Le città sono insicure: i loro “padroni” sono i minorenni
Dentro lo scenario dell'aumento della criminalità, i minori compaiono sempre più spesso tra gli autori dei reati più gravi
Città insicure, minorenni protagonisti della criminalità quotidiana. L’aumento della criminalità in Italia non è più solo una sensazione: i dossier e i numeri lo confermano e la cronaca lo racconta in modo crudele.
Città insicure
Emergono una ripresa delle denunce e una crescita dei reati di strada, un fenomeno che colpisce sia i grandi centri che le periferie. Le città sono insicure, vi spadroneggiano i minorenni.
L’ultimo Indice della criminalità del Sole 24 Ore fotografa una situazione precisa: i reati in Italia tornano a crescere. Nel confronto annuale, le denunce aumentano di circa +3,8%.
Le città metropolitane concentrano quasi un terzo dei reati denunciati nel Paese. Milano si conferma in testa alla classifica con oltre 7mila reati denunciati ogni 100 mila abitanti, un valore che la distacca in modo netto dal resto del territorio.
Roma occupa il secondo posto, mentre Firenze segue a breve distanza. Napoli rimane nella fascia alta della classifica, con un’incidenza significativa di rapine, furti con scippo e aggressioni.
Un trend stabile
Non è un picco improvviso, ma un trend ormai stabile. I reati predatori tornano ai livelli pre-pandemici, e tutte le principali città registrano aumenti nelle denunce per violenza nelle zone della movida e del trasporto pubblico.
Il fenomeno riguarda soprattutto i centri urbani ad alta densità, i quartieri dove si incrociano turismo, lavoro, marginalità e assenza di luoghi di mediazione sociale.
Dentro questo scenario emerge un dato che colpisce magistrati, educatori e forze dell’ordine: i minori compaiono sempre più spesso tra gli autori dei reati più gravi.
Il Dipartimento per la Giustizia Minorile segnala una crescita costante negli ultimi tre anni. I procedimenti che riguardano gli under 18 aumentano di circa il 15% rispetto al periodo pre-pandemico.
Le rapine compiute dai minori crescono di oltre il 20%, mentre le lesioni e le aggressioni di gruppo mostrano un aumento significativo soprattutto nelle aree metropolitane del Nord. Nelle fasce di età degli adolescenti, tra 14 e 17 anni, cresce soprattutto la loro presenza nel protagonismo dei reati violenti: rapine +22%, lesioni +18%, con un picco nelle aree metropolitane del Nord e del Centro.
La cronaca quotidiana
La cronaca quotidiana è lo specchio di questo trend. Un fenomeno, ovviamente, non nuovo. L’Istat, cinque anni fa, registrava che in Italia, ogni anno circa 31mila minorenni entrano in contatto con la giustizia penale come indagati o imputati.
Negli ultimi giorni, però, alcune vicende hanno reso questo quadro ancora più evidente. A Napoli, un diciottenne è morto dopo una lite esplosa in strada tra coetanei. Con la tensione che si è trasformata in violenza in pochi istanti. Una dinamica che rientra nella categoria delle contese tra gruppi giovanili che controllano zone precise dei quartieri, dove la disponibilità di armi e la velocità del conflitto cancellano qualsiasi mediazione.
A Torino, nella notte di Halloween, un quindicenne è finito nel fiume Dora dopo un pestaggio. Il gruppo autore dell’aggressione aveva organizzato l’incontro attraverso messaggi tra adolescenti. L’episodio mostra una dinamica di umiliazione pubblica, favorita dai filmati. Una violenza che non nasce da un movente economico, ma da logiche interne al gruppo: supremazia, intimidazione, spettacolarizzazione del gesto efferato.
Le Procure minorili osservatorio del fenomeno
A Milano, la Procura minorile è un osservatorio fondamentale di questo fenomeno. Le risse organizzate attraverso chat private si spostano dalle periferie alle zone centrali. I gruppi non seguono strutture rigide come le gang tradizionali: si formano per amicizie, quartieri contigui, scuole vicine.
Il coltello diventa un oggetto presente in molti di questi episodi. Non si tratta di armi da fuoco diffuse in modo sistematico, ma di lame ottenute facilmente, spesso acquistate online.
Le Procure minorili non parlano più di episodi isolati. Proprio uno studio della Procura minorile di Milano, incentrato su ciò che emerge dai fascicoli del periodo dal 2022 al 2023, mostra una forte diffusione di coltelli a lama lunga, portati nei luoghi di ritrovo come elemento identitario del gruppo.
Crew ove non esiste una struttura rigida come quella delle gang tradizionali, ma una rete fluida di adolescenti che si riconoscono attraverso scuole, quartieri e soprattutto chat private. Le risse vengono fissate come appuntamenti, a volte con messaggi circolati poche ore prima dell’incontro. Così – con questi minorenni – le città diventano insicure.
Lo spettacolo del crimine sui social
Questo aspetto ritorna in tutto il materiale raccolto dalle Procure minorili negli ultimi anni: i ragazzi agiscono davanti a un pubblico immaginato, non davanti a chi hanno di fronte. Il conflitto non riguarda l’aspirazione al predominio di una zona fisica, ma il riconoscimento sociale all’interno della propria cerchia. In molti fascicoli compaiono schermate di chat dove i partecipanti valutano non l’azione ma il risultato in termini di visualizzazioni sui social.
Il fenomeno non riguarda solo la violenza fisica. Crescono anche estorsioni tra pari, con richieste di piccole somme di denaro, spesso 10 o 20 euro, ripetute e giustificate come “prestiti”. Le vittime denunciano tardi, dopo settimane o mesi. In diversi casi le famiglie scoprono il problema solo quando la scuola segnala assenze o comportamenti anomali.
In questo scenario, i numeri non descrivono un’emergenza improvvisa, ma un cambiamento nelle forme del conflitto tra adolescenti. Le città lo vedono nelle piazze e nei sottopassi, le Procure nelle cartelle dei fascicoli, le scuole nei corridoi. La violenza non è continua, ma intermittente, non ha capi, non costruisce gerarchie stabili: appare, si dissolve, riemerge. E finisce in cronaca.
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