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La strada impervia di Bonaccini. E la strana battaglia di Nardella

di Edoardo Sirignano -


Vedi razzisti e fascisti ovunque? Condividi compulsivamente i post di Saviano? Ti svegli di notte dando dell’ignorante al comodino? Appartieni ai Letta boys, ovvero a quei “piddini”, usciti con le ossa rotte il 25 settembre e alla ricerca di un qualcosa che esiste solo nella loro immaginazione. La vera sinistra, da mesi, si rispecchia in un solo nome e cognome: Giuseppe Conte. La nuova veste progressista dell’ex premier piace e non poco ai compagni 2.0, che invece non comprendono il linguaggio di un Pd che scende in strada con gli abiti da salotto. Ecco perché quanto predicato dalla squadra del segretario resta sulle chat e non oltrepassa i meandri del web. D’altronde, meglio così. Basti pensare alle ultime uscite pubbliche della capogruppo Serracchiani, che dopo la gaffe sul Vajont, indossando i panni della suffragetta, non si accorge che la Meloni mette in seconda fila due omoni come Salvini e Tajani. L’insipienza dei soliti noti autodistrugge il pianeta degli Scientologist e crea nei fatti due scuole di pensiero.
La prima è quella di chi, comprendendo i mali incurabili di casa, intende sfruttare il vento a favore dei gialli, ritornati alle “parole guerriere”, per tornare a galla. Interlocutore per eccellenza dell’universo pentastellato è Nicola Zingaretti, chiamato dai più l’uomo delle piazze. Non è casuale l’ultimo incontro con l’avvocato di Volturara Appula, avvenuto tra l’altro mantenendo uno striscione. Novità, in tal senso, la presa di posizione di Francesco Boccia. L’intervista rilasciata dal responsabile Enti locali del Pd al direttore de “L’Identità” e intitolata “sinistra cercasi”, vale più di mille parole. Bisogna, però, capire di che tipo. Non può essere la “svolta rossa” quella creatura politica incarnata da Paola De Micheli, figlioccia di Bersani oppure peggio ancora quella di Elly Schlein, morta prima di nascere. “Una follia – dice a bassa voce qualche attivista dem – far passare un prodotto da laboratorio aristocratico come volto del mondo Lgbt e dell’ambientalismo”. Non c’è problema, il Jurassik Pd, buttandola nella prateria, l’ha uccisa prima di farla crescere. Stessa sorte potrebbe toccare al designato Nicola Bonaccini.
L’altra scuola, venutasi a creare dopo la svolta lettiana è quella del popolarismo. Questo mondo certamente non si può trovare in un emiliano, in un figlio delle cooperative. Al contrario, invece, vede come riferimento naturale il sindaco di Firenze. In Dario Nardella, più di qualcuno intravede un nuovo Renzi. Il sostegno di Base Riformista al viceré di Bologna può sciogliersi come un gelato al sole. Quei signori quando risentiranno la parola “centro”, sentiranno battere il cuore e quindi scaricheranno chi con il loro passato non ha niente a che vedere. Non solo sarà rinnegato Bonaccini, ma sarà letteralmente dimenticato. Certi estremismi si sono rivelati un fallimento. Errare è umano, perseverare è diabolico. Sarà riscoperto, quindi, quel giglio, capace di dialogare con chiunque, anche con la destra di governo, come dimostra più di qualche apprezzamento dell’ultimo inquilino di Piazza della Signoria verso l’esecutivo di Giorgia. Meglio per tutti fare un passo indietro e puntare sull’usato sicuro, ovvero sul partito alla Macron che si ispira alla Leopolda, che scommettere tutto sull’evoluzione emiliana delle sardine. Non è da escludere che proprio quel Matteo che prima ha creato Calenda e poi lo ha scaricato, possa tornare protagonista nella vecchia casa, non come prima donna, ma come ispiratore. Quasi come un antico dio che guida il suo popolo. Ecco perché la frase più attuale, a queste latitudini, è “contrordine compagni”.


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