Cultura & Spettacolo

Le guerre delle donne

di Alberto Filippi -


Un libro di Emanuela Zuccalà

Trenta donne, trenta voci dall’Africa al Brasile, fino all’Europa. Unite nel “NO” a ingiustizie e violenza, in un intreccio di reportage e “colloquio intimo”. A raccontare queste storie è Emanuela Zuccalà nel libro “Le guerre delle donne” (Ed. Infinito), con prefazione di Emma Bonino e postfazione di Renata Ferri. Storie che toccano i nodi più importanti dei diritti femminili violati, delineando ritratti da non dimenticare. Per Emma Bonino, la violenza contro le donne è un ostacolo enorme nel raggiungimento di “pace, sicurezza e benessere comuni, e la strada per cambiare realmente e concretamente la vita di donne e ragazze è ancora tutta in salita”. Emanuela Zuccalà ha raccolto le testimonianze di donne provenienti dalle zone più devastata del nostro Mondo: l’abito bianco di Hope che cancella la sua schiavitù; gli occhi allungati di Agnese che fendono le tenebre di un conflitto cruento; il grido di Lucy che abbatte l’omertà su un crimine. Altri nomi e altre storie: quella di Elghalia sulla tragedia infinita del popolo saharawi; oppure quella di Maria da Penha che, paralizzata dai colpi della pistola di suo marito, è stata capace di muovere le coscienze, cambiare la legislazione brasiliana e dare il suo nome a una legge contro la violenza sulle donne. Poi troviamo le storie di Fanny, Janet, Lucica, Solange, senza dimenticare le altre, al centro di questo “affresco” crudo, in cui ogni voce (ogni racconto) è una parte dell’opera. “Sono convinta – scrive l’Autrice – che una storia individuale, un volto da riconoscere o immaginare, possono fare presa sui lettori più di tanti, seppure scioccanti, report statistici”. E per fare presa, l’Autrice non intende provocare sensazionalismo; bensì l’esatto opposto: comprensione, riflessione, curiosità di approfondire e, nel finale, empatia. Emanuela Zuccalà è giornalista, scrittrice e regista. Tra i suoi libri, tradotti in varie lingue: “Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre, testimone della Shoah”, “Donne che vorresti conoscere”.


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