. L’annullamento della trasferta, viene riferiti, è stato dovuto al protrarsi del lungo colloquio con il presidente della Repubblica, Mattarella, sui temi dell’attualità politica. Alla vigilia dell’incontro aveva ammesso, parlando del Pnrr, che “la situazione è complicata, diversi progetti non si potranno realizzare, ma noi siamo arrivati soltanto cinque mesi fa”. A Udine ieri, invece, per spingere il candidato uscente Fedriga, erano presenti sia il leader della Lega, Matteo Salvini, sia il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sia Maurizio Lupi di Noi moderati. Meloni l’altro ieri aveva schierato a Udine i cinque presidenti di Regione: Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Christian Solinas (Sardegna), Donatella Tesei (Umbria) e Maurizio Fugatti (Trentino). Insomma, una festa senza la leader. Quella più attesa. Quella che in questo appuntamento elettorale è molto più attenta a quello che accadrà all’interno della coalizione piuttosto che alla sfida con la rivale del Pd. Meloni punta al sorpasso della Lega che dal 34,91 per cento delle regionali del 2018 è crollata al 10,9 delle politiche, mentre Fratelli d’Italia dal 5,5 per cento del 2018 è balzata al 31,3 per cento delle politiche di settembre. Questa è la vera sfida, al di là di quanto è stato detto ieri in piazza. “Vincere qui con grande distacco, con un centro destra unito e un centro sinistra diviso, vuol dire avere un governo più forte sia su quello regionale sia nazionale, vuol dire governare assieme questa Regione e questo Paese, vi chiediamo un voto di fiducia anche al Governo nazionale che ha a cuore l’interesse del popolo italiano”, ha affermato Tajani. Che subito dopo ha rincarato: “Le previsioni di voto sono positive, ma è meglio trionfare che vincere, non accontentiamoci di una vittoria. Noi vogliamo vincere a Udine e in questa Regione perché vogliamo continuare a governare bene il Friuli Venezia Giulia, che grazie all’azione di questo Governo è diventata una regione centrale, è il ponte dell’Italia vero i Balcani”. E Salvini ha aggiunto: “Udine può essere un modello per tutta l’Italia. È merito dei cittadini e questo è un voto importante, non soltanto per confermare il buon governo a Udine ma a uno dei migliori governatori che abbiamo in Italia”. Un assist dovuto ma che nasconde le difficoltà dentro la Lega. Nei giorni scorsi lo stesso Salvini aveva bacchettato Fedriga, “reo” di fare una corsa soprattutto per la sua lista, “Fedriga presidente” e di occuparsi poco di quella ufficiale della Lega. Meloni fiuta il momento e spera nel sorpasso che le consentirebbe di sedersi al tavolo delle trattative con Fedriga per la formazione del nuovo esecutivo in una posizione di forza. Per cinque anni Fedriga ha governato da padre padrone, forte del 57 per cento dei consensi. Da lunedì in Friuli-Venzia Giulia sarà tutt’altra musica dentro il centro destra, al di là degli argomenti affrontati ieri nel corso del comizio. Meloni con tutta probabilità vincerà questa sfida con l’alleato Salvini che, oltre che il sorpasso di FdI dovrà vedersela poi con Fedriga per una resa dei conti interna che non sarà affatto indolore. “Domenica – ha affermato Meloni – i cittadini del Friuli hanno la possibilità di dare continuità al buon governo del centro destra: siamo qui compatti e uniti come lo siamo a livello nazionale, con buona pace di chi racconta liti completamente inventate. È una buona notizia che mentano per attaccarti, vuol dire che non hanno motivi veri. Il clima tra di noi è ottimo, sono gli altri nervosetti. Dov’è il disastro che doveva verificarsi con il nostro arrivo? C’è rispetto nei nostri confronti. Ci tenevo a esserci, seppure solo in video, perché credo che il voto di lunedì sia molto importante per il centro destra, per Fedriga, ma soprattutto per i cittadini. Salvini e Tajani stanno condividendo un lavoro entusiasmante e faticosissimo”. Udine e il Friuli Venezia Giulia sono una tappa di un’altra vittoria annunciata. Una delle tante tappe di un premier che ha sposato l’ubiquità. Lunedì sarà a Verona per il Vinitaly, poi all’Aquila per il 14esimo anniversario del terremoto, poi volerà in Etiopia. E dopo ancora sarà a Londra e Hiroshima e infine l’attesa chiamata da Washington prevista all’inizio dell’estate. Per lo scontro con la Schlein c’è tempo. Adesso l’obiettivo, grazie anche al voto del Fvg, è consolidare il potere dentro la coalizione.

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