Politica

LIBERALMENTE CORRETTO – L’autunno della democrazia e il Sistema (in)visibile

di Michele Gelardi -


La democrazia non gode buona salute, dovunque nel mondo e particolarmente in Italia. Un recente libro di Marcello Foa ne evidenzia le ragioni extra ed inter-nazionali, sintetizzate nella formula del Sistema (in)visibile, alle quali tuttavia si sommano peculiari aggravanti italiane. L’autore osserva che il capitalismo è divenuto “debitismo” con la crescita incontrollata dei prodotti finanziari derivati e con la scomparsa dei confini tra banche d’affari e istituti di credito. È cambiato anche il paradigma dell’antitrust: un tempo il valore di riferimento era la difesa del mercato, oggi la difesa del consumatore; cosicché le concentrazioni di potere economico, monopolistiche e oligopolistiche, non risultano ostacolate di per sé, ma solo a condizione che ne sortisca un aumento incontrollato dei prezzi al consumo. Da un danno presunto alla concorrenza (disvalore giuridico), si è passati a un danno da dimostrare alla dinamica dei prezzi (disvalore economico), con il risultato che oggi i grandi gruppi finanziari dominano il mercato globale e hanno una potenza economica incontrollabile, che sovrasta gli Stati nazionali. Al contempo, le tecniche di controllo sociale e di manipolazione delle informazioni sono divenute più efficienti e invasive, al punto che è possibile orientare l’opinione pubblica dei cinque continenti in modi concertati, secondo programmi ben definiti. Le élites economiche, mediante il controllo dei media, sono divenute gruppi di pressione politica; e mediante il ricatto finanziario, condizionano, o addirittura determinano, le scelte politiche degli Stati, tutti più o meno indebitati e dunque alla ricerca di liquidità esogena, avendo perso quella endogena. Insomma, secondo l’autore, “non siamo più padroni del nostro destino” perché gli oligopoli economico-finanziari sovrastano il potere politico elettivo, sfuggendo a qualsiasi forma di controllo del popolo “sovrano”. In sintesi, Foa ci parla di un Sistema (in)visibile fondato sulla debolezza della politica elettiva. Ebbene, l’Italia può dirsi primatista nella graduatoria mondiale di siffatta debolezza. Il Governo italiano governa ben poco, essendo esposto a tutti i venti possibili: condizionamenti e poteri di veto interni; sudditanza ai poteri esterni. In ragione della preoccupazione dei Padri costituenti, storicamente comprensibile, di scongiurare il governo “forte” di un possibile redivivo Mussolini, il premier italiano è stato privato perfino del potere di scegliere ed eventualmente revocare i ministri del proprio gabinetto. In regime di bicameralismo perfetto, nell’impossibilità che le proposte di legge siano approvate per via ordinaria in tempi ragionevolmente brevi, l’esecutivo si affida ai decreti-legge, anche in mancanza delle condizioni di necessità e urgenza, e si vede costretto a “contrattare” il “nulla osta” del Presidente della Repubblica, il quale chiude o apre gli occhi a seconda dei casi. A questa debolezza costitutiva, alla quale si deve il primato mondiale di 70 governi in 70 anni di Repubblica parlamentare, si aggiunge quella acquisita in tempi più recenti. La politica italiana arretra di fronte alla giustizia, alla tecno-buro-crazia, alla c.d. scienza, alle istituzioni sovranazionali, ma anche al cospetto di ONG, Fondazioni private e Organismi internazionali vagamente filantropici. La paura della firma ha indotto la classe politica a deresponsabilizzarsi, affidando l’ingrato compito ai burocrati, ancora meno inclini dei politici ad apporre l’autografo. Sulla strada della deresponsabilizzazione, ha cercato il paravento di commissioni tecnico-scientifiche varie, per adottare quelle rare decisioni di sua pertinenza. E comunque le scelte politiche non delegate e non sorrette dal parere degli “scienziati” approdano sovente nelle aule dei tribunali, cosicché la politica diviene sempre più esitante e pavida. In queste condizioni, è ben evidente che la politica italiana, debole di suo all’interno, subisce la pressione del sistema (in)visibile internazionale come un “vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro”. In sintesi, in Italia è più forte che altrove il sistema invisibile, per debolezza della politica visibile.


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