Esteri

Le quattro città chiave che potrebbero “bastare” a Putin

La situazione militare in Ucraina è in fase di stallo e la guerra rischia di prolungarsi per mesi. Per questo lo Zar potrebbe accontentarsi di conquistare i quattro centri strategici nell’est del Paese che gli assicurerebbero il controllo sul Donbass.

di Davide Romano -


Da quando oltre un mese fa la Russia ha annunciato il cambio di strategia nella guerra in Ucraina, con il ritiro da Kiev e l’arretramento dalle zone di Sumy e Kharkiv, le operazioni principali si sono spostate a est. Una linea del fronte, quella in Donbass, lunga quasi 500 chilometri, dove i russi avanzano lentamente, nonostante la concentrazione degli sforzi principali proprio in questa zona. Secondo quanto trapela da fonti vicine a Mosca infatti, la conquista in questa regione dei quattro centri principali Lysychansk, Severodonetsk, Sloviansk e Kramatorsk, che garantirebbe l’annessione della quasi totalità del territorio degli oblast di Donetsk e Lugansk, mettendo il Donbass in continuità geografica con la penisola di Crimea, consentirebbe a Putin di dichiarare una vittoria (o almeno un cessate il fuoco unilaterale) che darebbe un senso all’”operazione militare speciale” iniziata lo scorso 24 febbraio.

La conquista delle quattro città principali del Donbass ancora in mano agli ucraini è un obiettivo realistico ma non immediato. La situazione al giorno numero 78 di guerra è di uno stallo sostanziale. Un passo indietro e uno avanti. Infatti mentre gli ucraini annunciano la riconquista di quattro villaggi nella zona di Kharkiv contemporaneamente si ritirano da Popasna, città di 20 mila abitanti del Donbass a metà tra Lugansk e Kramatorsk. Il fronte di Kharkiv è strettamente legato a quello del Donbass, visto che un’avanzata ucraina permetterebbe delle nuove incursioni in territorio russo in direzione di Belgorod, costringendo Mosca a distogliere delle truppe da sud. Senza contare che le forze di Kiev potrebbero decidere di dirigersi in direzione Izjum, città strategica al confine tra il distretto di Kharkiv e quello di Donetsk, rallentando ulteriormente le operazioni russe in Donbass.

In tutto questo l’attenzione mediatica è ancora concentrata sull’acciaieria Azovstal di Mariupol, ma la resistenza del reggimento Azov non riveste più alcun valore militare (la città è di fatto in mano alle forze russe) ma solo sotto il profilo simbolico e propagandistico. Sul fronte meridionale i russi tengono le posizioni e avanzano lentamente: questa notte sono stati effettuati intensi bombardamenti nel distretto di Kryvyi Rih e nella regione di Dnipropetrovsk con l’obiettivo di rafforzare le posizioni acquisite sulla sponda occidentale del fiume Dnepr. Negli ultimi giorni sono proseguiti i bombardamenti su Odessa, ma al momento appare difficile ipotizzare un’avanzata russa nella regione che de facto impedirebbe all’Ucraina l’accesso al Mar Nero e unirebbe il fronte russo meridionale con la Transnistria. Più probabile che gli sforzi di Mosca sul fronte meridionale siano volti a tenere impegnate gli ucraini nell’ottica di proseguire con l’avanzata nel Donbass.


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