Salute

La vendita di medicinali contraffatti aumenta con la pandemia

di Redazione -


*di  Mariarosaria Zamboi 

 

La vendita di medicinali contraffatti varca il confine dell’immoralità che sempre si accompagna ai fenomeni di illegalità, poiché fa leva sulle paure dei cittadini, sulla vergogna che accompagna l’acquisto di alcuni farmaci presso le farmacie e sulla crisi economica che induce a cogliere tutte le opportunità di risparmio.

L’ultimo allarme dell’AIFA è del 12 aprile 2021; con un comunicato stampa l’Agenzia Italiana del Farmaco ha evidenziato un aumento delle segnalazioni ricevute da cittadini, da Associazioni e da Aziende relativamente a casi di prodotti acquistati da canali non autorizzati, risultati falsificati, copie degli originali, privi di autorizzazione alla commercializzazione e/o all’importazione. Il problema dei medicinali contraffatti è dunque più attuale che mai.

Non è un fenomeno nuovo: nell’epoca della globalizzazione e del boom dei mercati virtuali, la piaga della contraffazione coinvolge tutti i settori, dall’abbigliamento all’agroalimentare, dalla tecnologia ai giocattoli, fino appunto al settore farmacologico e, in quasi tutti i casi, al danno economico subìto dai circuiti legali si aggiunge quello alla salute dei cittadini che acquistano, consapevolmente o meno, prodotti potenzialmente dannosi.

Una piaga globale di lungo periodo, dunque, che ha trovato nel Covid-19 un nuovo alleato. Questo è quanto emerso già dalle primissime fasi della pandemia: i circuiti illegali non hanno perso tempo, cavalcando l’onda della paura generalizzata e trasformandola in fonte di guadagno. L’allarme ha inizialmente riguardato la vendita di mascherine e di gel igienizzanti non conformi, ma si è rapidamente esteso ai farmaci, fino ad arrivare, negli ultimi mesi, ai vaccini. La preoccupante crescita del volume delle vendite di medicinali e dispositivi medici tramite farmacie illegali on line generalmente gestite dalla criminalità organizzata, era stata denunciata già nell’aprile scorso dall’Agenzia Italiana del Farmaco e dall’Istituto Superiore di Sanità che ha pubblicato uno specifico Report al riguardo, ma anche da organismi internazionali, quali l’ Ema (European Medicines Agency), l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e l’Euipo (European Union Property Office). Questa situazione è avvalorata dai risultati dell’Operazione “Pangea”, una iniziativa internazionale di contrasto alla contraffazione dei farmaci che coinvolge ogni anno Forze di polizia e doganali di oltre 90 paesi.

Nel 2020 i controlli si sono svolti tra il 3 e il 10 marzo, dunque all’alba della pandemia e, oltre all’intercettazione di pacchi sospettati di contenere medicinali contraffatti o senza licenza, si sono concentrati sulla compravendita on line tramite canali non autorizzati, portando alla chiusura di oltre 5mila siti, pagine Facebook e negozi virtuali. L’operazione ha analizzato la pubblicità circolante sul web, individuando più di 2.000 prodotti indicati quali rimedi al Covid-19, con nomenclature evocative come “Corona spray” e “Coronavirus medicines”.

