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Esteri

Le donne dimenticate di Gaza: tra violenze, rovine e inondazioni

Delegazioni di Egitto, Qatar e Turchia si sono incontrate al Cairo per discutere l'attuazione della seconda fase dell'accordo di pace

di Ernesto Ferrante -


Le donne palestinesi hanno pagato un prezzo altissimo per il conflitto a Gaza e l’occupazione illegale della Cisgiordania da parte di Israele. Oxfam ha denunciato in un nuovo rapporto, pubblicato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’inerzia della comunità internazionale e delle Nazioni Unite. Le detenute palestinesi sono state vittime di abusi sistematici, sessuali e di genere, che, stando alle indagini dell’Onu, potrebbero costituire crimini di guerra e contro l’umanità.

Erdogan denuncia le sofferenze delle donne di Gaza

Ankara ha parlato apertamente di doppio standard. “La barbarie nei confronti delle donne palestinesi di Gaza non ha ricevuto la risposta che meritava, come abbiamo visto negli ultimi due anni”, ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Anche questa volta l’identità della vittima e dell’aggressore ha determinato il tono della reazione”, ha aggiunto Erdogan, citato dall’agenzia di stampa Anadolu.

L’urgenza di nuove tende a Gaza

Le tende di migliaia di palestinesi sono state sommerse dalle inondazioni provocate dalle forti piogge cadute nell’ultima settimana. Alcune sono state completamente spazzate via quando l’acqua ha raggiunto 40-50 centimetri in diverse zone dell’enclave costiera. Un ospedale da campo ha dovuto sospendere le operazioni. Amjad al Shawa, responsabile della Rete delle Ong palestinesi, ha sottolineato l’urgente bisogno di almeno 300.000 nuove tende per ospitare circa 1,5 milioni di persone ancora sfollate. Le operazioni militari dello Stato ebraico hanno causato la distruzione totale o parziale del 92% degli edifici residenziali nella Striscia.

Il collasso economico nella Striscia

I due anni di guerra a Gaza e le restrizioni già vigenti hanno innescato “la più grave crisi economica mai registrata”. Nel report “Sviluppi nell’economia del Territorio Palestinese Occupato” redatto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (Unctad), si legge che “l’intera popolazione è sprofondata in una povertà multidimensionale” mentre “la Cisgiordania sta attraversando la più grave recessione economica mai registrata, causata da una maggiore insicurezza, restrizioni alla circolazione e all’accesso e dalla perdita di opportunità produttive in tutti i settori dell’economia”.

L’agenzia Onu ha evidenziato che “alla fine del 2024, il Pil palestinese è tornato al livello del 2010, mentre il Pil pro capite è tornato a quello del 2003, cancellando 22 anni di progressi nello sviluppo in meno di due anni”. Il costo della ricostruzione è stato stimato in oltre 70 miliardi di dollari. Occorre un piano di ripresa globale con assistenza internazionale coordinata, ripristino dei trasferimenti fiscali e delle misure per allentare le restrizioni al commercio, alla circolazione e agli investimenti.

Sono ancora due i corpi che Hamas deve restituire

Una persona è stata uccisa dal fuoco delle Idf a Bani Suheila, a est di Khan Younis. Israele ha ricevuto, tramite la Croce Rossa, la bara con un ostaggio deceduto, che è stata consegnata ai militari all’interno della Striscia. A riferirlo è stato l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. Sono ancora due i corpi che Hamas deve restituire in base all’accordo di cessate il fuoco.

Delegazioni di Egitto, Qatar e Turchia si sono incontrate al Cairo per discutere l’attuazione della seconda fase dell’accordo previsto nell’ambito del piano di pace di Donald Trump. Alla riunione hanno partecipato i capi dei servizi segreti egiziano e turco, insieme al primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani.

Il versante libanese

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti ha chiesto che vengano avviate indagini “imparziali e rapide” sui raid aerei condotti dall’aviazione israeliana su obiettivi nel sud del Libano che comportano possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti, prima e dopo il cessate il fuoco. Sono almeno 127 i civili uccisi nei bombardamenti israeliani nel Paese dei Cedri. Il numero include solo i decessi verificati.

“A quasi un anno dal cessate il fuoco concordato tra Libano e Israele, continuiamo ad assistere a crescenti attacchi da parte dell’esercito israeliano, che hanno causato l’uccisione di civili e la distruzione di obiettivi civili in Libano, insieme alle allarmanti minacce di un’offensiva più ampia e intensificata”, ha affermato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Per il primo ministro Nawaf Salam, il Libano è “in uno stato di guerra unilaterale”. Beirut continua a invocare il sostegno internazionale per fare pressione su Israele.


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