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Esteri

Lecornu getta la spugna, ma il vero sconfitto è Macron

Le opposizioni all'attacco dell'inquilino dell'Eliseo

di Ernesto Ferrante -


Il presidente francese Emmanuel Macron ha stabilito un nuovo record. Il suo delfino Sebastien Lecornu è stato il premier con meno giorni trascorsi a Matignon della Quinta Repubblica. Nominato da Macron il 9 settembre scorso, Lecornu non è stato capace di reggere neanche un mese all’urto della crisi politica in cui è sprofondato il Paese dalle elezioni europee del giugno del 2024. Si tratta del governo più breve dal 1958. Per trovare qualcosa di simile bisogna riavvolgere il nastro fino al 1981, con il primo governo Mauroy in carica per appena 32 giorni. Stessa durata per la squadra rabberciata di Francois Fillon, nominato primo ministro il 17 maggio 2007 da un Nicolas Sarkozy appena insediato.

Lisnard contro Macron

Il vice presidente di les Republicains (LR), il sindaco di Cannes David Lisnard, è andato dritto al punto, sottolineando che “l’interesse della Francia comanda che Emmanuel Macron programmi le sue dimissioni per preservare le istituzioni e sbloccare una situazione che rimane irrisolvibile”. L’inquilino dell’Eliseo viene ritenuto “il primo responsabile di questa situazione”.

Per Le Pen il colpevole è uno solo

Ancora più chiara e diretta è stata Marine Le Pen, capogruppo del Rassemblement National: “Emmanuel Macron non può continuare a resistere allo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Siamo arrivati a fine percorso. Non ci sono altre soluzioni. La sola decisione saggia è quella di tornare alle urne e consentire che i francesi diano una direzione al Paese”. Le Pen ha definito “una farsa” la possibilità della nomina di un nuovo premier da parte del presidente che, a suo dire, “sta resistendo in modo irrazionale e sta mettendo il Paese in una situazione terribilmente complicata”.

Melenchon vuole la destituzione del presidente

Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon ha sollecitato “l’esame immediato” della mozione per la destituzione di Macron presentata da 104 deputati.

Nel suo intervento, Sebastien Lecornu ha puntato il dito contro “il risveglio di alcuni appetiti di parte” durante il processo di formazione del governo, “non estraneo alle imminenti elezioni presidenziali”. “Bisogna sempre preferire il proprio Paese al proprio partito”, ha aggiunto riferendosi al leader dei Republicains, Bruno Retailleau, che domenica sera ha accelerato la precoce uscita di scena del premier mettendo in discussione la partecipazione del suo partito all’esecutivo appena formato. Tutti gli occhi, adesso, sono puntati su Macron. Il giochino di attirare l’attenzione sui dossier “esteri” per cercare di sviarla dalle questioni “interne” non incanta più nessuno.


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