Politica

La sfida di Musumeci “Ora risorse per il Sud”

di Redazione -


di Maurizio Zoppi

L’ex governatore della Sicilia, Nello Musumeci, è il nuovo ministro per le Politiche del Mare e per il Sud. Tante le aspettative, rispetto ai risultati sostanziali, che il senatore catanese è chiamato a dare, per la Sicilia e per il sud Italia. E proprio dal profondo sud dello Stivale, in molti si stanno chiedendo: “Quale sarà la politica dell’ex governatore siciliano, rispetto alle politiche autonomiste del Mezzogiorno? La nomina del fedelissimo di Giorgia Meloni non sembra causale. Pare che Musumeci sia stato chiamato a bilanciare le richieste del collega ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli. Sono abbastanza note le dichiarazioni del “lumbard” leghista, a “trazione nordista”, tanto discusse e temute dai politici del Mezzogiorn. Anche da Musumeci stesso.
Giorgia Meloni ha dato dunque “ un colpo al cerchio e uno alla botte”, cercando di accontentare la sua coalizione: un leghista puro per le istanze autonomiste e un ex governatore di una regione autonoma come la Sicilia, per cercare di tenere unito il Paese. Ad Aiutare Musumeci Il pugliese Raffaele Fitto – Ministro per gli Affari Europei, la Coesione e il Pnrr – il quale avrà il dovere di far giungere effettivamente al Sud le risorse che gli spettano.

In passato l’ex presidente della Regione Siciliana, sul tema dell’autonomia differenziata tanto amato dai leghisti delle regioni padane, è stato chiaro: “Se l’autonomia sarà solo risorse al Nord allora salta il patto costituzionale – ha detto – vogliono più autonomia? Allora lo Stato investa al Sud come al Nord”. Il ministro del Mezzogiorno affermava ai giornalisti che: “Se al Sud si alimentano perplessità e diffidenze non è per essere contrari in linea di principio all’autonomia differenziata regionale, ma perché è mancato un tavolo posto in una stanza di vetro. L’Autonomia va bene se si garantiscono la perequazione infrastrutturale, la perequazione fiscale e il Fondo perequativo, altrimenti si alimentano soltanto sospetti. Che fine fa il principio di solidarietà garantito dalla Costituzione per assicurare una comunità coesa e solidale?”. Inoltre, evidenziava: “Amministrare al Sud o al Nord non è la stessa cosa, anche se io sono il primo a fare autocritica per quanto riguarda la gestione assicurata in passato dalla classe dirigente e meridionale nel suo insieme.

Ma molto spesso lo Stato italiano è venuto meno alle sue funzioni: se i treni veloci si fermano a Salerno e non fino a Siracusa, non è certo colpa della classe dirigente siciliana, ma di quella nazionale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la premier Giorgia Meloni, la quale durante la scorsa campagna elettorale esclamava: “Sosteniamo da sempre l’autonomia regionale in un quadro di coesione nazionale. Se il Mezzogiorno sarà in grado di realizzare interventi e colmare il gap non ha niente da temere.

In caso contrario lo Stato non potrà abbandonare i cittadini”. Sembra proprio che il disegno iperfederalista della Lega potrebbe scontrarsi con la tradizione centralista, unitaria e meridionalista presente in Fratelli d’Italia, molto più affezionata al concetto di stato-nazione che a quello di stato federale, e che trova proprio in Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi autorevoli rappresentanti.


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