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La violenza non ha colori: si combatte con la libertà

di Redazione -


Come si può picchiare un giornalista per la propria idea del mondo, per una sua verità, per un suo modo di vedere le cose. La libertà non può e non deve aver paura. La migliore risposta alla violenza è stata continuare a scrivere, terminare quanto ho iniziato al mattino, denunciare quanto non funziona in una capitale che, purtroppo, è ancora malata. Nel 2022 non si può picchiare un giornalista a pochi metri dalla sua redazione e dalla Rai e poi fuggire. Non basta un pugno a fermare la libera informazione, né una minaccia. Sono semplicemente spaventato, ma più forte di prima. La persona che mi ha aggredito non ritengo debba avere la mia attenzione, né quella di qualcun altro. Merita, piuttosto, quanto mi ha detto qualche mese fa, ovvero di stare attento perché ho fatto arrabbiare qualcun altro… Io ci sono, continuo a firmare i miei articoli. Questa è la sola forza che mi consente di svolgere il mio lavoro. Quella di ieri è stata una lezione di vita. Il giornalismo è una missione. Vuol dire trasmettere valori, proprio come mi hanno insegnato i miei genitori, il mio direttore Tommaso Cerno, Alessio Gallicola e tanti colleghi con cui ho avuto e ho l’onore di lavorare. In questo modo non viene colpito Edoardo, ma un’intera categoria che crede nella libera informazione. Voglio solo poter scrivere, dire quello in cui credo, senza aver paura di nessuno. Il pugno, come i tanti messaggi di amici, colleghi, persone che dicono di volermi bene e di trovare la forza è energia allo stato puro. Di fronte alla violenza, non esistono colori, bandiere. Non auguro nulla di male a questa persona, né voglio soldi, che casomai darò in beneficenza. La mia volontà è solo poter recarmi alla mia scrivania, senza guardarmi le spalle quando prendo il 31 o il 33. Detto ciò, domani sarò a firmare i miei pezzi, a fare interviste, piacciano o meno a chi viene sotto la mia redazione e pensa di poter fare giustizia.


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