Politica

L’Angelo Caduto del maree quei bambini naufraghi trattati come criminali

di Maurizio Zoppi -


Mentre i riflettori sono puntati sulle navi Ong e lo scontro politico con il governo Meloni, il grido silenzioso di Lampedusa non smette di cessare. Per la piccola isola siciliana “nulla di nuovo sotto il sole”. L’ennesima emergenza migranti è in atto e i numeri e le vittime del mar Mediterraneo continuano ad aumentare giorno dopo giorno. I barchini della speranza come un tamburo battente, segnano la marcia di donne, uomini e bambini provenienti dalla Costa d’Avorio, dall’Eritrea e dalla Somalia; dalla Tunisia, e in numero molto minore da Algeria e Marocco. Ci sono anche persone bengalesi, che da qualche mese hanno ripreso la via del Mediterraneo in alternativa alla rotta balcanica dove da tempo violenza e morte hanno preso il sopravvento. La falce del Mediterraneo continua a mietere vittime. In ordine cronologico: un cadavere di un bambino di soli 20 giorni è stato trovato morto su un barchino soccorso al largo di Lampedusa nel gruppo di migranti che stavano viaggiando verso l’Italia. Aveva sofferto di disturbi respiratori e i genitori speravano di arrivare in Italia per riuscire a farlo curare. Fatale per il piccolo la traversata del Mediterraneo, iniziata l’altro ieri all’alba dalla Tunisia. La salma è stata portata alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana. Circa due settimane fa altri due bambini hanno perso la vita durante il viaggio della speranza. In totale sono 5 i bimbi che hanno perso la vita in questi giorni nel canale di Sicilia. Storie che ancora una volta la piccola isola siciliana è chiamata a raccogliere da sempre con il suo spirito d’accoglienza, lontane dal dibattito politico e dallo scontro politico tra l’Italia e l’Europa.
“È un continuo ricevere chiamate da parte delle forze dell’ordine per informarmi che ci sono cadaveri. Mi sembra di assistere a un bollettino di guerra e ciò che mi preoccupa è che stia diventando una quotidianità, nell’indifferenza dell’Europa. È duro lavorare in queste condizioni, innanzitutto umanamente e poi perché il nostro comune non può sopportare questo peso, anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie”. Afferma il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, che ha scritto al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere un incontro urgente. “Vanno cercate soluzioni durature e fattibili alle problematiche che hanno ricaduta diretta su questo territorio – ha aggiunto Mannino – . Chiedo ascolto e solidarietà al governo centrale. Sono sindaco da pochi mesi ed ho già visto con i miei occhi troppi morti a causa degli sbarchi”.
Qualche numero dell’emergenza oramai diventata normalità per gli abitanti di Lampedusa: quasi settecento persone sono sbarcate sull’isola nelle ultime 36 ore. L’hotpost di contrada ‘Mbriacola è una polveriera. Sono quasi 1400 gli ospiti della struttura a fronte dei 350 posti disponibili. Nel frattempo, proprio ieri con il traghetto di linea, sono stati 360 i migranti che hanno lasciato l’isola, i quali sono diretti a Porto Empedocle.
Il Canale di Sicilia in cui interessi geopolitici si mischiano a strategie militari, la presenza massicci di forze armate è un fatto ormai strutturale e in cui diventa ordinario viaggiare e vivere con loro, incontrarle per strada, vedere camionette, guardare l’orizzonte e imbattersi sempre in forze dell’ordine. Una prospettiva, di cui nessuno parla, anche perché la presenza di militari garantisce un ritorno economico ad albergatori e ristoratori dell’isola, che non contestano questa presenza. E in questo scenario sconfortante, in merito all’emergenza migranti, la ciliegina sulla torta arriva dal report stilato da Frontex. Secondo quanto sottolinea l’Agenzia europea nel documento, ”i migranti che arrivano dalla Libia dichiarano costantemente di aver verificato, prima della partenza, la presenza delle Ong nell’area, spiegando che, in assenza delle navi delle organizzazioni umanistarie nel Mediterraneo, molti rifiutano di partire”.
Nel frattempo la nave Ocean Viking che è stata respinta giorni fa dal governo Meloni per far sbarcare i migranti nel porto di Catania, questa mattina alle 8 attraccherà al porto di Tolone. “Con sollievo e rabbia, accogliamo la notizia che Tolone, in Francia, è stata finalmente assegnata come porto sicuro per i 230 naufraghi sopravvissuti rimasti sull’Ocean Viking, poco dopo l’evacuazione medica di tre pazienti e un accompagnatore”. Affermano i rappresentati di Sos Mediterranee. “Siamo sollevati dal fatto che sia stato assegnato un porto sicuro, ponendo fine a una situazione critica. Ma questa soluzione ha un sapore amaro: 230 donne, bambini e uomini hanno attraversato un terribile calvario – dice Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia -. Lo sbarco a quasi tre settimane dal primo soccorso, così lontano dal Mediterraneo centrale è il risultato di un drammatico fallimento di tutti gli Stati europei, che hanno violato il diritto marittimo come mai prima d’ora”.
E dalla Francia qualcuno teme di far la fine della piccola isola siciliana: “Accogliendo l’Ocean Viking a Tolone, il governo francese si rende complice dei trafficanti. Bisogna rispedire le navi nei loro Paesi di provenienza. Nessun porto francese deve diventare la nuova Lampedusa d’Europa”. Lo scrive in un tweet il deputato francese dei Républicains, Eric Ciotti.


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