Torino

La stagione dell’informale è protagonista della grande mostra “Torino anni ’50”

di Redazione -


La mostra è curata da Francesco Poli. Il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, dopo le esposizioni dedicate alla pittura dei primi trent’anni del ‘900, prosegue la propria indagine sull’arte del XX secolo prendendo in esame il periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli inizi degli anni ’60. All’indomani delle tragiche vicende belliche, nell’ambito di un clima di generale rinnovamento ideologico e culturale, anche nel campo delle arti figurative assistiamo in Italia a un processo accelerato di trasformazione e di apertura nei confronti delle più aggiornate tendenze internazionali, dal postcubismo all’astrattismo, fino alla stagione dell’informale risalente agli anni ’50. La mostra concentra la sua attenzione su una fase fondamentale per il rinnovamento della scena artistica di Torino, che si apre alle tendenze internazionali, diventando uno dei centri della grande stagione dell’informale. Negli anni ’50, come in tutta Europa, anche in Italia si afferma un nuovo linguaggio di libera espressività soggettiva, che si oppone al novecentismo del ventennio precedente, e travalica l’acceso dibattito fra realismo e astrattismo geometrico dell’immediato dopoguerra.

Il ruolo di Torino in campo artistico si consolida con l’inaugurazione della nuova sede della Galleria Civica di Arte Moderna, e crescerà nei decenni successivi con l’apertura di molte importanti gallerie, tra cui Martano, Sperone, Stein, Persino e Tucceusso, del restauro del castello di Rivoli della nascita di Artissima e delle Fondazioni Sandretto Re Rebaudengo e Merz. Nel 1952 il critico francese Michel Tapié definisce questa nuova tendenza pittorica “informale”, proprio per sottolineare la frattura con l’arte precedente. L’energia del gesto, simile a quella dell’Action Painting americana e la diretta vitalità della materia pittorica, rappresentano gli aspetti principali dell’informale europeo. Torino, insieme con Milano, Roma e Venezia era destinata a diventare uno dei centri propulsivi dell’arte contemporanea, capace di trovare le proprie radici nella dinamicità delle ricerche artistiche e nell’attività espositiva di questo periodo.

Il rinnovamento culturale e l’apertura internazionale di Torino negli anni ’40 e ’50 sono stati segnati da importanti eventi espositivi: “Arte francese d’oggi” (1947); “Arte italiana d’oggi. Premio Torino” (1947), organizzato da Mastroianni, Moreni e Spazzapan a Palazzo Madama; la mostra dell’Art Club all’Unione Culturale nel 1949, con 280 autori italiani e stranieri; la serie di sette rassegne “Italia-Francia” curate da Carluccio e altri critici alla Promotrice di Belle Arti nel decennio 1951-1961. Nel 1959 Michel Tapié curava la mostra “Arte Nuova. Esposizione internazionale di pittura e scultura” insieme a Luciano Pistoi e Angelo Dragone al Circolo degli Artisti, momento culminante della stagione informale. Sempre Tapié curò nel 1962, alla Promotrice, l’esposizione “Incontro a Torino. Pittori d’America, d’Europa e del Giappone”.

Nell’esposizione del 1959 al Circolo degli Artisti, accanto ai più famosi artisti dell’Action Painting e dell’informale, tra cui Pollock, De Kooning, Kline, Tapié, Fautrier, Wols, il gruppo Gutai, Fontana, Burri, Vedova, accompagnano anche esponenti torinesi quali Spazzapan, Rambaudi, Cherchi, Assetto, Garelli e Carena. Di straordinaria vivacità è l’avventura d’avanguardia del Laboratorio Sperimentale di Alba, per una Bauhaus immaginata (1955-1957) e dell’Internazionale Situazionista (1957-1960), fondato da Pinot Gallizio, Piero Simondo e Asger Jorn. Sempre ad Alba si sarebbe tenuto nel 1956 il primo Congresso degli artisti liberi, a cui partecipò anche il filosofia, scrittore, cineasta francese Guy Debord. Lavori di Jorn, Constant, Gallizio, Simondo, Rada, Kotic, Wolman e Garelli furono esposti in una mostra al Politeama Corino.

Diverse sono state le gallerie torinesi che hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli artisti emergenti o affermati in quel periodo. Alla galleria Bussola, diretta dal critico Luigi Carluccio, oltre a maestri delle avanguardie storiche come Klee, Kandinskj e Braque, espongono Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Luigi Spazzapan, Franco Garelli e giovani artisti quali Francesco Casorati, Mauro Chessa, Francesco Tabusso, Nino Aimone e in particolare Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino, che costituiscono il gruppo di punta dell’informale torinese, collegato agli “ultimi naturalisti”, secondo la teorizzazione del critico Francesco Arcangeli.

Nel percorso espositivo si trovano oltre settanta opere di una cinquantina di artisti italiani e stranieri. Tra i pittori e gli scultori attivi nell’ambito torinese ci sono gli astrattisti del MAC (tra cui Albino Galvano, Filippo Scroppo, Carol Rama, Paola Levi Montalcini), e i protagonisti dell’informale come Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Mario Merz, Pinot Gallizio e Piero Simondo.

L’ampia selezione di artisti a livello internazionale e che espongono in quegli anni a Torino, e che sono presenti in mostra, comprende grandi nomi come Lucio Fontana, Afro, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Emilio Vedova, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Pierre Soulages, Georges Mathieu, Hans Hartung, Anthony Tapié, Jean Paul Riopelle, Asger Jorn, Pierre Alechinsy, Karel Appel, Imaï e Onishi.

La mostra, che si inaugura martedì 26 marzo dalle 18 alle 21, sarà aperta dal 27 marzo fino al primo settembre 2024.

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Via Po 55, Torino

Mara Martellotta (Il Torinese.it)


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