Attualità

Le tute spaziali per la missione (simulata) su Marte sono made in Italy

di Alberto Filippi -


Una tuta spaziale di simulazione analoga, interamente progettata e ingegnerizzata in Italia da un team di eccellenze del settore tessile guidate e coordinate da RadiciGroup, azienda con sede a Gandino (BG) leader mondiale nelle soluzioni tessili avanzate, sarà indossata dai 6 astronauti “analoghi” – che svolgono in ambienti terrestri missioni simili a quelle su altri pianeti – che dal 10 al 23 aprile saranno protagonisti della missione Space Medicine Operations (SMOPS), promossa e organizzata da Mars Planet, sezione italiana di Mars Society, con il patrocinio dell’Agenzia spaziale italiana.

Gli ingegneri spaziali Paolo Guardabasso e Simone Partenostro, l’architetto spaziale Vittorio Netti, il Ceo di D-Orbit Luca Rossettini, il ricercatore francese Benjamin Pothier e il medico canadese Nadia Maarouf per due settimane vivranno nella Mars Desert Research Station (MDRS) costruita nel 2001 nel deserto dello Utah (Usa) simulando, nella 245° missione MDRS, le condizioni di vita e lavoro su Marte, per testare la validità delle soluzioni messe a punto per realizzare l’abbigliamento tecnico e condurre una serie di esperimenti per comprendere meglio gli effetti sull’organismo delle condizioni estreme a cui saranno esposti gli astronauti nelle future missioni su Marte.

“Se non risolviamo i problemi legati agli effetti che microgravità e radiazioni hanno sull’organismo umano non possiamo pensare all’esplorazione umana dello spazio”, ha detto Antonio Del Mastro, presidente Mars Planet, Italian Mars Society, nel corso della conferenza stampa di presentazione della tuta analoga. Le missioni sulla terra consentono di simulare solo alcune condizioni marziane – non le radiazioni ad esempio – ma si tratta comunque di sperimentazioni a basso costo in grado di fornire dati scientifici rilevanti. “La collaborazione con RadiciGroup per questo progetto – ha spiegato Del Mastro – è stata non solo occasione per realizzare i primi prototipi di tuta di simulazione analoga, ma ha consentito di contaminare le nostre rispettive competenze, in campo spaziale e tessile, nel tentativo di creare un valore aggiunto particolare. L’auspicio è che altre aziende dell’ecosistema industriale di Bergamo e Lombardia possano avvicinarsi al settore spaziale con la stessa sensibilità di RadiciGroup, al fine di costituire in tempi brevi un comparto locale del settore spazio”.

“L’obiettivo di SMOPS – ha spiegato l’ingegnere aerospaziale Paolo Guardabasso, DOME TEAM, membro della missione SMOPS, PI tuta di simulazione – è testare le tecnologie, verificare quindi la stabilità e l’ergonomia della tuta e poi raccogliere dati scientifici ottenuti dagli esperimenti condotti sulla salute”. “Durante la nostra permanenza dovremo rispettare un protocollo ben definito in base al quale ad esempio non potremo mai uscire dalla stazione senza tuta e zaino”, le comunicazioni con l’esterno rispetteranno il ritardo nelle comunicazioni con Marte, i pasti saranno a base di cibi liofilizzati a lunga conservazione.

“In questa missione – ha detto Filippo Servalli di Radici InNova, la società di Ricerca e Innovazione di RadiciGroup – abbiamo potuto mettere a frutto le competenze relative allo sviluppo di indumenti per la protezione individuale (DPI) acquisite durante la pandemia e poi applicate al settore industriale, portandole ad un livello superiore”. “Partecipando a SMOPS – ha aggiunto – RadiciGroup e le altre aziende tessili che abbiamo coinvolto nel progetto hanno potuto avvicinarsi a un settore di frontiera come quello aerospaziale, rafforzando e ampliando il proprio know how e sperimentando soluzioni innovative che potranno poi avere applicazioni in ambito business, ad esempio nel settore biomedico o dove siano richiesti elevati standard di sicurezza”. Un esempio di space economy, dove tecnologie spaziali aprono la via ad applicazioni terrestri.

Per SMOPS sono stati realizzati tre capi tecnici, caratterizzati da elevati standard in termini di benessere, comfort e performance, che permetteranno agli astronauti analoghi di muoversi agevolmente e in sicurezza all’esterno della stazione base con l’ausilio di sistemi avanzati di controllo, monitoraggio e comunicazione.


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