Attualità

LAVORATORE CERCASI

di Ivano Tolettini -


Le imprese italiane cercano disperatamente manodopera straniera, mentre il tema dell’immigrazione è al centro del dibattito politico, infarcito di stucchevole retorica, sul versante respingimenti. È la grande contraddizione di politica industriale della seconda potenza manifatturiera del Vecchio Continente, qual è appunto il nostro Paese, che vivrà il suo clou lunedì prossimo, 27 marzo, quando scatterà il cosiddetto “click day” per l’ingresso degli immigrati programmati in base ai flussi previsti dalla legge Bossi-Fini datata 2002 e ormai del tutto inadeguata a dare risposte alle necessità del presente. Così a fronte di 82.705 ingressi previsti per il 2023, soltanto Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sarebbero in grado di assorbirne quasi 50 mila. L’inverno demografico, come viene ormai definito l’andamento del tutto insufficiente delle nascite, fa esplodere soprattutto a Nord Est il fabbisogno di lavoratori che non potrà che essere esaudito ricorrendo all’estero. L’alternativa, nell’arco di un decennio, sarà quello di rinunciare a quote rilevante di produzione o delocalizzare le fabbriche all’estero dove c’è manodopera.

ALLARME

Il presidente Gianluca Cavion della più importante Confartigianato del Veneto, quella di Vicenza, dice senza mezzi termini che il problema “è strutturale, aumentano gli over 65 e lavoratori da sostituirli non si trovano”. Il Veneto, come del resto l’Emilia Romagna, sarebbe in grado di occupare oltre 10 mila stranieri nel 2023, mentre la Lombardia, che è tra le regioni più ricche dell’Unione Europea – Monza Brianza è il primo distretto – sarebbe in grado di dare lavoro ad almeno 30 mila immigrati regolari. I rappresentanti di categoria delle province di Brescia e Bergamo chiedono che lo Stato attui percorsi di inserimento strutturati per gli stranieri. Ecco perché Vincenzo Marinese, il numero 2 di Confindustria Venetoest, più volte pubblicamente ha ripetuto che “tra 10-15 anni il nostro made in Italy rischierà di rimanere al palo per l’incapacità di rispondere alla domanda produttiva”. A essere chiamato in causa è il governo presieduto da Giorgia Meloni, che da un lato dovrà spingere sulle politiche a favore della famiglia, in particolare le coppie giovani sulla falsariga dei cugini d’oltralpe che ad esempio tartassano a livello fiscale i single, mentre dell’altro dovrà ampliare i flussi in particolare da destinare al secondario e ai servizi. Solo nel Veneto sono 5.200 gli stranieri richiesti, gran parte di essi per il comparto turistico, che l’anno scorso ha trainato il Pil italiano a tal punto da gonfiare il risultato oltre ogni più rosea previsione. Sulla stessa lunghezza d’onda è Roberto Boschetto, presidente veneto di Confartigianato, che quasi in ogni occasione sottolinea come la mancanza di dipendenti in prospettiva sarà il fattore strategico anche per le piccole aziende. Già oggi, infatti, la presenza di lavoratori stranieri è essenziale per la sopravvivenza di alcuni settori. E in prospettiva il deficit di manodopera sarà ancora più rilevante.

IMMIGRATI

Nonostante il numero degli sbarchi nei primi tre mesi dell’anno sono di molto cresciuti rispetto al 2022, i fabbisogni di stranieri sono elevati perché gran parte di chi tocca terra poi raggiunte i familiari all’estero. Così gli immigrati regolari sono 5,2 milioni e, secondo le stime, valgono 143 miliardi, quasi il 9% del Pil, diminuito a prima del Covid perché è aumentato il numero di chia ha lasciato l’Italia. Alcuni settori dell’economia tricolore, dall’agricoltura al turismo, per non parlare dell’edilizia dove i muratori italiani ormai si trovano col lanternino, il contributo degli immigrati è sistemico. Ma come è risaputo l’accoglienza dei migranti è condizionata dalle logiche elettorali. E se come spiegano molti studi demoscopici la probabilità di accettare migranti è significativamente più bassa se la decisione deve essere presa prima di una scadenza elettorale, è altrettanto vero che le associazioni di categorie – gli Industriali sono in prima linea – sono pressate dai propri iscritti che hanno bisogno di personale e non lo trovano. Spesso, si pensi al settore hotelleria (alberghi, bar e ristoranti), si associa anche un problema di stipendi bassi, mentre nel settore metalmeccanico del Nord Est le aziende si strappano ad esempio i tornitori Cnc offrendo retribuzioni che a volte possono superare i 2.500 euro netti. “La capacità di reclutamento delle imprese in alcuni settori di grande rilevanza strategica per il Paese – spiega Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group Italia, commentando i dati Istat sull’occupazione 2022 – evidenziano problematiche nel trovare personale. Per questo, ad esempio, è importante valorizzare gli Istituti Tecnici, vere eccellenze del nostro sistema scolastico”. Fermo restando che il click day del decreto flussi di lunedì prossimo sarà una manna.

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