Attualità

Lavoro, 5 falsi miti su GenZ e Millennial

L’ultimo studio di Grafton ha indagato aspettative e timori di GenZ e Millennial al lavoro: le evidenze smentiscono alcuni stereotipi molto comuni

di Social Identità -


L’ultimo studio di Grafton ha indagato aspettative e timori di GenZ e Millennial al lavoro e sono emersi almeno 5 falsi miti. Le evidenze infatti smentiscono alcuni stereotipi molto comuni. Comprendere a fondo desideri, scelte e aspettative delle nuove generazioni è un fattore strategico per le aziende impegnate a contrastare il talent shortage del mercato italiano. Diventa così fondamentale superare bias e luoghi comuni, per evitare errori di valutazione che possono compromettere le strategie di talent attraction e retention.

Con questo obiettivo, Grafton – brand globale di Gi Group Holding specializzato in Professional Recruitment – ha realizzato lo studio “Comprendere per competere: insight e sfide nella talent attraction delle nuove generazioni”, raccogliendo la voce di giovani professionisti già attivi nel mercato del lavoro o in procinto di farvi ingresso.

Dall’indagine, emerge come alcuni luoghi comuni sulle nuove generazioni e il loro rapporto con il lavoro debbano essere superati, offrendo così utili insight per le HR e le aziende che si rivolgono proprio a questa popolazione con attività di recruitment, attraction e anche retention.

Nel dettaglio:

  1. Non sono disposti a sacrificare la propria routine personale In realtà, il 60% sarebbe pronto a rinunciare ad abitudini personali e familiari per un lavoro con migliori prospettive economiche e di carriera. Il dato sale al 67% tra gli under 30, che stanno muovendo i primi passi nel mercato del lavoro o che stanno per entrarvi.
  2. La flessibilità è un requisito imprescindibile Il lavoro agile è apprezzato, ma non è decisivo: il 70% del campione accetterebbe anche un lavoro privo di smart working se motivato da altri fattori.
  3. I valori collettivi superano le esigenze individuali L’impegno verso le tematiche di sostenibilità e diversity raccoglie grande attenzione tra le nuove generazioni, ma nella gerarchia dei valori attribuiti all’esperienza lavorativa questi sono preceduti da un clima positivo in ufficio, ritenuto molto importante dal 70% degli intervistati, e dalla definizione di percorsi di sviluppo professionale per i dipendenti (51%).
  4. Guardano all’estero perché non credono nel nostro Paese Solo il 28% valuta un’opportunità fuori dall’Italia per sfiducia nel sistema Paese italiano. Le vere leve sono lo stipendio (54%) e la voglia di fare un’esperienza personale (42%). Due aspetti da tenere quindi in considerazione nel dibattito sul contrasto alla fuga dei cervelli e sugli incentivi per il rientro.
  5. Cercano solo work-life balance L’equilibrio vita-lavoro rimane un elemento rilevante, ma sono la retribuzione e la stabilità economica ad essere tra i principali motivi per cui Millennial e GenZ cercano nuove opportunità e cambiano lavoro (40% e 37%); l’equilibrio vita-lavoro è prioritario solo per 1 su 3.

“Comprendere le nuove generazioni richiede, innanzitutto, la volontà di ascoltarle con attenzione, liberandosi da semplificazioni e letture superficiali. È da questa esigenza che prende forma il nostro studio: dalla necessità di restituire una rappresentazione aderente alla realtà di Millennial ed Early GenZ, superando stereotipi ormai inadatti a interpretare la complessità dei loro comportamenti e delle loro aspettative. I dati evidenziano un cambiamento profondo, non riconducibile a semplici nuove priorità, ma a un vero e proprio mutamento di paradigma. Parliamo di una generazione che rivendica autonomia, equilibrio vita professionale e personale e riconoscimento delle proprie qualità e capacità, e che si muove secondo criteri valoriali chiari e consapevoli. Per le imprese, questo significa dover ripensare in modo strutturale le proprie strategie di attrazione e valorizzazione dei candidati: oggi, più che mai, l’ascolto non è un’opzione, ma una condizione necessaria per costruire relazioni durature e fondate sulla fiducia. In Grafton riteniamo che il nostro ruolo sia anche quello di facilitare questo processo, offrendo chiavi di lettura aggiornate, strumenti di comprensione e prospettive concrete. Mettersi in ascolto non è solo un atto di attenzione: è un atto di responsabilità verso il futuro del lavoro.” afferma Francesco Manzini, Amministratore Delegato di Grafton.


Torna alle notizie in home