Esteri

Lanci di missili nelle due Coree

di Eleonora Ciaffoloni -



Domenica Seul ha risposto a un test effettuato il giorno prima da Pyong-Yang. Che intanto occupa la presidenza della Conferenza sul disarmo

Si alza la tensione in Corea del Nord. Lo scorso fine settimana sui cieli della penisola sono apparsi diversi missili: otto sono stati lanciati sabato dalla Corea del Nord nel Mar del Giappone, altrettanti sono partiti il giorno successivo dalla Corea del Sud e diretti verso lo stesso obiettivo. Lo Stato maggiore congiunto sudcoreano ha confermato il lancio che “dimostra come anche se la Corea del Nord provoca, Usa e Corea del Sud hanno la forza e la potenza di rispondere immediatamente e con precisione”.

Il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, che si è insediato il 10 maggio scorso, ha affermato che i lanci di missili da parte nordcoreana costituiscono “una minaccia” per la pace. E ha ribadito: “Il nostro governo risponderà con fermezza e severità a qualsiasi provocazione nordcoreana”. Suk-yeol, reduce da un incontro con Joe Biden alla sua prima missione in Asia da inquilino della Casa Bianca, ha spiegato che “le minacce nucleare e missilistica della Corea del Nord stanno diventando più sofisticate” e i programmi di Pyongyang “stanno raggiungendo un livello tale da rappresentare una minaccia non solo per la pace nella penisola coreana ma anche nel nordest asiatico e nel mondo”. E Yoon ha promesso una “capacità di sicurezza più sostanziale e funzionale” di fronte alle “minacce”.

Curioso che proprio la Corea del Nord abbia preso la presidenza della Conferenza sul disarmo, organo istituito nel 1979 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite per negoziare la non proliferazione. Come rileva Euroactive, la Corea del Nord ha assunto la presidenza a rotazione seguendo la decennale tradizione secondo cui la successione all’incarico tra i 65 membri dell’organo avviene seguendo l’ordine alfabetico in inglese. “Nonostante la natura automatica di questa presidenza”, si legge ancora, “decine di Ong hanno chiesto ai rappresentanti di lasciare la stanza in segno di protesta”. Usa, Unione europea, Gran Bretagna, Australia e Corea del Sud hanno colto l’occasione per accusare la Corea del Nord, uno dei Paesi più militarizzati al mondo, del continuo lancio di missili.


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