Quello della strana coppia appare come un accanimento terapeutico sulla pelle dei francesi
Sébastien Lecornu, riconfermato premier dal presidente francese Emmanuel Macron, pronuncerà la sua dichiarazione di politica generale oggi pomeriggio all’Assemblea Nazionale. Lo ha annunciato la portavoce del nuovo governo, Maud Bregeon. I socialisti hanno chiesto che Lecornu, rimesso in sella dopo che la scorsa settimana si era dimesso, annunci la sospensione della riforma delle pensioni per evitare la censura.
Lecornu e Macron ci riprovano
Il premier francese ha ringraziato i nuovi ministri riuniti a Matignon per aver accettato l’invito ad entrare nell’esecutivo, la cui “unica missione” è “superare e oltrepassare questa crisi politica” che ha reso Parigi l’emblema della degenerazione del potere. Lecornu ha chiesto ai suoi compagni di avventura di “mettere da parte i loro ego”. Per motivi facilmente comprensibili, non ha potuto fare lo stesso con il suo sponsor all’Eliseo, il vero responsabile della crisi.
La nuova squadra al banco di prova
Il nuovo governo dal respiro corto è costituito da 34 ministri. I ministri della Giustizia, Gérald Darmanin, degli Esteri, Jean-Noel Barrot, e della Cultura, Rachida Dati, sono stati riconfermati. Il Prefetto di Polizia di Parigi, Laurent Nunez, è stato nominato al ministero dell’Interno al posto di Bruno Retaillau. Il presidente e direttore generale della Sncf, Jean-Pierre Farandu, è stato promosso ministro del Lavoro. A Roland Lescure toccherà la patata bollente dell’Economia. L’ex ministra del Lavoro Catherine Vautrin è la nuova ministra della Difesa, mentre Monique Barbut sarà titolare del ministero della Transizione ecologica e Serge Papin di quello delle piccole e medie imprese e del Turismo. Annie Genevard è la nuova ministra dell’Agricoltura. Edouard Geffray prende il posto dell’ex premier Elisabeth Borne all’Istruzione. Gli altri ministri sono: Stéphanie Rist alla Salute, Naima Moutchou all’Oltremare, Françoise Gatel al Territorio, Amélie de Montchalin ai Conti pubblici, Philippe Baptiste all’Università e la Ricerca, Marina Ferrari allo Sport, Philippe Tabarot ai Trasporti e Vincent Jeanbrun alla Città. Ci sono anche quindici ministri delegati.
Le Republicains hanno deciso di chiamarsi fuori dai giochi, impegnandosi a fornire solo “un sostegno testo per testo”. I sei ministri Lr che hanno scelto di rispondere alla chiamata di Sébastien Lecornu nonostante la decisione del partito, sono stati espulsi. “I membri Lr che hanno accettato di entrare nel governo non possono più rivendicare l’appartenenza ai Républicains”, si legge in una nota.
I sei ministri “ribelli” sono Annie Genevard (Agricoltura), Rachida Dati (Cultura), Vincent Jeanbrun (Edilizia abitativa), Philippe Tabarot (Trasporti), Sébastien Martin (Industria) e Nicolas Forissier (Francofonia).
La posizione ferma di Rn e Lfi
Il Rassemblement National ha depositato la sua mozione di censura contro il nuovo governo di Sébastien Lecornu. In precedenza, intervenendo su Tf1, il presidente di Rn Jordan Bardella ha detto che “i macronisti hanno avuto la loro occasione dal 2017. Questo governo è un gioco di sedie che non cambierà nulla di fondamentale”. Bardella aveva fatto sapere in precedenza: “Presenteremo una mozione di censura nelle prossime ore” e “voteremo una mozione anche se proviene da un altro partito politico”.
Anche La France Insoumise (LFI) all’Assemblea nazionale ha depositato la sua mozione di censura. A confermare la mossa è stata Mathilde Panot, a capo dei deputati di Lfi, su X. Panot non ha alcun dubbio: “Il Paese non ha tempo da perdere. Lecornu cadrà e Macron seguirà”.
Il patetico tentativo di Macron
Emmanuel Macron ha deciso di scaricare sugli altri le responsabilità di un disastro politico-istituzionale che è sotto gli occhi di tutti. “Le forze politiche che hanno deciso di censurare Francois Bayrou e quelle che hanno cercato di destabilizzare Sébastien Lecornu sono le uniche responsabili di questo disordine”, ha tuonato il presidente francese dalla pista dell’aeroporto di Sharm el-Sheikh, dove era arrivato per partecipare al summit di pace per Gaza. “Coloro che hanno alimentato divisioni e speculazioni non sono all’altezza del momento che la Francia sta vivendo”, ha aggiunto.
“Il messaggio che la Francia deve trasmettere è di stabilità e forza”, ha proseguito il capo dello Stato transalpino affermando di aver ascoltato “molte dichiarazioni che non sono state all’altezza degli eventi”. Secondo Macron, chi è al governo o in Parlamento deve ricordare che il suo mandato “è quello di servire, servire e servire”. In Francia hanno coniato il termine “macronia”: è l’ossessione del potere di un uomo sempre più solo al comando. Non per molto.