Attualità

Le Uova di Pasqua dell’AIL

di Redazione -


 

Il Presidente Nazionale AIL Sergio Amadori: “Aiutateci, se potete, così salviamo insieme la ricerca”

Da 26 anni, vecchia tradizione ormai per milioni di italiani, eravamo abituati a trovare sulle nostre piazze e per le strade, in qualunque paese d’Italia fossimo, le classiche Uova di Pasqua dell’Associazione Italiana Leucemie. Erano le famose “Uova della ricerca contro il cancro”, lo sapevano persino i bambini che il ricavato della loro vendita andava al mondo di chi lotta contro la leucemia, e questo rendeva queste uova ancora più buone e più preziose di tanti altri prodotti simili presenti sul mercato. Ma l’Emergenza Coronavirus questa volta ha bloccato anche loro, e la loro vendita al pubblico. Chiusi in casa come siamo in questi giorni le uova non si venderebbero a nessuno, e allora l’AIL si è adeguata ai tempi e ha scelto di cambiare programma. Niente uova di Pasqua dunque sulle nostre piazze, ma se cerchiamo le Uova dell’AIL non abbiamo che da chiedere quale è la sezione dell’AIL più vicina a casa notra e donare un’offerta per tutto ciò che l’AIL di bello e di buono va facendo da sempre in difesa dei malati oncologici. Sergio Amadori Presidente Nazionale AIL e Professore Onorario di Ematologia all’ Università Tor Vergata di Roma racconta così il dramma intimo che l’AIL vive in queste settimane e in questi giorni: “In questo momento di grande difficoltà per l’Italia sento l’esigenza e il dovere di esprimere la mia solidarietà e vicinanza a tutte le persone che sono state contagiate dal Coronavirus, che si trovano nei reparti di terapia intensiva. Tra questi un pensiero particolare va a quei pazienti che, oltre al COVID-19, stanno combattendo anche leucemie, linfomi e mieloma, una battaglia su due fronti estenuante. Non siete soli, perché AIL è al vostro fianco”. Il grande clinico italiano va ancora oltre, e dice: Voglio poi ringraziare con il cuore tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari: è solo grazie a voi se le nostre speranze sono ancora accese e se tante persone riescono a guarire. State mettendo a rischio la vostra stessa salute per non lasciare nessuno indietro, soprattutto i più fragili di fronte all’emergenza: anziani, immunodepressi, malati oncologici ed ematologici, trapiantati. È un lavoro di inestimabile valore, a livello medico ed umano”. Il clima generale è davvero pesante, e l’analisi che ne fa il professore Amadori è impietosa: “La situazione oggi è molto complessa, molti ospedali e reparti, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, sono in forte stress ed è nostro dovere non abbandonarli proprio ora che hanno più bisogno del nostro sostegno. AIL, grazie al lavoro instancabile delle sue 81 sezioni provinciali, è presente in 116 centri ematologici in 18 regioni d’Italia e lo fa con particolare impegno durante l’emergenza Coronavirus, per garantire a tutti le cure e l’assistenza necessarie. Ma per continuare a farlo è necessario anche l’aiuto di tutti voi”. Ma l’impegno dell’AIL non verrà mai meno, assicura quest’angelo in camice bianco: “AIL sta attivando tutta la sua rete di professionisti ed impiegando tutte le sue energie per essere presente dove c’è bisogno. Vi chiedo quindi, oggi più che mai, di essere al nostro fianco, di aiutarci per non lasciare medici, infermieri, pazienti da soli a combattere l’emergenza. Perché solo con il contributo di tutti possiamo continuare a fare ciò che sappiamo fare meglio: garantire le cure e l’assistenza migliori ai pazienti”. Molti non lo sanno, ma dentro un Uovo di Pasqua AIL c’è molto di più di una semplice sorpresa. C’è il sostegno alla Ricerca e ad oltre 200 studi scientifici ogni anno, il finanziamento a 116 Centri Ematologici in tutta Italia, l’assistenza e l’accoglienza gratuita per oltre 7500 pazienti ogni anno. Migliaia di pazienti rischiano di vedersi ridurre gli accessi a domicilio, i ricercatori e i centri Ematologici di vedersi tagliare fondi. A pagare le conseguenze non può essere chi combatte un tumore del sangue. Per questo – conclude Sergio Amadori- contiamo sul vostro aiuto, perché anche restando a casa si può salvare la ricerca. Come? Semplicissimo, contattate la sezione più vicina a voi, per avere maggiori informazioni”. Non lasciamolo solo questo grande ematologo italiano, perché dietro il suo lavoro ci sono appese migliaia di speranze e di sogni a volta impossibili. Il 29 marzo di ogni anno ci torna sempre in mente il ricordo di una ragazza romana, Patrizia, era bella come il sole, se ne è andata nello spazio di qualche mese travolta dalla leucemia, e se ne è andata in silenzio senza creare fastidio a nessuno, prima ancora che la ricerca potesse in qualche modo aiutarla. Ecco perché vale la pena di aiutare la ricerca. Facciamolo ora che è Pasqua. #iorestoacasa e dono all’AIL 

Carolina Biordi

 


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