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Politica

La speranza di una pace in Medioriente passa dall’impegno di tutti

Appello all'unità di Tajani durante l'informativa in Parlamento

di Giuseppe Ariola -


L’effettivo successo del piano di pace in Medioriente è “appeso a un filo”. Se, da un lato, dal cessate il fuoco arrivano segnali di fiducia che lasciano ben sperare in una “svolta storica”, dall’altro, la precarietà del contesto non lascia troppe alternative che aggrapparsi alla “speranza”. È questo, in sintesi, il quadro della situazione tracciato dal titolare della Farnesina, Antonio Tajani, nel corso di un’informativa al Parlamento sulla situazione in Medio Oriente. Al di là di un punto sullo stato dell’arte, il ministro degli Esteri si è però spinto anche oltre.

Le prospettive per il futuro

A proposito del futuro di Gaza e della pace in Medioriente, rispetto al quale “la prudenza è necessaria”, il vicepremier azzurro ha infatti accennato al ruolo dell’Italia nella ricostruzione della città, “anche morale perché sarà la prima forma contro la radicalizzazione”. Oltre che sotto il profilo della ricostruzione, il governo è determinato a fare la propria parte anche partecipando alla missione di una Forza internazionale di stabilizzazione (Isf) che sarà dispiegata a Gaza. Un punto tanto centrale quanto delicato. Sia per quanto riguarda il futuro della Striscia che il ruolo dell’Italia.

L’appello all’unità

Non a caso Tajani, dopo aver ribadito che “il Parlamento verrà coinvolto in tutte le decisioni che riguarderanno la nostra partecipazione alla Isf”, ha inteso rivolgere un appello. L’auspicio è “che su questo argomento si possa trovare una unità di intenti tra tutte le forze politiche”, ha aggiunto. Non c’è infatti alcun dubbio che inviare i militari italiani in un teatro come quello di Gaza sia una scelta forte. Fosse solo per l’instabilità che senza dubbio regnerà ancora a lungo nell’area. Un sostegno forte del Parlamento all’iniziativa è quindi una sorta di assicurazione che guarda anche all’ipotesi che la situazione possa nuovamente precipitare.

Il sostegno a Gaza

Una eventualità che tutti scongiurano, ma della quale bisogna tenere conto, come si evince anche dalla prudenza utilizzata da Tajani circa il percorso di pace in Medioriente. Ma dietro la richiesta di coesione rivolta dal titolare della Farnesina ai partiti, c’è anche dell’altro. La rotta italiana è di fatto già tracciata e seguirà il percorso stabilito. Ma renderlo condiviso dopo i forti scontri delle ultime settimane sul posizionamento del governo sarebbe un valore aggiunto. Tra le prossime iniziative si prevede “un percorso di sviluppo della Striscia”, l’invio di nuovi aiuti, alimentari e sanitari, il riconoscimento dello Stato di Palestina, “ora più vicino”, e il viaggio di Abu Mazen in Italia, previsto per il 7 novembre.

La sida alle opposizioni

Insomma, le opposizioni sono state messe in qualche modo con le spalle al muro. La costruzione della pace in Medioriente deve adesso passare da fatti concreti, tra i quali il forte impegno a sostegno di Gaza e della sua popolazione. Non a caso, dopo il duplice intervento a Camera e Senato, Tajani ha presieduto un tavolo a Palazzo Chigi con mezzo governo sugli interventi italiani nella striscia. Alla riunione ha partecipato anche l’ambasciatore Bruno Archi, fresco di nomina quale inviato speciale della Farnesina per la ricostruzione a Gaza. L’opposizione è disponibile a passare dalle proteste nelle piazze e dalle provocazioni marittime a un percorso serio e condiviso, che comprende anche l’impegno militare italiano, a sostegno dei palestinesi?


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