Editoriale

LE DEMOCRAZIE IN MINORANZA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Se poi la democrazia muta la sua natura e fonda il suo potere sulle minoranze, è evidente che qualcosa di nuovo potrà accadere nel sistema politico italiano, perché la vittoria di Giorgia Meloni è ampia, così come la sconfitta della sinistra nelle sue tre nature: quella ortodossa del Pd, quella dei 5 Stelle in modalità rivoluzionaria, quella di un Terzo polo attraente ma troppo ambiguo per pesare nelle urne si fondano sulla minoranza degli italiani. E benché sia legittimo dal punto di vista delle leggi, comincia a diventare insufficiente dal punto di vista della rappresentanza politica del Paese. Gli effetti di questo abbandono della scelta democratica da parte di milioni di italiani non si possono limitare alla considerazione che i cittadini sono delusi. La delusione non è permanente, é un sentimento transitorio, mentre il fenomeno a cui noi assistiamo ha origini ormai antiche. Nel senso che sono anni che il processo di delegittimazione del voto passa attraverso il calo lento ma inesorabile dell’affluenza. E così come l’antipolitica connotò la fine della prima Repubblica introducendo un virus dentro il sistema che divenne politica a sua volta, é proprio da quello sconvolgente sconquasso di un sistema apparentemente irremovibile, quello dei partiti tradizionali, che derivano oggi quelli che sono diventati i partiti più antichi d’Italia: la Lega Nord per prima, il Pd pur più giovane, evoluzione di una sinistra sempre fatta sistema. E’ immaginabile che la democrazia delle minoranze stia generando nella silenziosa maggioranza arrabbiata, sconvolta dall’inefficienza dei governi incapaci di incidere davvero sui problemi della vita quotidiana, il terreno fertile di quel seme che improvvisamente, non sappiamo bene quando, si manifesterà come la nuova antipolitica del tempo moderno. Un po’ quello che avvenne a cavallo del 2010, prima delle elezioni politiche di due anni dopo, quando in Italia si percepiva l’esistenza di una rabbia diffusa che lentamente appariva all’interno di uno schema democratico che faceva fatica ad identificarne i protagonisti. Furono le elezioni che improvvisamente svelarono al paese l’esistenza del primo partito italiano di Pochi anni dopo, col Movimento 5 Stelle che cavalcò quest’onda e improvvisamente emerse. Anche lui da devianza divenne poi Accademia e perse quella connotazione di profondo sconvolgimento del sistema, appiattendosi alla storia e all’iperbole dei partiti tradizionali. Con vittorie e sconfitte politiche che non segnano più la storia ma solo la maggioranza istantanea. Comprendere chi sarà il protagonista di questa stagione è impossibile. Ma certamente, se guardiamo indietro, gli indizi che qualcosa di analogo stia avvenendo intorno a noi, in mezzo a noi, cominciano a essere molti. L’affluenza che cala, anzi crolla, è il termometro di questo disagio. L’apparente confusione di valori tra destra e sinistra, che sembrano essersi scambiate i popoli di riferimento, é la radiografia del malore del sistema democratico. Una mobilità che non si registrava così forte da decenni, segno che c’è una parte del Paese che si rivolge altrove rispetto al sistema tradizionale, di cui ormai fanno parte anche i movimenti che fino a pochi mesi fa erano considerati rivoluzionari. Quale potrebbe essere l’antidoto per evitare che per la terza volta in tre decenni un fenomeno sottovalutato dalla politica tradizionale possa emergere e sconvolgerla? L’unica strada sembra quella di una presa di coscienza interna alle classi dirigenti del sistema politico attuale. Anche se la storia ormai già vista, e ingiallita, dell’ennesimo congresso del Pd che si richiude su se stesso e parla soltanto ai dirigenti che già esistono sembra dirci che anche stavolta il sistema partitico si sente più forte del fenomeno sociale che dovrebbe interpretare, prevedere e combattere. Un segno negativo che si mescola ad altri segni che ogni giorno mostrano i cittadini più distanti dal Palazzo. E questa volta non è la casta a tenerli distanti. Bensì l’inefficacia della politica nel risolvere problemi quotidiani. Che nascono molto lontano, come la guerra, come la globalizzazione ma che ormai entrano nelle case di tutti gli italiani ogni giorno.

Torna alle notizie in home