Attualità

L’allarme migranti: la fuga dell’Europa e i piani di Bruxelles

di Domenico Pecile -


Gli sbarchi, le tensioni, le cariche della polizia, Lampedusa al collasso, gli appelli all’Ue, la debolezza dell’Europa, Germania e Francia in ritirata: siamo oltre, molto oltre l’emergenza. Siamo a un passo dal baratro, incapaci – il riferimento corre d’obbligo all’Ue e alla sua decennale latitanza – di fornire risposte a un fenomeno che pare diventare incontenibile e il cui esercito di disperati si sta ingrandendo a causa dei cosiddetti migranti climatici.

E il relativo sospiro di sollievo che ha potuto tirare Lampedusa, che grazie ai trasferimenti all’interno dell’hot spot ospita “soltanto” 4.200 presenze (l’altro ieri ce n’erano 7mila) e ancora in diminuzione, non deve trarre in inganno. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al proposito è stato tranchant e si è detto certo che la situazione è destinata a peggiorare. Proprio per questo il Governo sta mandano segnali per dire ai piani alti dell’Europa che la misura è ormai colma, che le chiusure delle frontiere da parte di Francia e di Germania sta rendendo la situazione ancora più drammatica, che l’Italia è allo stremo e che non può sobbarcarsi da sola un dramma socio-politico che va anche oltre i confini del Vecchio continente. Non solo, ma lo stesso Tajani ha allargato il campo, invocando – oltre a scelte finalmente concrete da parte dell’U – l’aiuto anche dell’Onu e del G20.

“Non possiamo essere lasciati soli. O prendiamo il toro per le corna – ha detto Tajani – oppure non ne usciamo. Non basta neppure la sola Europa per affrontare un problema così enorme, che interessa non soltanto quasi l’intera Africa, ma anche l’afflusso della rotta balcanica. Per questo abbiamo coinvolto le nazioni unite, il G20, abbiamo lavorato a una grande conferenza interazionale che deve essere l’avvio di un vero processo di stabilizzazione del Sahel”. L’instabilità nella regione sub-sahariana “per la quale servirebbe una grande mobilitazione, è drammatica: da quei Paesi – ha aggiunto Tajani – c’è una spinta verso il Nord del Continente, in particolare verso la Tunisia, per sbarcare in Italia, e poi una volta qui raggiungere altri Paesi. Ma l’accoglienza dei migranti irregolari pesa tutta sulle nostre spalle. E sono costi enormi”. Tajani al proposito ha fatto sapere di avere convocato al ministero gli ambasciatori di Guinea e Costa d’Avorio, Paesi da cui partono centinaia di migranti irregolari per l’Italia. Il ministro ha preteso, giustamente, un criterio più rigido per frenare le partenze, per accettare i rimpatri.

Inoltre, la Farnesina è in stretto e costante contatto con Algeria e Tunisia, che assicurano collaborazione, ma che pure loro da soli non ce la fanno più. E una prima risposta agli appelli italiani è arrivata dalla portavoce della Commissione europea Anitta Hipper, secondo cui “la situazione attuale della migrazione “ci sottolinea una volta ancora le sfide che abbiamo e gli sforzi che dobbiamo mettere in campo.
Su Lampedusa la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen è in contatto con la premier Giorgia Meloni e questa mattina (ieri per chi legge, ndr) la commissaria degli Affari interni Yilva Johansson ha sentito il ministro Piantedosi per una valutazione della situazione e per vedere come l’Ue possa fornire aiuti. Noi supportiamo l’Italia a un livello operativo e finanziario”. Ma bisogna che alle parole seguano immediatamente i fatti perché, come dice ad esempio il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino – che ha proclamato lo stato di emergenza – “la situazione sull’isola è giunta a un punto di non ritorno: Serve che l’Europa ci metta la faccia, con un’operazione di soccorsi in tutto il Mediterraneo e che il Governo prenda decisione immediate, rapidità e continuità nei trasferimenti, oltre a interventi a sostegno del territorio”.

Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, si è spinto oltre e ha affermato che “l’arrivo dei migranti sulle coste internazionali evidenzia come ci siano degli interessi internazionali che vogliono colpire l’Italia: Il nostro Paese non può essere lasciato solo”. Salvini – che al pragmatismo del premier e di Tajani – preferisce l’approccio ideologico, continua a ripetere che servono decreti sulla sicurezza più draconiani di quello varato dal suo Governo giallo-verde perché siamo di fronte a una a ”guerra”. E sulle mosse di Francia e Germania, non ha dubbi: “Con Marine Le Pen all’Eliseo sarebbe di molto più facile soluzione la questione migranti, perché il problema è difendere i confini del Sud, non quella di non prenderli in carico, lei avrebbe ben altra determinazione”.
E da Trieste, il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci ha detto che il tema non p di soccorrere uno in mare, che va fatto sempre e comunque e dovunque, ma il tema è che non bisogna far partire barche e barchini sottraendoli a mafia e scafisti. Abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di forze lavoro, ma devono arrivare legalmente”.


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