Economia

Lavoro caldissimo: sale l’occupazione ma il mismatch fa paura

di Cristiana Flaminio -


Lavoro bollente: aumenta, ancora, l’occupazione e mentre slitta l’incontro tra governo e sindacati per l’ex Ilva arrivano i provvedimenti anti-caldo che bloccano le attività lavorative nelle ore più cocenti del giorno. E proprio mentre si parla di numeri e dati sotto il sole già cocente di luglio arriva la doccia fredda che gela il mercato del lavoro: i lavoratori italiani studiano di più, sono più preparati di quanto lo fossero una volta, ma guadagnano molto meno. Tutta colpa del mismatch.

I dati che inorgogliscono il governo, però, li ha snocciolati ieri l’Istat nel consueto report mensile sull’occupazione. A maggio, i nuovi occupati sono stati 80mila (+0,3%). Il trend del tasso di occupazione è salito al 62,9%, facendo segnare un aumento di due decimi. Sale anche la disoccupazione che si attesta adesso al 6,5% mentre quella giovanile aumenta dell’1,7% portandosi al 21,6%. A fronte di questi numeri c’è, però, da segnalare la flessione dell’inattività (-1,4% in tutto 172mila persone) e il tasso relativo cala di mezzo punto portandosi al 32,6%. Dati e numeri che fanno esultare la premier Giorgia Meloni: “Ancora buone notizie sul fronte occupazione. I dati confermano una crescita costante del numero di persone al lavoro – e dei contratti stabili – che ci porta ai livelli più alti da quando esistono le rilevazioni. Un segnale chiaro: l’Italia sta cambiando passo”, ha scritto sui social. La premier ha poi assicurato che il governo rimane al lavoro per consolidare e magari aumentare ulteriormente i dati e i livelli di occupazione.

Ma questa non è stata l’unica notizia sul fronte lavoro, anzi. Ieri è stata comunicata, ai sindacati, la decisione di rinviare al 14 luglio prossimo il tavolo ex Ilva convocato presso il Ministero del Lavoro. Il nuovo incontro si terrà alle 11 “al fine di consentire più complesse e puntuali valutazioni sulla crisi in atto”. Al centro del tavolo, che si sarebbe dovuto tenere oggi ma che slitta di dodici giorni c’è l’ipotesi della cassa integrazione straordinaria. Il ministro all’Industria Adolfo Urso promette che, martedì prossimo, sarà “una riunione a oltranza fino a raggiungere una soluzione condivisa”. E quindi ha predicato ottimismo: “Non ho mai visto un pessimista che abbia raggiunto un obiettivo. Devo dire che peraltro abbiamo già raggiunto diversi obiettivi proprio nel settore siderurgico. Abbiamo chiuso il contratto di programma che delinea un percorso per il rilancio produttivo del polo siderurgico di Terni, sulla via della transizione green, che prevede anche un aumento graduale dell’occupazione. Abbiamo definito due accordi di programma importanti per il lancio del sito siderurgico di Piombino. Se ci siamo riusciti a Piombino, penso che possiamo riuscirci anche a Taranto”.

C’è poi il tema caldo. Proprio nel senso della calura estiva. Il ministro al Lavoro Calderone ha riferito circa la necessità di adottare un protocollo apposito. Intanto, mentre le Regioni continuano a emettere ordinanze per fermare le attività più a rischio nelle ore più calde, esplode il caso Glovo. Che, in una mail, avrebbe offerto ai suoi rider bonus crescenti, legati all’aumento delle temperature, per continuare a consegnare e lavorare. Bonus che sarebbero stati espressi in percentuali e che, secondo le parti sociali, corrisponderebbero a una manciata di centesimi con cui i rider dovrebbero acquistare creme solari, acqua e sali minerali. Una scelta che non è piaciuta affatto alla Nidil Cgil che ha criticato il “messaggio implicito” che “rischia di trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico”.

Con tutto il caldo che c’è, e dopo i buoni dati sull’occupazione, una doccia gelata sul mondo del lavoro è arrivata dall’indagine Legacoop-Prometeia secondo cui l’aver studiato, l’essere preparati non corrisponde a maggiori possibilità di guadagno per i lavoratori italiani. Stando ai dati Ocse, un lavoratore italiano ha in media 12,6 anni di istruzione nel 2022 contro gli 11,3 del 2011. Ciò ha comportato la sovraqualificazione dei lavoratori: passati dal 7,8% nel 2011 al 12,7% nel 2022. Il mercato italiano, quello in nome del quale si son chiesti più anni di studio e impegno sui libri, nei corsi di formazione e nelle aule, non ha saputo assorbire il plus di competenze. E adesso l’offerta rimane più o meno invariata e chi ha studiato di più si ritrova a dover guadagnare come se avesse studiato di meno. Il guaio nel guaio è che si tratta di un problema che coinvolge soprattutto i giovani tra i 25 e i 29 anni. Simone Gamberini, presidente Legacoop, spiega: “Cresce il livello d’istruzione, ma non la capacità del sistema produttivo di valorizzare le competenze, generando sovra qualificazione e salari inadeguati, soprattutto per giovani e donne. Questo mismatch mina la competitività, produce frustrazione sociale e rischia di scoraggiare le nuove generazioni: ma attenzione, non si costruisce nulla sulla delusione e le speranze tradite”. E ancora: “Le famigerate e mai davvero realizzate politiche attive del lavoro rappresentano, sempre più, uno degli aspetti cruciali delle politiche industriali. Per questo occorre un investimento strutturale in politiche attive del lavoro, orientamento formativo coerente con i bisogni produttivi, valorizzazione delle competenze e maggiore equità retributiva. Le cooperative sono pronte a contribuire a un modello di sviluppo più giusto, moderno e inclusivo”.


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