Politica

Le differenti reazioni ai casi Forti, Salis e Toti-Intervista a Chiara Tenerini

di Giuseppe Ariola -

Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia


Forti, Salis e Toti: tre casi giudiziari, estremamente differenti tra loro, che hanno destato reazioni altrettanto diverse, alcune delle quali eccessive e dettate da una certa strumentalità. Ne abbiamo parlato con la deputata di Forza Italia Chiara Tenerini.

Il rientro di Chico Forti è stato salutato come un successo, ma c’è chi polemizza…

Al di là del fatto che la vicenda di Chico Forti presenta luci e ombre inquietanti e, quindi, sulla sua colpevolezza o meno si apre almeno un ragionevole dubbio, il governo e la diplomazia sono stati efficienti su questo come su altri casi. Come tutti gli italiani detenuti all’estero, anche Forti aveva il diritto di ritornare in patria. Non comprendo l’atteggiamento estremamente giustizialista di certa stampa e di certa sinistra che strumentalizzano l’azione del governo e della premier Meloni. Non è un atteggiamento patriottico e non fa il bene dell’Italia e degli italiani.

Anche il governo Conte si era occupato della vicenda.

Di Maio annunciò delle interlocuzioni in corso per innescare il rientro di Chico Forti. Poi nulla si è mosso, ma questo dimostra come, giustamente e legittimamente, anche governi di diverso colore si erano interessati alla questione. Mettendo da parte la partigianeria tra innocentisti e colpevolisti, anche qualora Forti fosse colpevole, ha scontato 24 anni in un carcere di massima sicurezza e torna in Italia non da uomo libero, ma da detenuto. Tanto che è stato condotto a Rebibbia e poi a Verona in modo che possa finalmente salutare l’anziana madre. Non mi pare sia stato violato alcun principio di giustizia.

Perché le reazioni al caso Salis sono state differenti?

È la dimostrazione del doppiopesismo di certa sinistra che ha ripetutamente chiesto in Parlamento informative del ministro Tajani e della stessa presidente del Consiglio sul caso Salis, ma poi si indigna se il governo si muove per riportare a casa un cittadino italiano e se la premier Meloni lo va ad accogliere. A me sembra doveroso che chi guida l’Italia e ha compiuto questa legittima operazione vada ad accogliere un connazionale che rientra in patria dopo tanti anni e tante battaglie.

In governo è stato accusato di aver fatto poco o nulla.

Il governo a determinati livelli si muove sottotraccia, così è stato sia per il caso Salis che per quello Forti. Le interlocuzioni sono costanti ma silenziose. Sul caso Salis c’è stata la solita strumentalizzazione della sinistra, perché i contatti avviati dalla Farnesina sono stati innumerevoli rispetto a tutte le richieste relative alla detenuta Salis, dagli spostamenti di cella all’invio di materiale, passando per la puntuale verifica delle condizioni carcerarie. Niente è stato tralasciato. Sui domiciliari in Italia, è chiaro che non si possono forzare le procedure giuridiche di un altro stato. La richiesta di scontarli nel suo paese può essere avanzata solo in un secondo momento.

C’entra qualcosa la candidatura alle europee?

Se fosse una strategia da campagna elettorale sarebbe poco edificante, non sarebbe un esempio di buona politica. Non è affidandosi al caso pubblico di turno che dovrebbero decidersi le candidature. Purtroppo, c’è la tendenza a cavalcare l’onda mediatica per trasformarla in facile consenso.

Abbiamo parlato di due casi che riguardano detenuti all’estero. Cosa pensa invece di quello Toti?

Rispetto a fatti di 4 anni fa, il sospetto che l’inchiesta sia un po’ a orologeria c’è. Come abbiamo riscontrato diverse volte in Italia, certa magistratura segue percorsi che hanno anche altri scopi oltre a quelli giudiziari. Toti è solo indagato, deve valere il principio della presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio. Spesso ce lo dimentichiamo, ma a fasi alterne. Per qualcuno siamo pronti a chiudere gli occhi o a gridare allo scandalo se si chiedono approfondimenti come nel caso di Emiliano in Puglia. Poi, però, ci si scaglia contro il primo indagato di parte politica avversa e se ne chiedono addirittura le dimissioni. Anche nella divulgazione di certe notizie c’è un sistema che di certo non rende giustizia, sbilanciato verso un approccio ideologico e di utilizzo mediatico. Dispiace leggere titoli come quello del Fatto quotidiano su Chico Forti che lascia intravedere un accanimento nei confronti di una persona che certamente in 24 anni ha sofferto moltissimo, che sia innocente o colpevole. Ho rivisto quei titoli tesi a infangare il presidente Berlusconi, in modo anche gratuito e in situazioni non pertinenti, come avvenuto in occasione della sua scomparsa. A volte non ci si ferma proprio di fronte a nulla, neanche davanti a un valore come il rispetto della dignità umana.


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