Editoriale

La sinistra (poco) social

di Adolfo Spezzaferro -


Siamo al tempo in cui cantanti, attori, giornalisti e (ovviamente) toghe rosse del Belpaese pensano di boicottare un social con oltre 500 milioni di iscritti – che ridicoli. Allora perché lo fanno, solamente per farsi notare? Immaginiamo di sì. Preferiamo dunque non cedere alla tentazione di dare ragione a chi parla di una sorta di internazionale rossa dei social, per cui i dem, i liberal, i radical chic e gli altri sinistri figuri preferiscano Facebook e quindi il mostro multiforme Meta (nonostante Zuckerberg abbia, lui sì, censurato i post pro Trump e pro Musk e cancellato verità scomode su Covid e non solo, bollandole come fake news). Infatti il social di Musk è l’unico davvero libero, senza censura, dove il confronto è reale – democrazia purissima, insomma. Proprio per questo le anime belle della sinistra che vogliono ripetere a vanvera le loro fandonie woke, le loro baggianate sul politicamente corretto, che vogliono stracciarsi le vesti contro i “fascisti” – ossia tutti coloro che non la pensano come loro – preferiscono migrare altrove. Perché nella loro mente bacata l’equazione è: se gli utenti restano su X stanno con Musk e quindi sono brutti e cattivi. A tal proposito vorremmo riportare l’attenzione sul nocciolo della questione: i social network. Non sono solo posti dove pubblicare foto, video, storie, fare sfoggio di sé, amplificare ego e vanità. Sono anche e soprattutto luoghi dove scambiare idee, opinioni, creare dibattiti. Ecco, questo proprio non piace alla sinistra e a chi si sente depositario della verità rivelata: essere contestati, contraddetti. Essere insomma messi in discussione. Siamo dunque al cortocircuito: c’è gente che scrive sui social, liberamente, dove altri, altrettanto liberamente dicono la loro; quel social però è di proprietà di qualcuno che a sua volta esprime pareri in totale libertà; ma quei pareri non vanno bene. Quindi questa gente che fa? Si cancella dal social, in segno di protesta. È come se qualcuno strappasse il megafono a chi sta parlando a un’assemblea non per dire la propria idea in merito ma per urlare a tutti che l’assemblea fa schifo e che quindi se ne va, portandosi pure via il megafono. A quel punto, l’assemblea se ne farà una ragione e continuerà a dibattere. Proprio come X senza i rosiconi.


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