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Le bombe di Israele a Damasco. Attacchi massicci a Khan Yunis. Il giallo della moschea abbattuta nella Striscia di Gaza

di Cristiana Flaminio -


La tregua è saltata, un’altra notte di bombardamenti che adesso lambiscono anche Damasco: Israele colpisce (almeno) una moschea. Ma è giallo. Le forze armate di Gerusalemme, inoltre, hanno effettuato diversi di attacchi aerei a Damasco, capitale della Siria. Il governo locale ha riferito che “intorno all’1.35 il nemico israeliano ha effettuato un assalto aereo dal Golan siriano occupato prendendo di mira varie località vicino alla capitale Damasco”. Ad avvalorare il comunicato di Damasco sull’attacco di Israele la testimonianza di un giornalista corrispondete di France Presse che ha riferito di aver distintamente udito il frastuono delle bombe nella capitale siriana. Inoltre le parole di Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), una ong con una vasta rete di fonti in Siria, ha dichiarato all’Afp che l’aviazione israeliana avrebbe colpito “obiettivi di Hezbollah” nel quartiere di Sayyida Zeinab, nel sud di Damasco. La notte è passata tra le bombe anche nella Striscia di Gaza dove sono stati colpiti, solo ieri, ben quattrocento obiettivi. La Marina israeliana ha riferito di aver attaccato a Khan Yunis e Deir al Balah, nel sud della Striscia di Gaza, “obiettivi militari dell’organizzazione Hamas, oltre che infrastrutture e attrezzature utilizzate dalla forza navale dell’organizzazione stessa”. Infine sotto i colpi dell’artiglieria è finita una moschea che a Gaza, stando a quanto hanno riferito ai giornali gli esponenti dell’Idf, sarebbe stata utilizzata come “quartier generale della Jihad islamica”. Inoltre le forze israeliane hanno riferito di aver messo fuori combattimento una cellula islamista nel nord della Striscia. La scia di morti è lunga, altre 184 le vittime nell’area dei combattimenti.

Per i media palestinesi, invece, a essere state abbattute sarebbero state ben tre moschee. E senza sufficienti ragioni tattiche o strategiche. Insomma, il conflitto è anche, o forse soprattutto, mediatico e di informazione.


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