Editoriale

LE BUGIE DI CARTA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Proprio come la guerra, che viene raccontata come fossero le immagini di un film, con strategie e promesse per un futuro di pace che non arriva mai, così le bugie sui costi per ogni famiglia italiana cominciano ormai a essere evidenti a tutti. Perché c’è una guerra che si chiama informazione, che non riesce più ad arginare la frana sociale, economica, di rabbia che sta riempiendo l’Europa. Ci promettono un’economia che sui pezzi di carta delle previsioni di chi finora aveva quasi sempre sbagliato funzionerà meglio di come ci aspettiamo. Così come due anni fa promettevano una grande riscossa dell’Occidente post pandemia. Oggi ci parlano di un’inflazione al 2%, quando noi al supermercato pesiamo sui nostri portafogli almeno dieci volte tanto. E’ vero che le statistiche parlano di 7-8 punti percentuali, che sono tantissimi, ma nella realtà se sommiamo questi a tutti gli altri costi che aumentano intorno a noi per quell’azione semplice di nutrirci, ci rendiamo conto che le famiglie italiane stanno spendendo quasi un quinto in più di quello che spendevano due anni fa. Quel pezzo di carta su cui gli economisti festeggiano, su cui i talk show televisivi promettono chissà quale avvenire, non è credibile. Non è credibile perché nessuno di quelli che lo compilano può davvero sapere cosa sta avvenendo. L’unica cosa certa è che esistono interi colossi mondiali che si sono arricchiti in maniera spropositata proprio con quella guerra che sta impoverendo tutti noi. Altra cosa vera è che in questa nuova ripartizione del capitalismo milioni di persone che vivono in Europa hanno perso la speranza di futuro su cui avevano costruito le proprie esistenze, il proprio studio, il proprio lavoro, l’idea di una famiglia, di un domani dei propri figli in cambio di promesse che restano in vigore, per usare un termine giuridico, poche settimane. Poi vengono tre volte la l’ennesimo polemica. Basta guardare il governo Meloni. Ci scanniamo dalla mattina alla sera sulle parole pronunciate da Giovanni Donzelli in Parlamento. Certamente sgrammaticate per un parlamentare ma assolutamente ininfluenti dal punto di vista pratico sul futuro della lotta alla mafia in questo Paese, la stessa lotta che ha lasciato libero e bello Matteo Messina Denaro per trent’anni mentre si sollazzava nella sua Sicilia fra amanti, Viagra, cene di lusso, autisti, soldi. Figuriamoci se quattro parole in più di un ragazzotto possono aiutarci o ferirci nella nostra lotta incontrastata al male. E ancora litighiamo per il pieno della benzina. Senza renderci conto che litigare per questo significa ammettere che nel nostro Paese le famiglie a cui dovevamo affidare la garanzia di un futuro, per chiedere loro in cambio un grande impegno al servizio del Paese, non riescono nemmeno a fare benzina per andare a fare una scampagnata fuori porta. Un Paese che sta messo così può mostrare tutte le statistiche che vuole, può mandare i giornalisti prezzolati in televisione a celebrare chissà quale momento dell’economia che verrà, può vestirsi di che colori vuole e attaccare chi la pensa diversamente da lui. Tanto verrà il futuro. Tanto verrà domani. Tanto le persone capiranno che questa guerra è molto più grave e pesante e onnipresente nella nostra vita di quanto ci provino quotidianamente a raccontare.


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