Economia

L’altra verità su Eni e Finmeccanica

I processi per corruzione. L’Ocse preoccupata “per l’elevato numero di assoluzioni in Italia”. E la stampa investigativa troppo attenta al destino dei manager

di Federico Tassinari -


Ciclicamente alcuni media, in particolare il Fatto Quotidiano, noto paladino della Giustizia e dei giudici, ritorna su vecchi casi per i quali la magistratura si è espressa con sentenze definitive di assoluzione per gli imputati. Questa volta lo fa per sottolineare quanto l’ Ocse ( l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) abbia criticato l’ Italia, sottoposta al periodico esame che l’organismo internazionale applica a turno ai vari paesi. Sul rapporto sulla corruzione il Fatto scrive ” dopo i numerosi incontri che gli esaminatori tedeschi e statunitensi hanno avuto in aprile in Italia, l’ Ocse ha sottolineato, plaudendo al dipartimento costituito dall’allora Procuratore Francesco Greco e guidato dall’aggiunto Fabio Di Pasquale, che esiste preoccupazione perché i processi in Italia sui casi di corruzione all’estero hanno prodotto un numero elevato di assoluzioni. Quasi tutte le condanne per corruzione all’estero sono garantite dal patteggiamento, una forma di risoluzione non processuale”. Il documento Ocse fa riferimento ai processi Eni-Algeria, Eni-Nigeria, Finmeccanica-India, sottolineando che “in ciascuna di queste tre vicende, invece di considerare contemporaneamente la totalità delle prove fattuali, si considera ciascun elemento di prova solo singolarmente. Per ciascuna voce viene adottata un’interpretazione alternativa, a discarico”. Ora noi non siamo esperti di diritto, sappiamo però che sono passati anni nei quali i vertici delle nostre maggiori aziende, Eni e Finmeccanica, oggi Leonardo, sono stati sotto la spada di Damocle di ipotetiche condanne, mai avvenute perchè dobbiamo ricordare che Claudio Descalzi (nella foto) attuale ad di Eni, Paolo Scaroni ex ad di Eni il 19 luglio di quest’anno sono stati assolti definitivamente dall’accusa di corruzione sulla questione Eni-Nigeria, che la Procura di Milano nella stessa data ha rinunciato all’appello, la decisione arriva dopo l’assoluzione di primo grado del 17 marzo 2021. Tutti assolti perché il fatto non sussiste, confermata l’assoluzione dei 15 imputati, fra i quali oltre a Descalzi e Scaroni, figurava l’ex ministro dell’energia nigeriano Dan Etete, oltre a 4 ex manager di Shell, ex dirigenti di Eni e alcuni intermediari. In tutti gli anni che hanno tenuto sulla graticola i manager sopra citati, le nostre aziende, che hanno nel mondo concorrenti agguerriti, hanno subito danni immensi in termini di immagine ed economici con l’alternarsi delle quotazioni di Borsa, difficoltà sulle gare internazionali dove spesso primeggiamo grazie alle capacità di un management che si è sempre distinto per capacità e lungimiranza, prima con Scaroni e poi con Descalzi in continuazione di una linea vincente. Basta ricordare i nuovi giacimenti scoperti in giro per il mondo sbaragliando una concorrenza sempre particolarmente agguerrita, oltremodo sostenuta da processi basati su pochi fatti e molto fumo, come le sentenze di assoluzione dimostrano. Per Finmeccanica (oggi Leonardo ) riportata a galla dall’ Ocse parliamo del 22 maggio 2019 quando la Cassazione ha confermato il proscioglimento dall’accusa internazionale di false fatture per gli ex ad di Finmeccanica e Augusta Westland, Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, in relazione alla presunte tangenti per la fornitura di elicotteri all’India, respinto il ricorso del PG di Milano contro la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano dell’ 8 gennaio 2018. Nel nostro Paese parliamo da anni di una riforma della Giustizia seria che determini tempi dei processi da paese civile, di Giudici che nella loro gran parte sono imparziali e fedeli ai principi di giuramento, mentre altri, come le vicende delle nomine del caso Palamara ci insegnano, sono dediti più alla loro carriera che non a far valere le leggi del diritto. Riteniamo che l’ Ocse farebbe bene ad occuparsi di questo invece di gridare allo scandalo perchè ci sono state delle assoluzioni per prove valutate singolarmente e non nel loro complesso, come il Fatto Quotidiano dovrebbe ripensare alle decine di articoli, prime pagine con strilli e titoli scandalistici nei quali si ipotizzavano tangenti da centinaia di milioni intascate per acquisire contratti di esplorazione estrazione. Qualcuno sostiene che concorrenti e giornalisti ” investigativi ” speravano che il management sottoposto al fuoco incrociato avrebbe abbandonato il posto di comando lasciando campo libero agli avversari. Così non è stato e non comprendiamo il motivo di andare a rimestare vecchie questioni. A pensare male però…


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