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L’Argentina vince e la storia di Leo diventa leggenda

di Redazione -

CC BY 4.0 Tasnim News Agency


di ANDREA PREMOLI
Era il finale perfetto che tanti sognavano.
Lionel Andrés Messi Cuccittini, nato a Rosario il 24 giugno del 1987, è campione del mondo.
L’ Argentina, per la terza volta nella sua storia, trentasei anni dopo l’ ultima volta, a poco più di due anni dalla morte dell’ indimenticabile Maradona, è di nuovo sul tetto del mondo.
Sembra una storia scritta da Walt Disney, eppure è tutto vero.
Il mondiale dell’ albiceleste è iniziato come peggio non poteva: sconfitta nella prima partita contro l’ Arabia Saudita. I giornali davano già i ragazzi di Scaloni per spacciati, Messi era già diventato inadeguato a vestire la maglia numero 10 e ad indossare la fascia da capitano, e il classico paragone con Maradona riecheggiava più forte che mai. Oggi però, circa un mese dopo, il mondo sembra essersi completamente capovolto; come spesso accade nello sport, in particolare nel calcio, i giudizi privi di un fondamento e di una logica fanno in fretta a cambiare, e quel ragazzo timido di Rosario, oggi uomo, anche a detta di molti dei suoi detrattori, si è definitivamente consacrato come il giocatore più forte della storia del calcio.
La storia di Messi però, e di questa Argentina, quella guidata da Scaloni, merita rispetto, e non può essere soggetta a cambi di giudizio così repentini e contradditori.
Quello dell’ albiceleste è un percorso che inizia nel 2018, quando, in seguito all’ esonero dell’ ex commissario tecnico Sampaoli, venne nominato allenatore ad interim Lionel Scaloni, al quale bastò poco per meritarsi a pieno la fiducia della federazione argentina; infatti, dopo un terzo posto nella Copa America 2019, in quella del 2021 Messi e compagni riuscirono a portarsi a casa il trofeo, ventotto anni dopo l’ ultima volta, battendo in finale i rivali del Brasile. Pochi mesi dopo, nel giugno del 2022, i ragazzi di Scaloni batterono anche l’ Italia a Wembley, alzando cosi il trofeo della coppa dei campioni CONMEBOL-UEFA.
Ai mondiali in Qatar dunque, l’ albiceleste si presentò con una striscia di 36 partite consecutive senza sconfitta, record secondo solo a quello dell’Italia di Mancini con 37; questo però, venne, da molti addetti ai lavori, immediatamente dimenticato dopo il passo falso dei ragazzi di Scaloni all’ esordio.
Piovvero critiche senza fine, sui giocatori e sull’ allenatore, e si diffuse l’ idea che la spedizione mondiale fosse già ai titoli di coda. I conti però non erano stati fatti bene, in quanto non era stata tenuta in considerazione la voglia di un popolo intero di continuare su quanto di positivo fatto negli anni precedenti, e sul desiderio di riportare la coppa più ambita a casa, aiutando così Messi a realizzare il suo più grande sogno, in memoria di Diego, scomparso da poco.
Da quel momento l’ Argentina non si fermò più; superò Messico, Polonia, Australia, Croazia e Francia, in una delle finali mondiali più belle che la storia del calcio abbia mai avuto.
Messi e Scaloni però non sono gli unici protagonisti che meritano un riconoscimento; in questa spedizione mondiale infatti i giocatori dell’ albiceleste che si sono messi in mostra, o che solo hanno confermato il loro talento sono tanti, partendo da Di Maria, passando per De Paul, Enzo Fernandez, Julian Alvarez ed Emiliano Martinez.
Ognuno di questi ragazzi ha saputo regalare al proprio popolo delle emozioni incredibili ed indimenticabili, tanto che il centro di Buenos Aires è ormai da giorni invaso ed occupato da milioni di tifosi, ai quali non interessa perdere tempo per decidere chi è il più forte tra Messi e Maradona, ma che anzi, ringraziano il cielo per avergli donato la possibilità di vedere giocare a pallone almeno uno tra deu dei giocatori più forti a pieno titoli protagonisti della storia del calcio.

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