Editoriale

La vecchia scuola della dc di Casini e il colpo mortale alla seconda repubblica

di Alessio Gallicola -

L'intervento di Casini al Senato ©imagoeconomica


Una settimana prima, nel giorno della fiducia “monca” a Draghi, Pierferdinando Casini si era alzato in Aula e aveva bacchettato il Senato spiegando che la grande lezione della Prima Repubblica insegnava che l’unico modo per scrivere una risoluzione sugli interventi del premier in Aula era la vecchia formula democristiana: “il Senato, sentita la relazione del presidente del Consiglio, la approva”. Una lezione di politica d’antan, che allora era sembrata l’ennesima occasione del Vecchio Drago Dc per marcare la differenza con i dilettanti allo sbaraglio del Parlamento odierno. Ma la politica è strana, infida, e non finisce mai di stupire. Non sono passati neanche 7 giorni e proprio lui, uno degli allievi prediletti di Arnaldo Forlani, finisce sotto la lente d’ingrandimento come l’artefice, suo malgrado, della caduta del governo Draghi. E qual è la buccia di banana? Ma sì, proprio una risoluzione, scritta e presentata dal senatore Casini. Se non l’avessimo visto con i nostri occhi, stenteremmo a crederci.

Forse è la dimostrazione plastica che il mondo è realmente cambiato, la Prima Repubblica è definitivamente archiviata e ci avviamo ormai verso la Terza senza sapere come andrà a finire. L’unica certezza è che ancora una volta la politica ha lasciato scivolare via l’Uomo Forte che aveva chiamato al suo capezzale. Strano Paese, l’Italia, dove un premier affonda pr un “vulnus” parlamentare creato, suo malgrado, da un ex Dc.


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