LE BATTERIE DEL DRAGONE
Se l’America se ne va, arrivano i cinesi. È la legge della fisica: gli spazi vuoti, prima o poi, si riempiono. E vale, ovviamente, anche per l’economia. Se gli investitori americani e europei (leggi, tra gli altri Ford e Volskwagen) fanno le valigie per sedersi al tavolo ricchissimo imbandito dall’Ira di Joe Biden, il Dragone punta a consolidare la sua presenza in Europa. L’ultima, in ordine cronologico, è SVvolt, gigante nella produzione delle batterie per auto elettriche, che annuncia l’apertura di ben cinque fabbriche nel Vecchio Continente. Si tratta di due stabilimenti in Germania, uno in Ungheria, un altro in Spagna e, infine, l’ultimo in Francia. Ecco perché, direbbe qualche malizioso, monsieur Macron a Pechino non ha voluto prendere le distanze da Xi ma le ha prese, sostanzialmente, dalla Casa Bianca. Puntando, peraltro a recuperare consenso soffiando sul fuoco del revanscismo nazionale transalpino che mai ha digerito l’ingombrante preponderanza culturale dell’alleato americano. Ma questa è un’altra storia.
Cinque fabbriche, dunque. Anzi cinque gigafactory. Saranno solo le ultime di una lunga serie di impianti legati ad aziende cinesi, da Catl a Byd e Leg, che già operano o che si allargheranno ancora di più sul territorio Ue. Gli stabilimenti già in servizio servono alcuni tra i grandi produttori dell’automotive da Mercedes a Ford (finché rimarrà in Europa), da Tesla (che manterrà e forse amplierà la produzione a Gruneheide) a Bmw. SVvolt, invece, lavorerà a strettissimo contatto che Stellantis. In pratica, l’azienda cinese fornirà componenti essenziali per le nuove auto elettriche che saranno presentate dai marchi della galassia Fca-Psa (da Fiat a Lancia, Alfa Romeo e Citroen, passando per Opel, Peugeot, Jeep e Ds). Solo che SVvolt non aprirà nemmeno una piccola fabbrichetta in Italia. Che, perciò, rischia di rimanere indietro mentre è attesa, non prima del 2026, la produzione di batterie elettriche nella gigafactory progettata e prevista a Termoli, in Molise.
Secondo i piani della divisione europea di SVvolt, le batterie prodotte saranno utili ad alimentare addirittura un milione di nuove vetture. Se le premesse appaiono tronfalistiche, occorre però immaginare che, da qui a dodici anni (cioè entro il 2035), il mercato elettrico è destinato – a causa dell’attuale legislazione Ue – a trasformare in maniera radicale il mondo dell’automotive europeo. Ogni barriera, dunque, è destinata a cadere. A lanciare la prima pietra è stato John Elkann che, all’assemblea dei soci a Maranello, ha promesso che entro il 2025 uscirà la prima Ferrari completamente elettrica: “Abbiamo iniziato il nostro percorso di elettrificazione in Formula 1 quattordici anni fa nel 2009, e ciò che abbiamo imparato in pista è stato adottato per la prima volta nelle nostre auto sportive nel 2013 con la Ferrari”. E quindi: “Abbiamo poi sviluppato ulteriormente la nostra tecnologia ibrida e la nostra offerta, ampliandola, e negli ultimi 4 anni abbiamo lanciato 4 modelli ibridi, tutti accolti da un’incredibile domanda di mercato partendo da questa tradizione racing e da un’ampia esperienza sul fronte tecnico, stiamo progettando la nostra prima Ferrari completamente elettrica, una pietra miliare della nostra storia che sarà presentata nel 2025”.
Di sicuro non ci sarà tempo per Termoli, chissà dove saranno prodotte e da chi le batterie che alimenteranno il primo Cavallino rampante elettrico.
Cinque fabbriche, dunque. Anzi cinque gigafactory. Saranno solo le ultime di una lunga serie di impianti legati ad aziende cinesi, da Catl a Byd e Leg, che già operano o che si allargheranno ancora di più sul territorio Ue. Gli stabilimenti già in servizio servono alcuni tra i grandi produttori dell’automotive da Mercedes a Ford (finché rimarrà in Europa), da Tesla (che manterrà e forse amplierà la produzione a Gruneheide) a Bmw. SVvolt, invece, lavorerà a strettissimo contatto che Stellantis. In pratica, l’azienda cinese fornirà componenti essenziali per le nuove auto elettriche che saranno presentate dai marchi della galassia Fca-Psa (da Fiat a Lancia, Alfa Romeo e Citroen, passando per Opel, Peugeot, Jeep e Ds). Solo che SVvolt non aprirà nemmeno una piccola fabbrichetta in Italia. Che, perciò, rischia di rimanere indietro mentre è attesa, non prima del 2026, la produzione di batterie elettriche nella gigafactory progettata e prevista a Termoli, in Molise.
Secondo i piani della divisione europea di SVvolt, le batterie prodotte saranno utili ad alimentare addirittura un milione di nuove vetture. Se le premesse appaiono tronfalistiche, occorre però immaginare che, da qui a dodici anni (cioè entro il 2035), il mercato elettrico è destinato – a causa dell’attuale legislazione Ue – a trasformare in maniera radicale il mondo dell’automotive europeo. Ogni barriera, dunque, è destinata a cadere. A lanciare la prima pietra è stato John Elkann che, all’assemblea dei soci a Maranello, ha promesso che entro il 2025 uscirà la prima Ferrari completamente elettrica: “Abbiamo iniziato il nostro percorso di elettrificazione in Formula 1 quattordici anni fa nel 2009, e ciò che abbiamo imparato in pista è stato adottato per la prima volta nelle nostre auto sportive nel 2013 con la Ferrari”. E quindi: “Abbiamo poi sviluppato ulteriormente la nostra tecnologia ibrida e la nostra offerta, ampliandola, e negli ultimi 4 anni abbiamo lanciato 4 modelli ibridi, tutti accolti da un’incredibile domanda di mercato partendo da questa tradizione racing e da un’ampia esperienza sul fronte tecnico, stiamo progettando la nostra prima Ferrari completamente elettrica, una pietra miliare della nostra storia che sarà presentata nel 2025”.
Di sicuro non ci sarà tempo per Termoli, chissà dove saranno prodotte e da chi le batterie che alimenteranno il primo Cavallino rampante elettrico.
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