Attualità

La stretta via per la pace del Papa. Il no all’egoismo che non piace a Kiev

di Francesca Chaouqui -


Francesco non si arrende e continua a cercare la strada per la pace in Ucraina
Dopo Kiev, Mosca e Washington, ora la due giorni del cardinale Zuppi in Cina

Il dialogo è la strategia di Papa Francesco per “abbassare la tensione del conflitto” tra Russia e Ucraina. L’andare incontro con umiltà è il mandato evangelico per aprire le porte del cuore, “valicare il muro dell’impossibile” e seguire il sentiero che conduce a mettere da parte ogni egoismo per liberare la pace, il bene comune. Con questi obiettivi ancora una volta l’instancabile e inarrendevole Papa Francesco invia in missione il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che sarà a Pechino fino a venerdì 13.

Poco o nulla si sa del programma del cardinale Matteo Zuppi. Ciò che è certo è l’incontro con Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici. A confermarlo è la portavoce del ministero degli Esteri cinese Nao Ning che ha altresì sottolineato che “sulla questione ucraina, la Cina è sempre impegnata a promuovere la pace e i colloqui, ed è disposta a collaborare con tutte le parti per continuare a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere l’allentamento e il raffreddamento della situazione”.
Dopo Kiev, Mosca e Washington sale agli onori della visita di un inviato di Sua Santità Pechino, l’amata Cina tanto cara a Giovanni Paolo II e tanto strategica per il sogno di Francesco che, sull’aereo tornando dalla Mongolia, aveva già preannunciato il viaggio del cardinale Zuppi, definito “un uomo di grande dialogo e di visione universale”. “Credo – aveva aggiunto il Pontefice in quell’occasione – che dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso per capirci di più e che i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda di un’altra potenza straniera”.
Al centro della missione di Zuppi, quindi, prima che la guerra tra Russia e Ucraina ci sono i rapporti tra il Vaticano e la Cina stessa. Al devoto popolo cinese che tanto ha a cuore il Papa e la Chiesa universale, il compito della preghiera a sostegno della missione di pace, ai governanti invece lo sguardo ammaliante del cardinale Zuppi per ricordare loro che anche l’economia può avere un cuore e che si è davvero grandi se si allargano gli orizzonti per abbracciare un bene che va oltre la crescita del pil e il proprio ruolo tra le potenze mondiali.
Si è grandi se si compiono scelte grandiose per il numero di persone coinvolte, per il bene che può generare, per il benessere della famiglia umana. Da quando gli USA hanno smesso di essere un esempio di libertà per il mondo intero è accresciuta la consapevolezza che il messaggio del fratello maggiore americano non corrisponde alla realtà, tutt’altro. Aver voluto investire in armi per scongiurare le possibilità di guerre tra i popoli in realtà ha avuto un effetto boomerang per tutti i paesi armati tranne che per gli americani, sempre sul piedistallo a gestire le sorti del pianeta.
La Cina sa che non può ancora competere ma il ruolo di mediatrice nel conflitto russo-ucraino potrebbe essere una rampa di lancio per una nuova affermazione tra le potenze mondiali. Un riconoscimento strategico per affermarsi come leader non solo per l’economia ma soprattutto per la politica e la sicurezza.

Parlando del raggiungimento della pace, il cardinale Zuppi alla vigilia della partenza ha dichiarato che essa non deve essere “imposta da qualcuno” ma deve essere “una pace scelta dagli ucraini” con “le garanzie, l’impegno, lo sforzo di tutti”, sottolineando il ruolo della Cina in questo processo come “uno degli elementi forse più importanti”.
Le questioni umane del popolo ucraino poco interessano le scelte cinesi, il cardinale Zuppi avrà bisogno di molta pazienza per poter dialogare in questo contesto così come avrà bisogno di tanta preghiera per condividere la globalizzazione della solidarietà che potrebbe rivelare un inedito e inaspettato volto di Pechino.
Solo due giorni per intravedere se il sogno di Papa Francesco ha basi di speranza. Solo due giorni per individuare un possibile percorso di pace.


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