L’inserimento sul mercato europeo di apparecchiature e prodotti contraffatti è risultato essere frutto di organizzazioni aventi sede sia all’interno dell’Unione (soprattutto in Bulgaria, Germania, Paesi Bassi e Polonia) sia al di fuori (Cina, India, Stati Uniti). Le società italiane sospette sono state il 6,9% del totale; solo nel nostro Paese, nell’arco di una settimana sono stati rilevati 1.699 post su Twitter collegabili a prodotti contraffatti: kit di autodiagnosi, clorochina (un farmaco antimalarico inizialmente indicato da alcuni siti come in grado di curare i sintomi del Covid-19), Ritonavil, Arbidol, mascherine, ecc. Il meccanismo è sempre lo stesso, dove c’è una falla nel sistema si inserisce la criminalità organizzata, dove c’è la paura c’è il maggiore guadagno. E il web diventa il principale alleato grazie alla sua capacità di diffondere rapidamente notizie e alle difficoltà di controllo e tracciabilità di tutte le operazioni che hanno luogo nelle piazze virtuali. Sulle fake news veicolate dai Social Network riguardo a presunti rimedi al Covid-19 si potrebbe scrivere un’enciclopedia. Fanno riferimento a generici studi scientifici e ad autorevoli fonti non specificate, insinuano il dubbio che le fonti ufficiali non raccontino la verità e propongono l’impiego di rimedi casalinghi o di farmaci che agli italiani verrebbero negati. Forse meno rischiosi, ma il più delle volte grotteschi e fuorvianti i rimedi di prevenzione naturali e i sistemi di autodiagnosi suggeriti da varie fonti su Internet: assumere vitamina C, zenzero o aglio bollito, bere bevande calde perché il virus si inattiverebbe a 26-27° C, gargarismi con acqua salata o aceto, esposizione alla luce UV, consumo di cannabis, trattenere 10 secondi il respiro ogni mattina per escludere la presenza di infezione polmonare, tabelle di comparazione dei sintomi influenzali con quelli del Coronavirus attribuite alla Croce Rossa. Più gravi i casi in cui la Rete, attraverso la diffusione di messaggi vocali, video e notizie, si fa portavoce della possibilità di reperire su Internet farmaci per la cura del Covid-19 senza prescrizione medica o non venduti in Italia. È il caso dell’Arbidol, medicinale antinfluenzale prodotto e approvato in Russia, ma non dalla FDA né dall’EMA, sul quale circolava un video in cui due italiani all’aeroporto di Mosca indicavano il farmaco come cura efficace per il Covid-19 venduto nelle farmacie russe, ma non in quelle italiane lasciando intendere che l’alto numero dei decessi in Italia dipendesse proprio dal mancato utilizzo di tale medicinale. L’Istituto Superiore di Sanità ha individuato numerosi siti che pubblicizzavano e vendevano il farmaco senza ricetta medica. Una situazione analoga è stata riscontrata rispetto alla vendita del Kaletra e della clorochina. Il primo è un medicinale autorizzato per il trattamento dell’HIV e il secondo un antimalarico, entrambi utilizzati in via sperimentale per la cura del Covid-19, ma solo su prescrizione medica e in àmbito ospedaliero, ed entrambi facilmente reperibili on line su siti esteri senza la presentazione di ricetta medica, esplicitamente proposti per il trattamento dell’infezione da Coronavirus.

Lo scorso 27 aprile, i Carabinieri del Nas hanno oscurato 92 siti web riconducibili a server esteri che pubblicizzavano e vendevano farmaci contraffatti, fra i quali anche alcuni “anti-Covid” legalmente disponibili solo in farmacia e dietro prescrizione medica, come la citata clorochina, ma anche medicinali come la ribavirina, un antivirale autorizzato solo per l’uso compassionevole in pazienti ospedalizzati con difficoltà respiratorie legate al Sars-Cov 2 e l’indometacina, la cui assunzione senza controllo medico può comportare gravi effetti collaterali. È solo la punta dell’iceberg, considerando che già nei primi 4 mesi del 2021 sono stati 121 i provvedimenti di inibizione all’accesso (oscuramento) di siti per la vendita di farmaci illegali e decine se ne contano nei mesi precedenti. Il contrasto non è facile, giacché i gestori eludono i provvedimenti spostandosi su altri indirizzi Internet sui quali ripropongono gli stessi prodotti con gli stessi claim accattivanti e riferimenti a studi scientifici non precisati.

Nella nota del 12 aprile, l’AIFA pone l’attenzione anche sulla questione vaccini, invitando alla prudenza. In molti paesi sono infatti già stati segnalati siti che offrono vaccini anti-Covid e in questo caso si sconfina nel mondo del dark web e dei black market. Un business da milioni di dollari che specula sulla pandemia: vaccini a partire da 500 dollari per l’Oxford-AstraZeneca, 600 dollari per il Johnson & Johnson e per il russo Sputnik, fino a 750 dollari per il cinese Sinopharm. E non solo vaccini; il dark web offre anche la possibilità di acquistare falsi certificati vaccinali, documenti contraffatti di negatività al Covid-19 e, in vista dell’estate, il Covid Green Pass, il tutto pagabile in Bitcoin per evitarne la tracciabilità. Insomma, mentre il mondo intero lotta contro la pandemia, c’è chi senza scrupoli guadagna sulla crisi.

