“L’amore tossico”: aumenta la violenza di genere tra i giovani
La crescita, nella fascia tra i 18 e i 41 anni. La trasformazione delle relazioni sentimentali, costruite sulla falsariga dei social
Dal Tribunale di Milano un’allerta sull’andamento dei reati di violenza di genere: i magistrati segnalano una crescita dei procedimenti che coinvolgono i giovani.
“Amore tossico”
Un’analisi che, nell’esperienza dei Centri Antiviolenza, si sposa ad una fotografia di comportamenti dettati anche da una trasformazione delle relazioni sentimentali. La violenza scatta in quelle recenti o già interrotte. Molti episodi emergono dopo periodi brevi di conoscenza. Le dinamiche di controllo emergono in modo rapido e insistente.
Numeri preoccupanti: i reati crescono
La composizione anagrafica degli imputati mostra un aumento nella fascia tra i 18 e i 41 anni. L’89% dei condannati, di genere maschile e il 61% italiani. La presenza maggiore, tra i 31 e i 41 anni (30,4%), il più grande incremento nella fascia 22-31 anni (14%), un aumento del 10% anche nella fascia 18-21 anni. Numeri che preoccupano il presidente del Tribunale, Fabio Roia: “Se i giovani uomini adulti sono autori di questi reati significa che quella cultura patriarcale che apparteneva alle generazioni precedenti è stata loro trasmessa“.
Violenza di genere: i motivi
Un dato in crescita rispetto agli anni precedenti. In Tribunale si collega questa tendenza alla difficoltà nel gestire frustrazione, rifiuto e separazione. I rapporti affettivi si formano spesso con forte intensità emotiva e senza riferimenti stabili. E la rottura di un legame viene percepita come perdita di autorevolezza o di identità.
Tra i reati più diffusi, maltrattamenti, stalking e violenza sessuale. Molti episodi iniziano con messaggi continui, richieste di localizzazione, controllo dei profili social. Alcune situazioni registrano la pretesa di accesso ai dispositivi elettronici in uso o alle password personali. Perché la sorveglianza digitale produce una presenza costante. Così, la violenza si struttura prima che la vittima la riconosca come tale.
Le donne denunciano
Le richieste di aiuto aumentano tra ragazze tra i 18 e i 25 anni, lo fanno fortunatamente più che nell’anno scorso. Sono studentesse e giovani lavoratrici che vivono in autonomia recente. Gli operatori dei Centri Antiviolenza segnalano le loro difficoltà nel nominare l’abuso nelle fasi iniziali della relazione. Segnali spesso minimizzati.
L’analisi del Censis
In questo – ha avvertito il Censis – una radice culturale profonda. Modelli che sovrappongono amore, gelosia e controllo, una educazione all’affettività discontinua e non strutturata. La gelosia come prova di coinvolgimento emotivo. La rappresentazione delle relazioni appresa soprattutto da social, musica o da contenuti digitali diffusi in Rete senza controllo.
Dal Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo, infine, un’amara ammissionecirca i reati di violenza di genere: la risposta giudiziaria interviene quando il danno è già in corso. Le misure di protezione non bastano, in assenza di una prevenzione che non è scattata al momento giusto. Fondamentale in questo campo, se non fatale, il fattore tempo. Tutti i tempi lunghi pesano sulla sicurezza delle vittime. I percorsi di uscita dalla relazione violenta risultano fragili, se non sostenuti in modo costante. Perciò gli operatori chiedono risorse stabili e più personale qualificato.
La prevenzione delle violenze
Il quadro è netto: la violenza non arriva all’improvviso, cresce. Un fenomeno radicato, che muta insieme ai modi in cui i giovani si raccontano e vivono le relazioni.
Nasce in una frase che limita, in un controllo che sembra premura, nell’idea che “l’amore trattenga”. Diventa abitudine, poi dominio. Riguarda la formazione dell’identità, il bisogno di conferma, la paura di perdere l’altro e se stessi. Il Tribunale di Milano indica che questo accade ora, tra i giovani, nei legami più comuni.
Non è eccezione, è contesto. Per questo non basta indignarsi. Occorre riconoscere la violenza quando è ancora sotto traccia, quando si maschera da affetto. È lì che si decide se resta ombra o diventa ferita.
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