Esteri

L’allarme degli Usa: “La politica Zero Covid della Cina rappresenta un pericolo per tutti”

di Martina Melli -


Molte città cinesi, in seguito ad un vigoroso allentamento delle restrizioni anti contagio, si trovano ora a gestire una nuova epidemia Covid-19 che preoccupa moltissimo gli Stati Uniti. Nello specifico, gli Usa temono che la nuova ondata di contagi nel Paese più popoloso del mondo possa generare nuove mutazioni del virus. La Cina da alcune settimane, infatti, sta pagando il prezzo dell’allentamento dei protocolli “Zero Covid”( quarantena e isolamento), gli stessi protocolli (durissimi) che, isolando 1,4 miliardi di persone, erano riusciti a tenere a bada il coronavirus tra il 2020 e il 2022.
“Per quel che concerne l’attuale emergenza in Cina, ci aspettiamo che vengano presi provvedimenti seri”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price in un recente briefing. “Sappiamo che con la diffusione, il virus ha la possibilità di mutare. Così facendo rappresenta una minaccia per tutto il mondo. Il bilancio del virus è fonte di preoccupazione per tutti, date le dimensioni del Pil e dell’economia cinese”, ha continuato Price.
L’America ha paura che il Governo cinese stia nascondendo o alterando il vero numero delle vittime: lunedì scorso la polizia e le guardie di sicurezza hanno respinto alcuni giornalisti da un crematorio di Pechino e il Governo, domenica scorsa, ha riportato solo 2.097 nuovi casi giornalieri, un numero decisamente troppo basso data la situazione.
Il Partito comunista ha sempre difeso la politica Zero Covid, insistendo di aver gestito la pandemia molto meglio dell’Occidente. Questa “improvvisa” inversione a U si deve al caos e alle proteste che si sono scatenate da fine novembre in numerose città.
La miccia, è stato il tragico incendio nella regione occidentale dello Xinjiang dove molte persone sono rimaste uccise a causa delle strettissime misure di contenimento. Secondo l’epidemiologo Wu Zunyou, un alto funzionario sanitario cinese, la Cina sta vivendo la prima delle tre ondate previste per questo inverno.
Zunyou crede che l’attuale picco di infezioni durerà fino a metà gennaio, mentre la seconda ondata sarà innescata dai viaggi di massa intorno alle celebrazioni del Capodanno lunare che iniziano il 21 gennaio.
La terza ondata, secondo il dottore, si svolgerà da fine febbraio a metà marzo, quando le persone torneranno al lavoro dopo le vacanze.
Secondo lui l’attuale copertura vaccinale offre un certo livello di protezione e ha indubbiamente favorito un calo del numero di casi gravi.
Nel complesso, la Cina sostiene che il 90% della sua popolazione sia stata completamente vaccinata. Tuttavia, meno della metà delle persone di età pari o superiore a 80 anni ha ricevuto tutte e tre le dosi del vaccino.
Inoltre, Pechino ha deciso di sviluppare e produrre i propri vaccini che, in più occasioni, hanno dimostrato di essere meno efficaci rispetto ai vaccini utilizzati nel resto del mondo.Le dichiarazioni del dottor Wu arrivano in seguito a quelle di un rispettabile istituto di ricerca con sede negli Stati Uniti, secondo il quale in Cina ci sarà una grave esplosione di casi e oltre un milione di morti nel 2023.
Nel frattempo, è dal 7 dicembre che il Governo non ha segnalato ufficialmente alcun decesso per Covid. In quella data le restrizioni sono state revocate definitivamente e sono stati aboliti i test di massa.Nonostante i dati rilasciati dalle istituzioni e le dichiarazioni pubbliche, risulta che a Pechino ci siano rapporti di decessi legati al Covid. Come se non bastasse negli ultimi giorni lo scenario è tornato allarmante: gli ospedali della capitale e di altre città sono in deficit di attrezzature e posti letto, e in tutto il Paese è stato richiesto un aumento considerevole di posti nelle terapie intensive.

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