Ma quali sono i rischi per la salute e come difendersi dalle truffe? I medicinali e i vaccini illegali sono privi di qualunque garanzia sulla qualità, l’efficacia e la sicurezza. Non se ne conoscono gli effetti collaterali né l’esatta composizione; talvolta, sono una perfetta imitazione dell’originale sia nel contenuto sia nel confezionamento, altre volte il principio attivo è presente in quantità differente dall’originale o non è affatto presente, sostituito da un altro o da sostanze tossiche, altre volte ancora dietro ad un medicinale originale si nasconde la falsificazione della data di scadenza o del numero di lotto. I rischi sono legati ad una differente efficacia del farmaco, alla presenza di sostanze nocive per la salute tanto nel principio attivo quanto negli eccipienti, alle modalità di conservazione e confezionamento non idonee a garantire la sicurezza del farmaco; inoltre, la mancata supervisione da parte di un medico nell’assunzione di alcuni farmaci, specialmente da parte di alcuni soggetti, può avere gravi conseguenze, talvolta irreversibili. Oltre alla salute, il pericolo riguarda anche i dati personali. Spesso non è necessario completare l’acquisto per essere truffati, è sufficiente cliccare sul link sbagliato per dare in pasto a malintenzionati dati sensibili compresi quelli bancari; il web è costellato di siti truffa che arrivano al consumatore attraverso mail di phishing, pubblicità, avvisi di sicurezza e offerte. La normativa italiana consente la vendita on line di medicinali solo alle farmacie, parafarmacie o “corner della salute” della GDO e, limitatamente, a farmaci senza obbligo di ricetta. Qualunque altro canale di vendita o piattaforma di e-commerce è dunque illegale ed è sempre vietata la vendita di farmaci per i quali è richiesta la prescrizione medica. I canali di vendita legali espongono, inoltre, sulla propria pagina web il logo comunitario, introdotto dalla Direttiva UE2011/62, che identifica le farmacie e gli esercizi commerciali autorizzati alla vendita on line e deve essere visibile su tutte le pagine di navigazione del sito; cliccando sul logo si viene reindirizzati al sito del Ministero della Salute dove sono disponibili tutti i dati dei soggetti autorizzati al commercio virtuale di farmaci. Tuttavia, non è così semplice evitare di incappare in siti truffa, le bande criminali affinano costantemente le proprie tecniche, riproducono alla perfezione loghi e confezioni, tanto da riuscire ad ingannare anche il consumatore più attento. Del resto, la propensione degli italiani ad effettuare acquisti on line è in aumento negli ultimi anni e la pandemia ha dato un ulteriore impulso alla diffusione di questo stile di consumo. Secondo le rilevazioni Eurispes contenute nel Rapporto Italia 2021, il 71% degli italiani ha l’abitudine di fare acquisti sul web e, tra questi, il 20,6% ha comprato almeno una volta, nell’ultimo anno, dei medicinali in Rete. Sebbene in questa statistica confluiscano tutti gli acquisti, compresi quelli effettuati presso i canali ufficiali, sono milioni gli italiani che rischiano di imbattersi in frodi e prodotti pericolosi per la salute. Rivolgersi sempre al proprio medico di fiducia, verificare l’attendibilità dei siti presso cui si effettuano gli acquisti, non fornire i propri dati personali, non acquistare on line farmaci che richiedono la prescrizione medica, non seguire profilassi “fai da te” suggerite dai Social Network, segnalare sempre i siti o e-mail sospette, sono le regole di base per difendersi dal mercato illegale del farmaco. In Italia, le Istituzioni sono costantemente impegnate nella lotta alla contraffazione, ma questa non è sufficiente se non affiancata da una capillare attività di sensibilizzazione rivolta ai consumatori sui rischi connessi all’acquisto di prodotti contraffatti e sulle conseguenze economiche, sociali e per la salute che si celano dietro l’opportunità di risparmio.

 *ricercatrice Eurispes

 


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