Editoriale

La sinistra degli scandali e il futuro nei numeri del lotto

di Tommaso Cerno -


Saranno contenti i giocatori del Lotto, almeno quelli che ancora credono alla Cabala. Perché stavolta hanno trovato quella, la sinistra, che i numeri li dà, quelli veri. C’è già la corsa al terno secco, giunto non in sogno, ma nella cruda realtà, che fa 6-50-65. I numeri dei soldi sequestrati a poche ore di distanza a Panzeri e famiglia Soumahoro: fanno 650 mila euro a testa. Così per metterci quella coincidenza che rende il tutto un po’ noir. No, proprio non è un sogno ma la cruda realtà dei sequestri che a distanza di poche ore uniscono in una macabra sequenza numerica due casi diversi, eppure così emblematicamente simili, di quella che ancora non si scorge nitidamente ma è questione di giorni, sarà la valanga più catastrofica che travolge la sinistra da illo tempore. O per dirla come Achille Occhetto nell’intervista di Edoardo Sirignano che pubblica oggi l’Identità, la più catastrofica dalla caduta del Muro di Berlino, visto che l’ex segretario del Pci, l’uomo che ammainò alla Bolognina la bandiera rossa per aprire la stagione del governismo socialdemocratico in Italia, ammette di avere pianto, e pianse, per molto meno di quanto cominciamo a vedere oggi.
A scanso di equivoci, ubriacato da questi distinguo intollerabili che sento da giorni, per cui sarebbe colpa di chi legge e non capisce bene cosa legge, se il Pd o quel che ne resta è infangato dal Qatargate così come dal caso Soumahoro, dico subito che non me ne frega niente di chi sia davvero indagato. Né me ne frega niente se tale Panzeri, dopo una vita fra Cgil, Pds, Ds, Pd finisca al gabbiotto ufficialmente sotto le insegne di Articolo 1.
Quel che conta è che in questa vicenda che lorda l’Europa, i suoi intrallazzi, i suoi megastipendi tali da far impallidire lo scafatissimo e pluripensionato di Stato Giuliano Amato, chi ci va di mezzo è la sinistra. E quel che resta sul palato di chi assaggia questa storia e non sputa è un saporaccio, misto a tanfo, olezzo di bugie, ipocrisia, occhi tappati, orecchie otturate e nel migliore dei casi indifferenza colposa o dolosa su quanto avveniva a un metro da lui.
Il torpedone di Berlusconi carico di signorine per i muscolosi ragazzotti del suo Monza sarà pure uno strampalato refrain che manda il sangue al cervello alla sinistra. Ma, con tutto il rispetto per il garbo progressista, mi viene da rispondere con un bel chissenefrega. L’ennesima palla in tribuna per puntare il dito sul nemico e sperare che la nuttata passi. Ma non sarà così. La nuttata, anzi l’ euronuttata non passerà. Non prima che la sinistra abbia chiesto scusa. Non prima che si sia assunta la sua responsabilità. Non prima che abbia tagliato il cordone ombelicale e abbandonato in blocco quella classe dirigente che nel nome del potere a tutti i costi da ormai oltre un decennio invece che governare comanda, aprendo varchi cosmici a chi, nel nome di quel potere da perpetuare, finisce poi per violentare i valori più profondi che essa custodisce, lordandoli di mazzette e intrallazzi. Che possono costare la vita al paziente. Soprattutto perché paziente non lo è più il popolo. Che anzi ha fretta di voltare pagina. E stavolta davvero. Se lo segnino i candidati al congresso del Pd. Perché anche tra loro, pur senza sacchi di soldi, la distanza fra proclami e realtà comincia a farsi evidente.

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