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Notte all’addiaccio per i lavoratori ex Ilva: “Vogliamo Meloni”

La protesta dei sindacati contro il piano industriale, il caso della Cig e della formazione

di Giovanni Vasso -


Notte all’addiaccio per i lavoratori dell’ex Ilva. Giornata di altissima tensione a Genova. I sindacati sono infuriati e chiedono che il ministro all’Industria, Adolfo Urso, faccia un passo indietro. Vogliono che consegni il dossier nelle mani della premier Giorgia Meloni. La furia degli operai e dei dipendenti è scattata all’indomani della presentazione del piano industriale. Che non convince nessuno, men che meno i sindacati. Le precisazioni, giunte nella tarda mattinata di ieri dai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, non hanno placato le tensioni. Anzi. E nemmeno è riuscito a gettare acqua sul fuoco lo stesso ministro Urso che ha parlato di nuovi soggetti che sarebbero intenzionati all’acquisto della compagine sociale. Notte all’addiaccio, per i lavoratori dell’ex Ilva. Letteralmente.

Notte all’addiaccio per i lavoratori ex Ilva

Già, perché già nel pomeriggio la Fiom aveva annunciato la mobilitazione. Subito dopo la lunga e intensa assemblea celebratasi ieri mattina. Il presidio dei lavoratori si trova a Cornigliano, proprio nei pressi del polo industriale delle acciaierie. “A Genova sono a rischio mille operai e così le loro famiglie – dichiara bellicosa la Fiom Genova – non permetteremo che chiudano la nostra fabbrica e non permetteremo la fine della siderurgia in questo Paese”. Al centro della vertenza ci sono i corsi di formazione a cui saranno dirottati poco più di 1.500 lavoratori. Che per i sindacati rischiano di portare a più di 6mila il totale degli operai che da marzo andranno in cassa integrazione. “La puoi chiamare cassa integrazione o formazione, ma il realtà l’obiettivo è fermare gli impianti”, ha tuonato Michele De Palma, segretario generale Fiom: “Il problema non è utilizzare uno strumento diverso ma che la formazione serva come strumento di transizione nel momento in cui c’è un vero piano industriale. Ieri abbiamo appreso che il piano di decarbonizzazione in otto anni non c’è più”.

I sindacati trovano l’unità sul caso Cig e formazione

Questa volta, caso che ultimamente sta diventando più unico che raro, c’è unità di intenti tra i sindacati. E lo ha sottolineato il tavolo congiunto dei segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici. A cui ha preso parte anche Fim-Cisl con Ferdinando Uliano: “C’è unità da parte delle organizzazioni dei metalmeccanici nell’affrontare questa delicata vertenza. Eravamo preoccupati dallo spezzatino, ma la situazione che si prospetta è peggiore”. Per Rocco Palombella (Uilm-Uil) siamo giunti ai titoli di coda: “Abbiamo avuto la certezza che ormai la situazione dell’Ilva è arrivata al capolinea e con questa migliaia di lavoratori in tutta Italia. Dobbiamo bloccare questa deriva. Ad oggi c’è solo una procedura di Cig per 6mila lavoratori e poi il nulla, e di fronte al nulla non possiamo che reagire con ogni strumento: mobilitazioni negli stabilimenti”. E quindi va avanti sulla questione formazione: “C’è una proposta di ritiro dei 1550 in cassa integrazione, sostituita dalla formazione, e quando abbiamo chiesto cosa succederà a questi 6mila lavoratori dal 1 marzo 2026, è venuto fuori il dramma che nessuno di noi avrebbe voluto ascoltare, un piano di morte: dal 1 marzo gli stabilimenti saranno chiusi, tutti, nessuno escluso. Lo hanno detto in modo chiaro. La formazione a cosa serve se gli impianti saranno chiusi?”.

La puntualizzazione di Adi

Bella domanda. A tentare una risposta, i commissari di Adi: “Come comunicato nel corso dell’incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi, alla presenza dei commissari e dei rappresentanti del Governo, non è previsto alcun aumento del numero di lavoratori in cassa integrazione rispetto alle attuali 4.450 unità. Qualsiasi affermazione relativa a un’estensione della cassa di ulteriori 1.550 lavoratori è priva di fondamento”. E quindi: “’Non ci sarà un’estensione ulteriore della Cassa integrazione, accogliendo così la principale richiesta avanzata dagli stessi sindacati nel corso del precedente tavolo. I 1.550 lavoratori citati in alcune ricostruzioni saranno coinvolti esclusivamente in un programma di formazione e riqualificazione, previsto in concomitanza con gli interventi di manutenzione programmati sugli impianti”. Già, ma i lavoratori ex Ilva hanno deciso, lo stesso, di passare la notte all’addiaccio. E la sindaca di Genova, Silvia Salis, non ha perso tempo: ha preso carta e penna e scritto al ministro Urso chiedendogli un incontro urgente.

Urso nel mirino: “Ora vogliamo parlare con Meloni”

Intanto, il titolare del Mimit, era già intervenuto rassicurando sul fatto che “coloro che saranno chiamati a svolgere la formazione matureranno tutti i diritti contrattualmente previsti per quelli che sono a lavoro”. Quindi, per Urso, “non c’è alcun aumento di cassa integrazione ma c’è un forte e significativo investimento sulla formazione con l’intenzione di concentrare le risorse sulla manutenzione degli impianti al fine di maggiore tutela dei nostri lavoratori”. Ma è stato proprio lui, ieri, il bersaglio privilegiato dei sindacati. Che gli hanno chiesto di passare la palla a Meloni. E di farlo subito. “Sulla formazione-Cig è come Maria Antonietta”, sibila De Palma della Fiom. Che prosegue: “La presidente del Consiglio Meloni deve decidere se seguire il ministro Urso che ha imboccato l’autostrada contromano. Se c’è un tavolo aperto a Chigi, la presidente del Consiglio si assuma la responsabilità di convocarci togliendo di mezzo il piano corto presentato e noi siamo disponibili a sederci a quel tavolo e trattare”. Appello, questo, condiviso anche dalla Uilm.

Salvini e il dossier Valbruna

Da un’acciaieria all’altra, la crisi dell’ex Ilva non è l’unica in un settore strategico. Resta in piedi la vertenza che riguarda le acciaierie Valbruna e ieri pomeriggio il vicepremier Matteo Salvini ha chiesto la riapertura del tavolo di confronto tra l’azienda e la Provincia di Bolzano con l’auspicio che con “un confronto diretto tra la Provincia di Bolzano e la proprietà, auspicando possano maturare le condizioni per l’acquisto dell’area”.


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