Giorgia Meloni ha scelto di mettersi in scia a Trump su Ucraina e Gaza. La premier, intervenendo in Senato per le sue comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo in programma per oggi e domani, ha chiarito le mosse del suo esecutivo, giunto al terzo anno di vita. Non si tratta del posizionamento più corretto da un punto di vista “etico” o del più illuminato dal punto di vista tattico, ma è indubbiamente quello più pragmatico, visto e considerato il contesto in cui Roma è chiamata a muoversi. È “realpolitik” in assenza di un’Ue credibile e di un blocco alternativo a quello a guida statunitense in grado di incidere concretamente nel Vecchio Continente e nella porzione di Mediterraneo che “compete” all’Italia.
La guerra in Ucraina
Il minor danno rispetto alla guerra tra Kiev e Mosca è rappresentato dal non invio dei soldati italiani sul campo di battaglia, per cui spinge la “Coalizione dei volenterosi” a trazione franco-britannica. “L’Italia ha già chiarito che non prevede l’invio di propri soldati in territorio ucraino”, ha ribadito la presidente del Consiglio. Confermato anche il rispetto del diritto internazionale relativamente all’utilizzo degli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, a differenza di quanto vorrebbero fare Polonia e baltici, con inevitabili ritorsioni da parte della Russia.
La ricostruzione a Gaza
Sull’altro dossier, il governo italiano ha dato la piena disponibilità a essere co-organizzatore della Conferenza sulla ricostruzione della Striscia di Gaza, che si terrà al Cairo dopo il cessate il fuoco. Si può parlare in questo caso di massimo profitto, visti gli appetiti regionali e l’intreccio delle alleanze esistenti, soprattutto quelle sotterranee. Giorgia Meloni ha evidenziato la centralità della ripresa degli aiuti umanitari a favore della popolazione dell’enclave palestinese, con un rinnovato ruolo centrale delle Nazioni Unite. Nell’ambito dell’operazione umanitaria Food for Gaza, l’Italia ha inviato nella Striscia oltre 2 mila tonnellate di farina e oltre 200 tonnellate di altri aiuti. Non meno importanti sono stati il contributo nelle evacuazioni sanitarie dalle zone dei combattimenti, con un totale di 196 persone curate negli ospedali italiani, e i “corridoi universitari”, che hanno consentito di accogliere già 39 studenti beneficiari di borse di studio.
L’impegno dell’Italia
Assicurata inoltre la disponibilità a fornire tutto il sostegno necessario all’Autorità Nazionale Palestinese, anche sul piano della formazione dei quadri dirigenti, affinché possa presto assumere piene responsabilità di governo, e ad avvalersi della riconosciuta professionalità dei Carabinieri, già da anni presenti a Gerico, per la formazione della polizia palestinese, e nella missione UE per Rafah. L’Italia è pronta a contribuire attivamente ai lavori del “Board of Peace”, l’organo di governo provvisorio per la Striscia di Gaza previsto nell’ambito del piano di Trump.
L’adesione alla linea americana ha come rovescio della medaglia un’eccessiva morbidezza nei confronti dell’operato del governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, che ha fatto dell’uso sproporzionato della forza un suo tratto distintivo, come dimostra la carneficina di civili fatta a Gaza. Malgrado il margine di manovra ridotto, Giorgia Meloni ha assicurato un’alta attenzione sulla Cisgiordania, “dove una politica dei ‘fatti compiuti’ e la violenza dei coloni rischiano di compromettere le prospettive della statualità palestinese”. Rimarcate la condanna dei piani di espansione degli insediamenti israeliani e l’inaccettabilità delle uscite violente di alcuni esponenti politici. Ragione per la quale la leader di Fratelli d’Italia è pronta a sostenere “misure restrittive individuali europee nei loro confronti”.