Esteri

L’ANALISI – L’America di Trump vs Taylor

di Martina Melli -


Da anni ormai Miss Americana sente il dovere di usare la propria voce a favore dei diritti civili e, nel quadro assai più vasto e complesso di una società frastagliata e frastornata come quella Usa, sfruttare la propria influenza, la propria immagine e la risonanza del proprio microfono per indirizzare gli elettori, o quanto meno, spronarli a riflettere. Taylor Swift, da tenera adolescente del country con in braccio la chitarra su cui cadevano morbidi i riccioli d’oro, non ha fatto solo tanta strada ma anche rinnovato look e cambiato cause che le stanno a cuore.

Da sempre famosa per la ricca rosa di fidanzati – che puntualmente, appena diventano ex, vengono asfaltati nell’ultimo Lp in uscita (Calvin Harris e Tom Hiddleston solo per citarne un paio) – dal 2014, da quando cioè Trump è sceso in campo, ha stravolto stile musicale e abbracciato una serie di lotte senza quartiere, come quella contro Spotify, contro lo strapotere discografico di Kanye West e, come già accennato, contro la figura di Big Donald che di solito esorta i maschi bianchi cisgender d’Occidente a prendere le donne “by the pussy”, inutile stare a tradurre.

La sua avversione a Trump è nota: lo ha denunciato per aver “alimentato il fuoco della supremazia bianca e del razzismo” in un tweet del 2020. A settembre Swift ha chiesto ai fan su Instagram di registrarsi su Vote.org e, subito dopo, il sito ha segnalato circa 35.000 registrazioni. Noto è pure il fatto che i giovani elettori dem ritengano il presidente Joe Biden troppo vecchio. Sono sconvolti dalla guerra di Israele a Gaza e frustrati dal condono dei prestiti studenteschi.

Ma c’è una persona che potrebbe effettivamente aiutarli, ed è proprio Taylor.
Nella peggiore delle ipotesi potrebbe far pesare l’ago della bilancia verso Biden, in barba a un tycoon che a campagna elettorale appena iniziata ha già vinto ovunque. Nel migliore dei casi, invece, e questo si augurano tutti i democratici, Swift potrebbe individuare e avallare un nome, un nuovo candidato, un astro nascente della politica moderata a cui regalare tutta la propria fiducia.

Nel 2023 la pop star è stata onnipresente nell’opinione pubblica: dal tour di concerti da record – che alcuni ritengono abbia aiutato gli Usa a evitare la recessione – alle apparizioni alle partite della National Football League a sostegno del nuovo fidanzato Travis Kelce, che gioca per i Kansas City Chiefs.
La sua partecipazione all’evento più seguito in America, il Super Bowl del prossimo 12 febbraio, forse riserverà grandi sorprese.

Ci sono molte ragioni quindi, per credere che la sua popolarità potrebbe tradursi in una forza politica. Circa il 18% degli elettori americani (tra cui 3 giovani elettori su 10) ha, guarda caso, dichiarato che sarebbe molto più propenso a votare per un candidato sostenuto da Swift rispetto a eventuali possibilità random prive di endorsement. Non lo diciamo noi, lo dice l’ultimo sondaggio di Newsweek.
Se da una parte la Casa Bianca ha chiesto un’azione al Congresso e alle società di social media per impedire la diffusione di immagini deepfake di Swift su X, dall’altra gli alleati di Trump e i media conservatori come Fox News sono in fibrillazione. La corsa presidenziale 2024 è ormai, davvero, ufficialmente, in mano a una popstar?


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