Attualità

“La storia nascosta di quei 400 mila bimbi che vogliono sapere chi sono mamma e papà”

di Eleonora Ciaffoloni -


In Italia sono 400mila le persone adottate che non hanno il diritto di riconoscimento della propria origine biologica. Individui che, affidati e adottati, non hanno la possibilità di risalire ai genitori naturali a causa di una legge che protegge l’anonimato della genitorialità. Per questo, dal 2009, è nato a Napoli il Comitato Nazionale per il Diritto alla Conoscenza delle Origini Biologiche, grazie a un gruppo di persone che si erano incontrate in rete: “La problematica era ancora un tabù e non si osava parlarne in famiglia”. Così, la Presidente del Comitato Anna Arecchia, ha raccontato il lungo percorso. “Dai nostri incontri è nato il desiderio di provare a fare qualcosa per cambiare la legge che per cento anni impediva ai figli adottati di ritrovare le origini biologiche. Vedevamo la discriminazione a danno delle persone non riconosciute alla nascita, ma anche l’impossibilità dal punto di vista anamnestico di risalire alla familiarità”. Dal primo movimento napoletano il comitato si è allargato a molte regioni, grazie a tutti i figli adottivi impegnati sul territorio, con iniziative per portare all’attenzione il problema. Ma non solo manifestazioni: “Attraverso i contatti con i parlamentari del territorio ci siamo impegnati a mostrare la nostra necessità e abbiamo cominciato a presentare i primi disegni di legge alla Camera e al Senato. Nei primi chiedevano di abbassare la soglia di età per richiedere il riconoscimento e andando avanti li abbiamo resi più progressisti. Si chiedeva in ogni caso di interpellare la madre biologica e di chiedere il consenso alla rimozione dell’anonimato”. Tuttavia, nel nostro ordinamento il diritto all’anonimato della madre biologica è stato ulteriormente ribadito, ragion per cui il diritto al riconoscimento delle origini non ha trovato piena tutela. Eppure, i primi Ddl erano stati accolti: “Venivano definiti moderati e perfettamente accoglibili, perché si trattava di un percorso mite che riguardava un nuovo interpello della madre biologica che avrebbe potuto cambiare idea nel corso degli anni”. Il primo Ddl è stato presentato durante la XVI legislatura: “Pensavamo che la strada fosse spianata perché non ci venivano mosse critiche. Approdati in commissione giustizia i tempi si sono ritenuti non maturi, nonostante in Europa tutto era progredito. Abbiamo riproposto i Ddl nella XVII ed è stato fatto un passo avanti: nel 2013 la Corte costituzionale ha approvato il ricorso di un adottato, esprimendosi sulla nostra stessa linea, cioè con l’interpello della madre biologica, distinguendo la genitorialità giuridica e biologica”. Così, la Corte costituzionale, delegando il legislatore ad approvare un Ddl, ha dato un input: l’approvazione alla Camera è stata quasi all’unanimità e passò al Senato per la discussione che però non si concluse, vista la fine della XVII legislatura. Ma il percorso non si è interrotto: “Di nuovo, con l’inizio della XVIII legislatura, ci siamo mossi per trovare i parlamentari più idonei come firmatari, ma abbiamo ottenuto solo qualche audizione al senato”. Fino ad oggi: “Nato il nuovo Governo siamo ripartiti dalle storie del territorio e a novembre abbiamo presentato Ddl n. 562 da parte di Giampiero Zinzi della Lega”. Il testo, non ancora definitivo, si rivolge agli adottati e alle persone per cui non è mai stata regolarizzata l’adozione, affidati, affiliati senza nessuna procedura e consente di fare richiesta alla maggiore età e non al raggiungimento dei 25 anni. “A partire dal primo abbiamo cercato di migliorarlo, cercando di sanare le criticità e rispondere alle esigenze”. Zinzi, neoeletto alla Camera, si è reso disponibile a sostenere la battaglia: “Zinzi, Gianpiero, è il figlio di Domenico Zinzi, che aveva sostenuto il primo nostro Ddl. C’è necessità che un parlamentare assapori il clima della battaglia: una cosa è sentir parlare del problema, altra è partecipare”. Le prossime mosse? “Stiamo pensando di chiedere un incontro alla ministra Roccella, che avevamo già incontrato ai tempi della XVII legislatura che e avevamo trovato dalla nostra parte. Potrebbe essere un volano per un Ddl che non ha nemmeno bisogno di essere discusso. Siamo indietro rispetto a tutta Europa”. Nel frattempo, il comitato continua a lavorare sul territorio: “Dopo la stasi dovuta al Covid e alla demoralizzazione di fronte alle non risposte della politica, ora stiamo riprendendo forza ed è imminente un convegno su Napoli con la presentazione del Ddl”. I tempi potrebbero essere maturi, ma si resta ancora in attesa, da anni, di veder riconosciuto un diritto che nel resto d’Europa è la normalità.


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