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La via verso l’Africa. Come sarà davvero la guerra agli scafisti

di Rita Cavallaro -

PORTO ARRIVO DELLA NAVE HUMANITY 1 CARICA DI MIGRANTI


La ricetta del governo Meloni contro l’immigrazione clandestina è chiara e articolata su più fronti. Da un lato la guerra ai trafficanti di esseri umani, veri responsabili delle morti in mare, dall’altro interventi di sviluppo nei Paesi africani, accompagnati da un decreto flussi e sotto l’egida dell’Europa. Ad approfondire le prossime mosse per il contrasto agli sbarchi illegali, ieri è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, di rientro dall’Egitto, dove ha incontrato il presidente al-Sisi e ha affrontato la questione migratoria, portando a casa un impegno di stretta collaborazione, teso a fermare le partenze. “L’obiettivo nostro è bloccare i trafficanti di esseri umani perseguendo i reati commessi anche al di là dei confini nazionali e invece favorire l’immigrazione regolare”, ha detto Tajani a SkyTg24, sottolineando che “presenteremo un decreto flussi triennale con una visione ampia, favorendo quei Paesi virtuosi che facciano accordi con l’Italia e che siano pronti a riprendersi i migranti irregolari, i quali avranno una quota maggiore di migranti regolari da far venire nel nostro Paese. Penso che sia possibile arrivare a 80mila in un anno”, ha annunciato, aggiungendo che l’eliminazione della protezione speciale per i vincoli familiari del richiedente asilo, contenuto nel decreto flussi, mira a “stringere le maglie perché questa non può diventare strumento per eludere le norme”. Il titolare della Farnesina ha voluto precisare come non ci sia “nessun accanimento contro persone non italiane, ma vogliamo che vengano a lavorare e che si possano inserire con tutte le tutele legali e sindacali di cui godono i cittadini italiani”. Tajani non ha fatto mistero di quanto sia incandescente la situazione internazionale in questo momento così delicato, in cui l’intera Europa rischia una destabilizzazione, qualora si avverino le previsioni dei nostri 007, che hanno lanciato l’allarme per un’invasione di 685mila migranti dalla Libia. “C’è una situazione internazionale complicata”, ha spiegato il vicepremier, “e ci sono coincidenze che creano una pressione migratoria, si pensi al terremoto in Turchia e Siria con l’allentamento dei controlli sull’immigrazione da parte di Ankara, una situazione nel Corno d’Africa difficile, c’è, ripeto, la presenza di Wagner che non è l’unico elemento ma uno dei tanti, insieme alla crisi alimentare causata dalla carenza frumento, con il rischio di una fuga di massa da questi Paesi. Poi c’è il corridoio balcanico, alla frontiera con il Friuli-Venezia Giulia. Tutta la situazione è complicata”. Motivo per il quale il governo si è attivato affinché i Paesi africani possano ambire all’autonomia alimentare. E martedì, in Egitto, Tajani ha incontrato “le imprese del settore agroalimentare egiziano con l’obiettivo di arrivare ad una autonomia almeno parziale perché non siano costretti ad acquistare grano ucraino e russo e produrlo in loco. L’Egitto ha tanti migranti”, ha detto, “ma pochissimi sono quelli che partono. Ci è stata promessa collaborazione anche in Libia, dove l’Egitto ha una forte influenza. In Tunisia la situazione è più preoccupante a causa della crisi finanziaria. Stiamo lavorando affinché il Fondo monetario internazionale possa stanziare un miliardo di dollari. Anche gli Emirati hanno messo a disposizione mezzo miliardo di dollari per uscire dalla crisi. Ci sono una serie di concause che ci allarmano”. Tra tutte proprio la terribile crisi economica di Tunisi. “Dobbiamo sostenere la Tunisia, che è il luogo da dove stanno partendo più migranti”, spiega Tajani. “La cosa fondamentale è impedire un collasso finanziario della Tunisia”. Un piano operativo da attuare con l’aiuto dell’Europa, che “deve intervenire perché l’Italia da sola non riesce a gestire i flussi dei migranti”. Per il titolare della Farnesina “l’Ue deve capire che non è tempo di prassi burocratiche ma di azioni immediate. Già lunedì prossimo”, durante il Consiglio Affari Esteri, “dobbiamo agire sulla Tunisia, dobbiamo sostenerla”.

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