Esteri

La Siria può ripiombare nel caos. Si moltiplicano le insurrezioni contro il governo

di Ernesto Ferrante -


Si aggrava il bilancio degli scontri nella provincia di Latakia, nell’ovest della Siria, tra le forze regolari siriane fedeli al presidente ad interim, Ahmed al-Sharaa (noto anche come Abu Mohammed al-Jolani) e i lealisti del deposto regime di Bashar al Assad. Sono 70 i morti e decine i feriti.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, sono decine le persone catturate “nei sanguinosi scontri e imboscate avvenuti sulla costa siriana tra membri del ministero della Difesa e dell’Interno” della nuova amministrazione guidata dall’ex qaedista e “uomini armati del deposto regime”.

Gli insorti hanno ucciso 16 membri delle forze di sicurezza siriane a Jabaleh, l’ex roccaforte del regime sulla costa mediterranea. Si tratta degli attacchi più violenti da quando Assad è stato rovesciato con la forza.

Le nuove autorità siriane, nelle scorse ore, hanno attivato un ampio dispositivo di sicurezza nella zona in cui i combattimenti sono stati più intensi e imposto il coprifuoco a Latakia e Tartus.

Il responsabile della sicurezza pubblica della provincia, il colonnello Mustafa Knefati, ha confermato l’invio di rinforzi e “la caduta di molti martiri e feriti tra le sue forze”, dopo un attacco dei lealisti nella zona di Jableh, dove è avvenuto l’arresto dell’ex capo dell’intelligence dell’Aeronautica siriana, Ibrahim Hueaija, accusato di “centinaia di assassini” durante il mandato di Hafez al Assad, il padre di Bashar.

La situazione è complessa e in evoluzione. La tenuta del nuovo governo messo in piedi con la benedizione di gran parte dell’Occidente, è a rischio. È stato creato il “Consiglio militare per la liberazione della Siria”.

In risposta all’occupazione israeliana della Siria, all’aggressione turca e statunitense e al silenzio dei ribelli armati che controllano Damasco, le forze della resistenza siriana, si legge in una nota, hanno annunciato la nascita del “Consiglio militare per la liberazione della Siria”.

Le “Forze di Resistenza” hanno sottolineato che lo scopo della creazione di questo consiglio è “la completa liberazione del territorio siriano da tutti i gruppi di occupazione e terroristici, il rovesciamento dell’attuale regime, la liquidazione delle sue strutture repressive e settarie e la formazione di un unico stato sovrano”.

Gli alawiti (sostenitori di Assad) si sono ribellati nelle province di Latakia e Tartus, uccidendo decine di combattenti dell’esecutivo siriano dei “ribelli pragmatici”, come li ha definiti la stampa mainstream, e prendendo il controllo dell’aeroporto di Latakia.

I drusi (sostenitori di Israele) sono passati all’azione nella provincia di As-Suwayda, occupando gli edifici amministrativi e strappando le bandiere.

Anche i curdi del Rojava (sostenitori di Israele e degli Stati Uniti) hanno scelto di non piegarsi all’alleanza di fazioni guidata da Hayat Tahrir al-Sham. Il capo delle forze armate curde SDF ha dichiarato che accetterebbe aiuti da Israele se arrivassero.

Preoccupazione a Londra. Il governo britannico ha revocato infatti le sanzioni imposte contro 24 entità siriane, tra cui la Banca Centrale, risalenti all’epoca della presidenza di Bashar al-Assad. Lo ha reso noto il Tesoro britannico, precisando in una nota che 24 entità sono state rimosse dalla black list e “non sono più soggette a congelamento dei beni”.

Oltre 133mila siriani sono rientrati in Siria dalla Turchia dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. A farlo sapere è stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Dall’8 dicembre più di 133mila siriani sono tornati volontariamente in patria. Man mano che la stabilità prende piede in Siria, questa cifra salirà. Non costringeremo nessuno, ma se i nostri fratelli e sorelle vorranno tornare, faciliteremo questo viaggio”, ha affermato Erdogan, sottovalutando evidentemente quanto stava avvenendo.


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